A BOBBY LE LACRIME, AGLI ALTRI I SOLDI – BOBBY SOLO RACCONTA A MICHELE BOVI COME GLI SONO STATI SOTTRATTI PER ANNI I DIRITTI D'AUTORE MILIONARI DI “UNA LACRIMA SUL VISO”: “MI INGANNARONO, MI DISSERO CHE ERO TROPPO GIOVANE PER DEPOSITARE LA CANZONE ALLA SIAE” – IL PRESTANOME, I DEPOSITI FALSI DELLE CANZONI, IL SUO AVVOCATO MORTO AMMAZZATO COME IN UN THRILLER: “MI SALVARONO UNA DONNA INCANTEVOLE, TAMARA BARONI, I LEGALI GIORGIO ASSUMMA E VITTORIO COSTA E L’AMICO RED RONNIE” – VIDEO
https://youtu.be/fE6YDSUeY6c
Michele Bovi per Dagospia
La più bella del reame. A cavallo degli anni Sessanta e Settanta Tamara Baroni è stata l’indomabile icona sexy che incantò reggimenti di uomini oltre a venerati seduttori come Gianni Agnelli, il play-boy Gigi Rizzi, il principe Dado Ruspoli: indossatrice, modella, attrice di cinema e teatro, protagonista della dolce vita e delle cronache rosa e nera, con addirittura l’accusa assurda di essere la mandante del tentato omicidio della moglie dell’industriale del vetro Pierluigi “Bubi” Bormioli. Tamara - appurarono i magistrati dopo averla tenuta 47 giorni in carcere - era solo l’amante di Bubi, non la suggeritrice della fallita soppressione della consorte.
A quel tempo Bobby Solo era celebre, anzi la sua stella all’inizio dei Settanta tendeva a smorzarsi dopo aver brillato per almeno sette anni nel cerchio magico della musica italiana. Bobby era l’Eroe delle lacrime, ovvero il protagonista assoluto delle edizioni 1964 e 1965 del Festival di Sanremo, nella prima vendendo due milioni di dischi in tutto il mondo con Una lacrima sul viso, nella seconda piazzandosi al primo posto con Se piangi, se ridi.
bobby solo - una lacrima sul viso
Tamara Baroni entrò nella sua vita restituendogli il sorriso.
“C’era poco da stare allegri: da anni lottavo contro i mulini a vento della discografia – rivela Bobby Solo, all’anagrafe della capitale Roberto Satti, 78 primavere canterine - ero vittima di un clamoroso furto. Nel 1963 avevo composto la musica di Una lacrima sul viso, con il testo confezionato dal grande Mogol e con i nostri due crediti indicati nel bollettino pronto per essere depositato alla Società degli autori ed editori.
Subito dopo partecipai a Ribalta per Sanremo, la manifestazione organizzata da Gianni Ravera per individuare voci nuove da trascinare sul palco del festival. C’erano anche Fausto Leali, Ricky Gianco e Remo Germani. Io cantai Ora che sei già una donna, firmata da Mogol e da Iller Pattacini, musicista e direttore artistico della sezione musica leggera della Ricordi, la mia casa discografica. Ravera rimase entusiasta della mia esibizione, mi definì ‘la gallina dalle uova d’oro’ e mi inserì tra i nomi sicuri della gara sanremese.
https://youtu.be/j497wRnHXr0
Quella definizione che citava il metallo prezioso eccitò soprattutto i funzionari della Ricordi. Mi dissero: ti mandiamo a Sanremo con Una lacrima sul viso, ma sei troppo giovane per depositarla alla SIAE, va compilato un nuovo bollettino. Facciamo come per Valeria, la sfortunata incisione precedente, la firmerà al tuo posto il maestro Pattacini assieme a Mogol. Sarà poi Pattacini a versarti i profitti della vendita dei dischi trattenendo per tasse e disturbo il 25 per cento dei ricavi. Con lui sei in una botte di ferro.
