Te ne sei andato lasciando dentro me quella lama,
quella pericolosa lama con cui tutti mi avevano detto di non giocare.
Quella lama fredda e robusta, affilata come non mai,
oppure ero io che non l'avevo mai assaggiata.
Te ne sei andato lasciandola lì, conficcata nel mio petto,
senza alcuna pietà, senza alcun rimpianto
E io restai lì, incapace di rialzarmi, incapace di mettere una benda su quella ferita tanto grave.
Te ne sei andato così.
Mi hai lasciata lì, immobile, gelata dalla ferita crudele che avevi inflitto,
ferita indissolubile.
Avevo perso ogni speranza, ogni misera, piccola parte della mia voglia di reagire era svanita come te..
Dopo un eterno periodo di agonia però, la ferita inizio a rimarginarsi, cosa che mai mi sarei aspettata.
Iniziai di nuovo a camminare, con la lame nel petto, sì... Ma camminavo.
Cominciai a stare non dico meglio, ma un po' meno peggio.
Un bel giorno ebbi il coraggio di estrarre la lama.
Presi il coltello per quel manico, freddo come il ghiaccio di Dicembre.
Tirai prima delicatamente, poi con uno strattone.
Percepii un violento strappo dentro me, come quello che si crea nei peluche.
Osservai la lama.
Sotto il sangue, le agonie, le sofferenze e le lacrime c'era scritta una parola.
Una parola a me fino a quel momento sconosciuta.
Una parola.
La parola Amore.
Deborah Leila
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