domenica 21 aprile 2013

Superare ogni paura con la meditazione Zen

editoriale
Superare ogni paura con la meditazione Zen

Una raccolta di storie dimostra come, creando il vuoto nella mente, si possa cogliere l’armonia del tutto"101 Storie Zen" a cura di Nyogen Senzaki e Paul Reps, Adelphi, 108 pagine, 12.000 lire
Fare il vuoto nella propria mente, per lasciare che così, nello spazio liberato, irrompa l’illuminazione spirituale che consente di cogliere l’unità del tutto al di là delle appartenenze. Ma soprattutto, ottenere in tal modo la sospensione delle ansie ed delle inquietudini derivanti dall’autoimporsi delle istanze dell’individualità. La meditazione dello Zen è oggi ampiamente diffusa nel mondo occidentale, raggiungendo anche quelle realtà che maggiormente sembrerebbero contrastarla, costituite dal fluire spasmodico di una vita regolata dalla competizione economica. Ecco allora che si moltiplicano le occasioni di avvicinamento allo Zen sia pratiche, sia di ordine conoscitivo attraverso corsi, seminari e proposte editoriali. Il volume edito da Adelphi "101 storie Zen", a cura Nyogen Senzaki e Paul Reps, offre una scelta di racconti e aneddoti antichi e moderni che grazie alla specifica competenza dei curatori, l’uno giapponese e l’altro americano, consente di cogliere gli elementi significativi della tradizione Zen in relazione alla sensibilità contemporanea. Lo Zen, come ricordano gli autori, si è affermato nel Giappone verso il XIII secolo, grazie all’opera di maestri come Muju, autore dell’opera "Shasekishu", dalla quale sono tratti molti racconti riprodotti nel libro. Lo Zen rappresenta una disciplina dello spirito che anche nel nome si rifà alla precedente esperienza del "Ch’an" cinese, a sua volta derivato, grazie all’opera del maestro Bodhidarma, verso il VII secolo dalla precedente scuola indiana del "Dhiana", termine sancrito che significa "meditazione". Venne introdotto in Giappone dal monaco Ekai, proveniente dalla Cina e poi da Dogen come forma di contemplazione priva di un oggetto definito, circoscritto. Lo scopo era appunto fin dall’inizio quello di trascendere la particolarità della mente e di consentire allo spirito di porsi in sintonia con una dimensione totalizzante, in grado di operare la liberazione da ogni male. L’esercizio della mente è quindi soprattutto quello di riconoscere le contraddizioni e i limiti essenziali del mondo dell’apparenza. I paradossi e le tecniche logiche degli esercizi del metodo "koan", consentono di giungere alla libertà interiore sulla base della constatazione dell’assurdità dell’esperienza.
"È stato detto che se si ha lo Zen nella propria vita - spiegano gli autori - non si ha più nessuna paura, nessun dubbio, nessun desiderio superfluo, nessuna emozione estrema. Non si è turbati né da
atteggiamenti ingenerosi né da azioni egoistiche. Si serve l’umanità umilmente, attuando con misericordia la propria presenza in questo mondo e osservando la propria fine come petalo che cada
da un fiore". E in un racconto riportato nel libro, il tema del superamento della paura di morire viene esemplificato con il "koan" del "Mu-mon-kan", ovvero "La porta senza porta", del maestro Ekai. Un giovane medico di nome Kusuda chiede a un amico esperto di Zen di spiegargli che cosa sia. L’amico gli risponde che non è possibile dare una definizione, ma che se uno capisce lo Zen non ha più paura di morire, e lo invita a recarsi dal maestro Nan-in. Cosa che Kusuda fa. Nan-in si limita a dirgli di prendersi cura dei suoi malati, ma poi alle insistenze di Kusuda gli dà il compito di meditare sul "Mu", equivalente al "niente". Kusuda obbedisce e per due anni conduce la sua meditazione, in apparenza senza conseguire risultati, ma di fatto curando con premura e dolcezza i suoi pazienti, grazie all’acquisita serenità interiore.

http://lgxserver.uniba.it/lei/rassegna/010513d.htm

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