In effetti, accettato il compromesso, diventai come Diogene: stavo nella botte alla ricerca dell’uomo, di Lunero - lo pseudonimo usato da Pattacini - per incassare alla fine di ogni semestre, così paga la SIAE, la mia parte di royalty. Ero stato un ingenuo, bastavano 16 anni per depositare un brano alla SIAE e io ne avevo 19. Nei due anni successivi Pattacini mi versò poco meno di cinque milioni.
Furono Daniele Pace e Mario Panzeri, gli autori di Non ho l’età per amarti, il brano di Gigliola Cinquetti che aveva vinto il Festival, a mettermi la pulce nell’orecchio: mi dissero che negli stessi due anni avevano incassato circa 130 milioni e che il mio disco sicuramente nel mondo aveva venduto almeno tre volte di più di Non ho l’età per amarti. Così feci causa a Pattacini.
Ingaggiai due avvocati romani esperti di diritto d’autore, Attolico e Caligiuri che lavoravano per la RCA Italiana, e li spedii a mie spese a Milano per confrontarsi con i funzionari della Ricordi. Tornarono con la coda tra le gambe, mi dissero che l’origine di tutte le mie grane stava in una fideiussione che non mi ero preoccupato di rinnovare. Ma nessuno mi aveva mai parlato di fideiussioni e di rinnovi obbligatori! Insomma la mia Lacrima restava, più che sul viso, sul conto corrente di Pattacini.
Mollai gli avvocati della RCA e passai i faldoni con la documentazione a un mio parente di Trieste, zio Arturo Isalberti, a sua volta avvocato abilitato a esercitare a Roma. Tragedia. Mentre andava in tribunale fu investito da un’auto guidata da un pregiudicato. Morì sul colpo e andò smarrita la borsa contenente i faldoni con i rendiconti della mia canzone. Mai più ritrovata”.
Un thriller del pop. Con un cadavere, un presunto assassino, un presunto ladro, manca la “femme fatale” per calarci in un film di Brian De Palma. “La femmina divina stava per arrivare. Senza più documenti di riferimento i giudici chiesero ai funzionari della Ricordi ragguagli precisi sugli incassi del brano. Quelli comunicarono una cifra piccina, certificata da fogliacci caserecci.
Il problema era che io non avevo più carte scritte per confutare quei numeri. Sembrava finita lì, penosamente, quando una sera spuntò lei, la donna magica. Non ero più un artista da hit parade, stavo esibendomi in una balera della provincia di Parma. Mentre cantavo fece ingresso in sala una fata in pelliccia di cincillà scortata da due Maciste dallo sguardo truce. La riconobbi: era Tamara Baroni, moglie di Iller Pattacini. Pensai: mi vogliono bastonare per via della causa. Era vero il contrario.
bobby solo - se piangi se ridi
Durante la pausa la fata allontanò i due gorilla e mi raggiunse in camerino: mio marito mi picchia e picchia anche mia figlia. Per vendicarmi ho sottratto dalla sua cassaforte i documenti relativi a Una lacrima sul viso. Ora hai le prove che la canzone è tua. Tamara Baroni stava con un altro uomo, l’industriale parmigiano Pierluigi Bormioli. E Pattacini viveva in Brasile.
Il giorno dopo corsi a Roma, mi presentai alla Società degli autori ed editori, mi ricevettero due dirigenti al sesto piano che mi scongiurarono di non suscitare uno scandalo che avrebbe nuociuto gravemente all’immagine della prestigiosa Casa Ricordi, della stessa SIAE, di tutti noi autori. Mi suggerirono alcune alternative tra le quali la nomina a socio SIAE. Accettai. Parte della documentazione e la vertenza in corso consentirono comunque all’avvocato Giorgio Assumma di esigere dalla SIAE il congelamento dei profitti del brano. Nel 1992 il mio amico editore Enrico Cardia mi avvertì che la cifra sospesa in attesa del verdetto giudiziario aveva raggiunto i 500 milioni di lire. Mentre io ero terribilmente in bolletta”.
