lunedì 15 aprile 2013

EGITTO CRISI INTERNA E INTERNAZIONALE DI MUBARAK 1


CABLE 09CAIRO746 –
Postato da  il 04-03-2012 alle ore 14:27:51


Classificato da: Ambasciatore Margaret Scobey per 1.4 (b) e (d).
1. Punti chiave:
– (S/NF) Durante l’incontro del 21 aprile con il presidente dei Capi di Stato Maggiore, ammiraglio Michael Mullen, il capo dei Servizi Generali di Informazione Egiziani Omar Soliman ha spiegato che il suo obiettivo regionale centrale consiste nel combattere il radicalismo, specialmente a Gara, in Iran e in Sudan.
– (S/NF) Su Gaza, Soliman ha detto che l’Egitto deve “contrastare” i tentativi iraniani di contrabbandare armi a Gaza e “bloccare” il contrabbando di armi attraverso il territorio egiziano.
– (S/NF) Soliman ha condiviso la sua visione sulla riconciliazione palestinese e sul riportare l’Autorità Palestinese a Gaza, affermando che “Gaza, nelle mani dei radicali, non sarà mai tranquilla”.
– (S/NF) Su Iran, Soliman ha affermato che l’Egitto sta “riuscendo” a prevenire la canalizzazione iraniana di sostegno finanziario ad Hamas attraverso l’Egitto. Soliman spera che gli USA possano incoraggiare l’Iran ad abbandonare le sue ambizioni nucleari e a smettere di interferire negli affari regionali, ma ha avvertito che l’Iran “deve pagare un prezzo” per le sue azioni.
– (S/NF) L’Egitto è “molto preoccupato” per la stabilità in Sudan, ha detto Soliman, e sta concentrando gli sforzi per convincere i presidenti del Chad e del Sudan a smettere di appoggiare mutuamente gli insorti nell’altro paese e ad appoggiare i negoziati tra le fazioni e a mettere in atto l’Accordo Complessivo di Pace (CPA). L’Egitto non vuole un Sudan diviso, ha enfatizzato Soliman.
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Gaza
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2. (S/NF) Soliman ha detto che il radicalismo è stato la “spina dorsale” delle minacce alla sicurezza regionale, aggiungendo che il radicalismo a Gaza ha posto una minaccia particolarmente seria alla sicurezza nazionale dell’Egitto. Soliman ha detto che l’Egitto deve “contrastare” i tentativi dell’Iran di contrabbandare armi a Gaza e deve bloccare il contrabbando di armi attraverso il territorio egiziano. “L’Egitto è circondato dal radicalismo” ha continuato, esprimendo preoccupazione anche sull’instabilità del Sudan e della Somalia. La campagna vincente dell’Egitto contro il radicalismo negli anni ’90 ha offerto una lezione utile su come reagire ai gruppi estremisti riducendo la loro capacità di operare e di raccogliere fondi in aggiunta a come educare il popolo sui pericoli dell’estremismo. Soliman ha affermato che è rimasta solo la Fratellanza Mussulmana e che il governo egiziano continuare “a rendere difficile” la sua operatività.
3. (S/NF) “Non vogliamo incidenti come Gaza che infiammino la rabbia del pubblico” ha detto Soliman, aggiungendo che il conflitto a Gaza ha messo all’angolo i “regimi moderati (arabi)”. Per evitare un altro scoppio di violenza l’Egitto si sta concentrando sulla riconciliazione palestinese e su un duraturo cessate il fuoco tra Hamas e Israele. Qanto alla riconciliazione, ha spiegato Soliman, l’obiettivo finale consiste nel riportare l’Autorità Palestinese a Gaza, poiché “Gaza, nelle mani dei radicali, non sarà mai tranquilla”. Il problema, comunque, è che l’Autorità Palestinese non può ritornare a Gaza senza il tacito consenso di Hamas. Soliman ha detto che l’Autorità Palestinese deve tornare a Gaza prima delle elezioni palestinesi del gennaio 2010, altrimenti gli abitanti di Gaza avrà timore a votare per i moderati.
4. (S/NF) La stabilità a Gaza dipende anche dal dare al popolo una vita più “normale”, ha continuato Soliman, affermando che Israele deve essere convinto ad aprire regolarmente il confine alle attività commerciali legittime. L’attuale sistema – l’Egitto informa Israele delle spedizioni umanitarie e Israele aspetta due giorni prima di accettare o rifiutare la spedizione per il successivo trasferimento a Gaza – non soddisfa adeguatamente i bisogni della gente.
5. (S/NF) Sulla riconciliazione palestinese, Soliman ha detto di attendersi che le fazioni ritornino in Egitto il 26 aprile per discutere la sua proposta di creazione di un alto comitato composto dalle varie fazioni. Il comitato sarebbe responsabile della preparazione delle elezioni del gennaio 2010, di controllare la ricostruzione e di riformare i servizi di sicurezza a Gaza. Sulla ricostruzione, il comitato concederebbe licenze alle società qualificate per partecipare ai progetti, ma sarebbe l’Autorità Palestinese a decidere che riceve i fondi per i contratti privati e governativi. I governi arabi contribuirebbero alla riforma dei servizi di sicurezza e potrebbero localizzare l’assistenza alla sicurezza fuori dall’Egitto. Soliman dubita che Hamas sarebbe d’accordo sull’alto comitato ma dice che è importante
