domenica 28 aprile 2013

BRESSANINI: SUGLI OGM UNA MONTAGNA DI PREGIUDIZI


bressaninidi REDAZIONE
Nell’ambito del dibattito sugli OGM, abbiamo raggiunto il Prof. Dario Bressanini, ricercatore presso l’Università dell’Insubria a Como, collaboratore di svariate riviste tra cui “Le Scienze” e divulgatore scientifico, che si è occupato in più occasioni dell’argomento. Il Professore ha all’attivo un libro sul tema ed è in grado, con la sua competenza di chimico e di scienziato, di comprendere e accedere alla letteratura scientifica così da far luce una volta per tutte, con la chiarezza e l’oggettività che solo la scienza sa dare, sull’argomento.
Professore, si sente parlare sempre con maggior frequenza -e talvolta a sproposito- del tema degli OGM. Spesso poi, chi ne parla non ha molte nozioni ed è facilmente influenzato dal “sentimento”. Come si potrebbe dunque presentare il tema a una platea di potenziali disinteressati, quasi “ignoranti” sull’argomento?
Innanzi tutto va detto che la percezione che hanno le persone degli ogm e dell’ingegneria genetica in generale influenza il modo con cui le persone rielaborano le informazioni che le raggiungono.
Nelle mie conferenze inizio solitamente a spiegare una cosa che dovrebbe essere patrimonio culturale di tutti: il fatto che il nostro patrimonio genetico sia costituito da un codice, il codice genetico, che è universale.
Lo stesso alfabeto che compone il nostro DNA compone il DNA di una patata o di un leone o di un lievito o di un fungo.
Questo codice serve per codificare i nostri geni. Nel genoma, l’insieme dei geni, ogni organismo ha una serie di informazioni per produrre proteine e altre sostanze.
Quel che le persone non percepiscono è che questi geni sono intercambiabili: non esiste il gene umano o della fragola o della scimmia: sono come i mattoncini del lego, possono essere usati per costruire ogni cosa.
La stragrande maggioranza dei geni sono poi comuni, perfino non tra animali comuni. Si dice spesso che noi abbiamo molti geni in comune con lo scimpanzè, ma ve ne sono molti in comune col lievito, ad esempio.
Tutti noi siamo derivanti da organismi monocellulari: tutti gli esseri viventi hanno una serie di geni in comune, è l’evoluzione darwiniana. Le nuove specie sono nate attraverso uno scambio di geni.
Un problema culturale è probabilmente che non si sia ancora digerita la teoria evoluzionistica di darwin: le specie si sono sempre scambiate geni, dalle più vicine alle più lontane.
Con l’ingegneria genetica si può ora selettivamente incrociare geni di specie anche molto diverse. Questo è utilissimo, se ci si riesce, perchè si può prendere una qualità positiva da una specie e trasferirla in un’altra, ottenendo risultati non ottenibili altrimenti.
Ciò non è diverso da quello che la natura ha sempre fatto, solo che lo si fa in modo mirato. Le specie vegetali si sono sviluppate in modo casuale per centinaia di migliaia di anni; ora invece noi riusciamo a fare dei trasferimenti genetici in modo molto più mirato e accurato. Questo fa paura, perchè le persone ancora non sanno bene come funziona.
Da che cosa deriva dunque secondo Lei questo problema? Come mai si è così restii ad accettare un qualcosa come questo?
E’ un problema generale. Perchè sia così si dovrebbe interrogare un antropologo culturale o uno psicologo. Secondo me c’è questa barriera del naturale, così com’è concepito: molte persone individuano un mondo naturale incontaminato, dove tutto è puro e perfetto, magari è stato “creato” (anche se non ci si definisce proprio “creazionisti”) e da una parte c’è il peperone, incontaminato, perfetto, e dall’altra c’è il mondo degli uomini contaminato e sporco. Quando noi andiamo a intervenire sulla natura che ci è data, si crea un danno. Questo è un pregiudizio, qualcosa che c’è dentro molte persone, e che influenza il loro modo di pensare. Ed è un atteggiamento molto moderno, il fatto che si pensi che l’uomo modifica peggiorando. Il fatto che noi dobbiamo mangiare i cibi naturali! una volta non era così: nel medioevo anzi bisognava mescolare, modificare i cibi così che fossero più adatti all’uomo, perchè non si concepiva minimamente che la natura facesse le cose appositamente per esso.
Questa idea invece antropocentrica, che la natura faccia tutto per l’uomo, è invece molto moderna.
E uno va a sbattere contro questi pregiudizi, quando dice che in natura non esiste il peperone nel bosco, o l’uva senza semi, e che tutto questo è frutto di una modifica dell’uomo.
Si può quindi dire che una “modificazione genetica” si è sempre attutata, in agricoltura, e selettivamente è nata con Mendel e i suoi piselli.
L’agricoltura l’ha sempre fatto inconsapevolmente. Quasi tutti i vegetali o gli animali non esistono così in natura: non sopravviverebbero un anno il frumento o il mais così coltivato, perchè noi l’abbiamo modificato geneticamente per essere adatto alla coltivazione, e non per vivere in modo selvatico. Lo sa anche chi ha un orto: se non si strappano le erbacce, la coltivazione non cresce.
Gli agricoltori hanno dei problemi molto reali, non fanno della filosofia, per così dire. Loro vogliono scacciare veramente i parassiti, vogliono migliorare le rese, o altre cose. Nel momento in cui gli si offre una pianta che ha una certa caratteristica, a loro non interessa come è stata ottenuta quella caratteristica: loro sanno solo che ha bisogno di meno insetticidi, o di meno acqua, e va bene così.
Ci sono piante che naturalmente resistono a determinati elementi. Questo è perchè la natura ha selezionato nel corso dei secoli casualmente. Se un agricoltore trovasse nel suo orto dal nulla una pianta che casualmente caduta lì resiste a determinati insetti, non si farebbe alcun problema.
Una delle più diffuse obiezioni agli OGM riguarda il fatto che essi, pare, siano sterili, e quindi causino enormi danni economici al contadino che ogni anno è costretto a ricomprarli. E’ vero?
Questa è una delle leggende urbane che girano e moltissime persone ne sono convinte. E non ci si pone il problema logico che se gli ogm sono sterili, com’è possibile che ci sia contemporaneamente il problema che vadano ad impollinare altre piante? Ci sono persone che si lamentano del fatto che siano sterili in un articolo, ed in un altro dicono che c’è il problema che vadano a contaminare la coltura del vicino. questo non esiste, non c’è il problema. Noi abbiamo della frutta sterile, l’uva senza semi è sterile, ma nessuno si pone il problema.
Gli ogm potrebbero anche farli sterili ma non c’è motivo perchè da tempo gli agricoltori di professione i semi li comprano ogni anno lo stesso: ci sono le aziende specializzate nel produrre ogni anno dei semi con un acerta qualità, che i contadini riconoscono e premiano. L’idea romantica del contadino che fa tutto da sè non esiste più. E pensare che le stesse aziende che vendono semi biologici producono e vendono anche semi ogm.
Quando si parla di ogm le persone pensano che ce ne sia uno solo per tipo: un solo mais ogm che soppianterà tutte le varietà che esistono. In realtà non è così! Esistono centinaia di varietà di mais adatte alle più diverse località e tipi di terreno. In ciascuna di esse è stato inserito “quel” determinato gene che le rende adatte o resistenti a un certo tipo di insetti piuttosto che ad un altro.
Non c’è una perdita di biodiversità, d’altra parte non lo vogliono neanche le aziende.
Articolo di Giacomo Conti.

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