BOBBY SOLO SE PIANGI SE RIDI SANREMO 1965
Quale giudice pronunciò la sentenza? “Red Ronnie. Ossia fu soprattutto merito suo se arrivammo a estinguere la lite. Mi aveva chiesto di regalargli un concerto in una comunità romagnola di ex tossicodipendenti. Lo feci volentieri, lo avevo fatto diverse volte anche per altri. Dopo l’esibizione andammo a cena in un ristorante, si chiamava ‘Quo Vadis?’ e lì a Red Ronnie e al suo segretario, un dinamico parrucchiere di San Pietro in Casale, raccontai le mie vicissitudini.
Spiegai che ero a corto di quattrini pur godendo di un credito potenziale di mezzo miliardo. Aggiunsi: mi accontenterei della metà pur di riuscire a intascare rapidamente il gruzzolone, ma chi lo scova più Pattacini? Il segretario-parrucchiere si dileguò alla Mandrake, tornò un’ora dopo con un contratto precompilato che stabiliva i termini dell’accordo: fifty-fifty di 500 milioni al momento della sistemazione definitiva della controversia.
BOBBY SOLO VINCITORE SANREMO 1965
Firmai incredulo e quel contratto finì il giorno seguente nelle mani dell’avvocato bolognese Vittorio Costa, il legale di Vasco Rossi e di Zucchero, mostruosamente abile e determinato. Sette giorni dopo arrivò dal Brasile Iller Pattacini, col codino e una camicia coi pappagalli colorati, e sottoscrisse il documento che riconosceva la mia paternità di Una lacrima sul viso. Mi regalò persino un amplificatore Fender Deluxe che custodiva nella sua abitazione di Barco, a mezzora da Parma. Volevo acquistarglielo e mi rispose: portalo via, è il minimo che posso fare con tutto quello che ti ho rubato. Fu la fine di un incubo”.
Da allora in avanti fiumi di soldi dalla SIAE? “Un rigagnolo. Dai cinquemila ai settemila euro ogni sei mesi, nonostante abbia depositato 389 canzoni delle quali Una lacrima sul viso resta di gran lunga la più redditizia. Mancati guadagni sempre dovuti a firme sventate su contratti col trabocchetto, della Fama edizioni, della BMG. Ultimamente mi sono affidato alla Emme Team, una società statunitense di consulenza legale che in Italia non gode di buona stampa. Anzi pessima, pure Le Iene hanno sparato a pallettoni contro quell’etichetta. Eppure la Emme Team ha rimesso in corsa i miei crediti discografici fermi dal 2012: tre mesi fa ho incassato i primi 30 mila euro. Altri pagamenti dovrebbero seguire con regolarità”.
Quella definizione che citava il metallo prezioso eccitò soprattutto i funzionari della Ricordi. Mi dissero: ti mandiamo a Sanremo con Una lacrima sul viso, ma sei troppo giovane per depositarla alla SIAE, va compilato un nuovo bollettino. Facciamo come per Valeria, la sfortunata incisione precedente, la firmerà al tuo posto il maestro Pattacini assieme a Mogol. Sarà poi Pattacini a versarti i profitti della vendita dei dischi trattenendo per tasse e disturbo il 25 per cento dei ricavi. Con lui sei in una botte di ferro.
In effetti, accettato il compromesso, diventai come Diogene: stavo nella botte alla ricerca dell’uomo, di Lunero - lo pseudonimo usato da Pattacini - per incassare alla fine di ogni semestre, così paga la SIAE, la mia parte di royalty. Ero stato un ingenuo, bastavano 16 anni per depositare un brano alla SIAE e io ne avevo 19. Nei due anni successivi Pattacini mi versò poco meno di cinque milioni.
Furono Daniele Pace e Mario Panzeri, gli autori di Non ho l’età per amarti, il brano di Gigliola Cinquetti che aveva vinto il Festival, a mettermi la pulce nell’orecchio: mi dissero che negli stessi due anni avevano incassato circa 130 milioni e che il mio disco sicuramente nel mondo aveva venduto almeno tre volte di più di Non ho l’età per amarti. Così feci causa a Pattacini.