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far sì che Hamas e Fatah continuino a dialogare, in modo che non ricorrano alla violenza.
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Iran, Contrasto al contrabbando
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6. (S/NF) L’Iran è “molto attivo in Egitto”, ha detto Soliman. Il sostegno finanziario iraniano ad Hamas ammonta a 25 milioni di dollari al mese, ma ha detto che l’Egitto sta “riuscendo” a prevenire che il supporto finanziario arrivi a Gaza attraverso l’Egitto. L’Iran ha cercato più volte di pagare i salari dei Battaglioni al-Qassam ma l’Egitto è riuscito a evitare che i fondi arrivassero a Gaza. Soliman ha detto che il governo egiziano ha arresato una “cellula di Hezbollah” che era il primo tentativo di Hezbollah di creare una cellula in Egitto. L’Iran ha cercato anche di ingaggiare supporti dai beduini del Sinai, ha detto, al fine di agevolare il contrabbando di armi verso Gaza. Sino ad ora, ha continuato, l’Egitto ha fermato con successo il riarmamento di Hamas. Soliman ha affermato che in sei mesi, il Ministero della Difesa avrà completato la costruzione di una barriera sotterranea di acciaio lungo il confine tra Egitto e Gaza per evitare il contrabbando. Ha tuttavia avvertito che la gente troverà un’alternativa ai tunnel per contrabbandare armi, merci, persone e denaro. L’ammiraglio Mullen ha espresso apprezzamento per gli sforzi dell’Egitto nel combattere il contrabbando, aggiungendo che spera che l’Egitto non abbia scrupoli a chiedere in qualsiasi momento assistenza per ulteriore sicurezza ai confini.
7. (S/NF) L’Egitto ha “avviato un confronto con Hezbollah e l’Iran”, ha sottolineato Soliman, e “non permetteremo all’Iran di operare in Egitto.” Soliman ha detto che l’Egitto ha mandato all’Iran un messaggio chiaro circa che il fatto che se esso interferisse con l’Egitto, l’Egitto interferirebbe con l’Iran, aggiungendo che l’EGIS ha già cominciato ad arruolare agenti in Iraq e in Siria. Soliman spera che gli USA “non seguano la stessa via degli europei” riguardo ai negoziati con l’Irana e ha messo sull’avviso contro la concentrazione su un solo obiettivo alla volta, come il programma nucleare militare iraniano. Iran deve “pagare il prezzo” delle sue azioni e non deve essergli consentito di interferire negli affari regionali. “Se volete che l’Egitto collabori con voi sull’Iran, lo faremo” ha aggiunto Soliman, “Ci toglierebbe un grosso peso dalle spalle”.
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Sudan
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8. (S/NF) L’Egitto è molto preoccupato riguardo alla stabilità in Sudan, ha detto Soliman, ma chiede che gli USA siano “pazienti” con il governo sudanese a diano all’Egitto il tempo di aiutare il governo sudanese a gestire i propri problemi. Ha plaudito alla nomina dell’Inviato Speciale Gration e alle recenti dichiarazioni USA sul Sudan: 1) ripristinare le relazioni tra il presidente del Chad, Deby, e il presidente del Sudan, Bashir, e por fine all’appoggio reciproco degli insorti nei rispettivi paesi, 2) appoggiare i negoziati tra le varie fazioni in Darfur e 3) mettere in atto il CPA. Soliman ha incoraggiato una ruolo più ampio del presidente francese Sarkozy nelle mediazioni tra il Chad e il Sudan. Ha detto che il Sudan meridionale “non avverte benefici dall’unità” e che l’Egitto sta tentando di costruire un ponte sul “il divario fisiologico” tra il nord e il sud fornendo assistenza umanitaria. “L’Egitto non vuole un Sudan diviso” ha enfatizzato. L’ammiraglio Mullen ha replicato che la leadership egiziana sul Sudan è stata critica e che si aspettava un’accresciuta collaborazione tra l’Egitto e l’Inviato Speciale Gration.
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Pirateria e Somalia
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9. (S/NF) L’ammiraglio Mullen ha sottolineato che la pirateria è un crimine internazionale che necessita di una soluzione internazionale, specialmente sul sostegno ai tentativi di catturare i pirati. Gli Stati Uniti non vogliono che la Somalia diventi il prossimo porto franco per al-Qaeda dopo il Pakistan, ha insistito. Soliman ha replicato che non ci sono abbastanza navi nella regione per garantire una sicurezza adeguata contro gli attacchi dei pirati e ha raccomandato che la comunità internazionale, attraverso il Consiglio di Sicurezza dell’ONU, concentri gli sforzi contro la pirateria sulla costa somala.
10. (U) L’ammiraglio Mullen non ha avuto l’opportunità di verificare [questo dispaccio] prima della sua partenza.
SCOBEY
“Traduzione a cura di Giuseppe Volpe“

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