giovedì 24 agosto 2023

James McDivitt, addio all’astronauta collaudatore. Aveva 93 anni

  

Antonio Lo Campo 

«Come astronauta, ma anche come pilota collaudatore, se devo scegliere la mia preferita tra tutte le missioni Apollo, che comunque sono state tutte straordinarie, scelgo la numero 9».

Ce lo dice Luca Parmitano, astronauta italiano dell’Agenzia Spaziale Europea ESA, già nello spazio due volte, dove ha trascorso circa un anno in orbita sommando le due missioni, e protagonista di molte “passeggiate spaziali”.

Il comandante, e primo pilota del modulo lunare, il celebre LEM fino ad allora mai collaudato nello spazio prima della missione Apollo 9, era James McDivitt, Generale dell’Us Air Force e astronauta NASA dal 1962, che si è spento due giorni fa a Tucson, in Arizona, a 93 anni. «Apollo 9 è stata una missione un po’ dimenticata» – dice Parmitano – «Ma fu una delle più difficili e complesse, perché per la prima volta venivano collaudati tutti assieme, e con equipaggio a bordo, il modulo lunare, l’astronave Apollo e il razzo Saturn V. E fu grazie al successo dell’Apollo 9 di Mc Divitt se poi, 4 mesi più tardi, si poté procedere con il primo sbarco lunare, dell’Apollo 11».

Apollo 9 si svolse dal 3 al 13 marzo 1969. Con un lancio avvenuto con 3 giorni di ritardo, per colpa di un raffreddore che, inevitabilmente, colpì tutti e tre gli astronauti. Era un periodo in cui le quarantene precedenti il lancio erano rigide, ma non troppo. La missione non è destinata ancora alla Luna: troppo rischioso. E fu deciso di collaudare il tutto dapprima in orbita terrestre. Per cui, la “finestra di lancio” essendo un volo in orbita terrestre, permetteva anche ritardi al lancio per tempi lunghi.

Ma poi, tutto ok, e dopo tre giorni Jim McDivitt, veterano dei voli spaziali poiché già comandante della Gemini 4, quella della storica prima “passeggiata” spaziale di un americano, guida alla rampa di lancio David Scott (anch’egli già in orbita con Gemini 8) e il novellino Russell Schweickart.

Il colossale Saturn li immette in orbita terrestre e iniziano 10 giorni frenetici di missione: va collaudato e simulato tutto ciò che servirà ai futuri allunaggi. Appuntamento con rendez-vous e aggancio tra Apollo e LEM: perfettamente riuscito. Collaudo totale del modulo lunare, con apertura del portellone per simulare una passeggiata lunare, e Schweickart che esce per compiere una “passeggiata” esterna. Ma Russell soffre di “mal di spazio” (il disorientamento che colpisce molti astronauti ai primi giorni di missione) e questo farà ritardare di qualche giorno l’uscita, che poi comunque si svolgerà regolarmente.

Alla fine, è un successo totale, e la NASA dà la luce verde per il primo allunaggio, programmato dopo Apollo 10, quindi con Apollo 11 nel luglio del 1969.

McDivitt, durante il conferimento di uno dei molti riconoscimenti da parte NASA

James Alton McDivitt era nato il 10 giugno 1929 a Chicago. A gennaio del 1951 si arruolò presso l'aeronautica militare americana e venne istruito come pilota di caccia militari presso la Williams Air Force Base in Arizona. Durante la guerra di Corea volò in 145 missioni di combattimento pilotando aerei F-80 ed F-86. Nel settembre del 1953 fece ritorno negli USA, prestando servizio in Florida, Maine e nel New Jersey. A partire dal giugno del 1957 inizio lo studio accademico presso l'Università del Michigan che terminò solo due anni dopo ottenendo il miglior risultato dell'anno nel suo campo di tecnica di volo e tecnica spaziale. Dal 1959 prestò nuovamente servizio quale pilota per voli di test presso la base aerea di Edwards in California. Si candidò, e fu selezionato come astronauta NASA il 17 settembre 1962. Il 27 luglio 1964 venne scelto come comandante per la missione Gemini 4, il secondo volo con equipaggio Gemini. Era al suo primo volo spaziale, ed era anche questo) un volo storico e complesso. Il volo di Gemini 4 durò dal 3 giugno al 7 giugno 1965 e fu il primo volo del programma Gemini ad estendersi per più giorni. Durante questa missione, il suo compagno di viaggio, Edward White, fu il primo americano a svolgere un'attività extraveicolare compiendo la prima passeggiata nello spazio di un americano.

Passato, come quasi tutti gli altri astronauti, al Programma Apollo, fu scelto a comandare la seconda missione in orbita terrestre di test delle astronavi. Dopo il tragico incendio dell’Apollo 1, e dopo che la NASA preferì inviare dapprima un Apollo (la missione 8, senza modulo lunare) verso la Luna (e senza sbarco), McDivitt fu assegnato a comandare la terza missione con equipaggio: Apollo 9.

Con Edward White durante l'addestramento per Gemini 4, missione del giugno 1965

«Dopo Apollo 9 capii subito che non avevo altre possibilità di mettermi in coda a comandare una missione di allunaggio» – dirà una volta McDivitt.

Gli proposero di fare da modulo lunare per Apollo 13, al fianco di Alan Shepard. In questo modo avrebbe avuto possibilità di scendere sulla Luna. Rifiutò: «Penso con la mia esperienza di dover comandare una missione di allunaggio, e non di affiancare chi ha fatto solo un volo suborbitale» – disse ai capi del programma.

Avrebbe voluto (e chiese) di comandare l’ultimo allunaggio, dell’Apollo 17, ma i capi gli dissero di no. Avrebbe sconvolto le normali rotazioni degli equipaggi di riserva e titolari. Accettò quindi il prestigioso incarico di Direttore del Programma Apollo, dalle missioni 12 alla 16, per poi dare le dimissioni nel 1972. Fu lui, durante il dramma dell’Apollo 13, a raccontare ai media ciò che stava accadendo.

Si era sposato due volte: «Con Tito avevamo conosciuto molto bene McDivitt e la sua prima moglie, quando andammo a Cape Kennedy nel 1966» – ricorda Edda Stagno, moglie di Tito, grande telecronista spaziale RAI deceduto anch’egli quest’anno, in febbraio – «E avevamo trascorso delle bellissime giornate assieme a loro. Lui raccontò a Tito molti dettagli dell’Apollo, ed era già candidato ad uno dei primi voli. Conserviamo ancora le foto fatte in barca tutti assieme. Sia James che la sua prima moglie erano persone splendide, e McDivitt aveva l’aria più da lord britannico che da americano. E forse anche il cognome tradisce quelle origini …».

https://www.lastampa.it/scienza/2022/10/19/news/james_mcdivitt_addio_allastronauta_collaudatore_aveva_93_anni-12178159/

 

 

 

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