Ingaggiai due avvocati romani esperti di diritto d’autore, Attolico e Caligiuri che lavoravano per la RCA Italiana, e li spedii a mie spese a Milano per confrontarsi con i funzionari della Ricordi. Tornarono con la coda tra le gambe, mi dissero che l’origine di tutte le mie grane stava in una fideiussione che non mi ero preoccupato di rinnovare. Ma nessuno mi aveva mai parlato di fideiussioni e di rinnovi obbligatori! Insomma la mia Lacrima restava, più che sul viso, sul conto corrente di Pattacini.
Mollai gli avvocati della RCA e passai i faldoni con la documentazione a un mio parente di Trieste, zio Arturo Isalberti, a sua volta avvocato abilitato a esercitare a Roma. Tragedia. Mentre andava in tribunale fu investito da un’auto guidata da un pregiudicato. Morì sul colpo e andò smarrita la borsa contenente i faldoni con i rendiconti della mia canzone. Mai più ritrovata”.
Un thriller del pop. Con un cadavere, un presunto assassino, un presunto ladro, manca la “femme fatale” per calarci in un film di Brian De Palma. “La femmina divina stava per arrivare. Senza più documenti di riferimento i giudici chiesero ai funzionari della Ricordi ragguagli precisi sugli incassi del brano. Quelli comunicarono una cifra piccina, certificata da fogliacci caserecci.
Il problema era che io non avevo più carte scritte per confutare quei numeri. Sembrava finita lì, penosamente, quando una sera spuntò lei, la donna magica. Non ero più un artista da hit parade, stavo esibendomi in una balera della provincia di Parma. Mentre cantavo fece ingresso in sala una fata in pelliccia di cincillà scortata da due Maciste dallo sguardo truce. La riconobbi: era Tamara Baroni, moglie di Iller Pattacini. Pensai: mi vogliono bastonare per via della causa. Era vero il contrario.
bobby solo - se piangi se ridi
Durante la pausa la fata allontanò i due gorilla e mi raggiunse in camerino: mio marito mi picchia e picchia anche mia figlia. Per vendicarmi ho sottratto dalla sua cassaforte i documenti relativi a Una lacrima sul viso. Ora hai le prove che la canzone è tua. Tamara Baroni stava con un altro uomo, l’industriale parmigiano Pierluigi Bormioli. E Pattacini viveva in Brasile.
Il giorno dopo corsi a Roma, mi presentai alla Società degli autori ed editori, mi ricevettero due dirigenti al sesto piano che mi scongiurarono di non suscitare uno scandalo che avrebbe nuociuto gravemente all’immagine della prestigiosa Casa Ricordi, della stessa SIAE, di tutti noi autori. Mi suggerirono alcune alternative tra le quali la nomina a socio SIAE. Accettai. Parte della documentazione e la vertenza in corso consentirono comunque all’avvocato Giorgio Assumma di esigere dalla SIAE il congelamento dei profitti del brano. Nel 1992 il mio amico editore Enrico Cardia mi avvertì che la cifra sospesa in attesa del verdetto giudiziario aveva raggiunto i 500 milioni di lire. Mentre io ero terribilmente in bolletta”.
BOBBY SOLO SE PIANGI SE RIDI SANREMO 1965
Quale giudice pronunciò la sentenza? “Red Ronnie. Ossia fu soprattutto merito suo se arrivammo a estinguere la lite. Mi aveva chiesto di regalargli un concerto in una comunità romagnola di ex tossicodipendenti. Lo feci volentieri, lo avevo fatto diverse volte anche per altri. Dopo l’esibizione andammo a cena in un ristorante, si chiamava ‘Quo Vadis?’ e lì a Red Ronnie e al suo segretario, un dinamico parrucchiere di San Pietro in Casale, raccontai le mie vicissitudini.
Spiegai che ero a corto di quattrini pur godendo di un credito potenziale di mezzo miliardo. Aggiunsi: mi accontenterei della metà pur di riuscire a intascare rapidamente il gruzzolone, ma chi lo scova più Pattacini? Il segretario-parrucchiere si dileguò alla Mandrake, tornò un’ora dopo con un contratto precompilato che stabiliva i termini dell’accordo: fifty-fifty di 500 milioni al momento della sistemazione definitiva della controversia.
BOBBY SOLO VINCITORE SANREMO 1965
Firmai incredulo e quel contratto finì il giorno seguente nelle mani dell’avvocato bolognese Vittorio Costa, il legale di Vasco Rossi e di Zucchero, mostruosamente abile e determinato. Sette giorni dopo arrivò dal Brasile Iller Pattacini, col codino e una camicia coi pappagalli colorati, e sottoscrisse il documento che riconosceva la mia paternità di Una lacrima sul viso. Mi regalò persino un amplificatore Fender Deluxe che custodiva nella sua abitazione di Barco, a mezzora da Parma. Volevo acquistarglielo e mi rispose: portalo via, è il minimo che posso fare con tutto quello che ti ho rubato. Fu la fine di un incubo”.
Da allora in avanti fiumi di soldi dalla SIAE? “Un rigagnolo. Dai cinquemila ai settemila euro ogni sei mesi, nonostante abbia depositato 389 canzoni delle quali Una lacrima sul viso resta di gran lunga la più redditizia. Mancati guadagni sempre dovuti a firme sventate su contratti col trabocchetto, della Fama edizioni, della BMG. Ultimamente mi sono affidato alla Emme Team, una società statunitense di consulenza legale che in Italia non gode di buona stampa. Anzi pessima, pure Le Iene hanno sparato a pallettoni contro quell’etichetta. Eppure la Emme Team ha rimesso in corsa i miei crediti discografici fermi dal 2012: tre mesi fa ho incassato i primi 30 mila euro. Altri pagamenti dovrebbero seguire con regolarità”.
https://youtu.be/s6qyC4nPoSs
Solo Una lacrima sul viso ha creato problemi? “Anche altre. Se piangi, se ridi ad esempio è stata depositata alla SIAE con i crediti per Mogol come autore del testo e per me e l’arrangiatore Gianni Marchetti quali compositori della musica. Anni fa ho scoperto che i bollettini di quella canzone in Giappone e in tutti i paesi asiatici riportavano soltanto i nomi di Mogol e Marchetti. Se piangi, se ridi vinse il festival di Sanremo nel 1965, un brano che ha fatto il giro del mondo, che ha macinato bigliettoni: qualcuno anche in quel caso escogitò il modo di tagliarmi fuori dai ricavi. La storia che si ripete: soldi per i soliti e solo lacrime per Bobby.”.
Per completare la commedia degli equivoci è utile una ulteriore sbirciata nell’archivio delle opere musicali della SIAE, dove il titolo Una lacrima sul viso è stato depositato sei volte. Uno è quello originario e solenne di Mogol e Bobby Solo, altri cinque rappresentano quelli che la stessa direzione della SIAE definisce “titoli confusori”, ovvero spesso registrati da ineffabili autori al fine di drenare per errore o altro i profitti dell’originale famoso. Un sesto Una lacrima sul viso è relativo alla pellicola ispirata dalla canzone: il film Una lacrima sul viso uscì per il grande schermo nel 1964, diretto da Ettore Maria Fizzarotti e interpretato dallo stesso Bobby Solo. Ma l’unico nome che compare nei crediti del deposito SIAE è quello di Gianni Marchetti. Quello solo. E non Bobby.
bobby solo e gli Yardbirds di jeff beck a sanremo nel 1966 tamara baroni giorgio assumma foto di bacco tamara baroni bobby solo bobby solo tamara baroni 7 bobby solo RED RONNIE ALLA FINE DEGLI ANNI SETTANTA bobby solo
https://www.dagospia.com/rubrica-2/media_e_tv/bobby-lacrime-altri-soldi-ndash-bobby-solo-racconta-michele-361194.htm
Castiglione71
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