DROGA, SESSO, GOSSIP, MORTI SOSPETTE E SATANISMO: IL LATO OSCURO DEI DIVI NEL LIBRO STRACULT DI KENNETH ANGER "HOLLYWOOD BABILONIA", CHE TORNA IN LIBRERIA IN VERSIONE TASCABILE A PIU' DI 40 ANNI DALLA SUA USCITA - LE VOCI SU CLARA BOW E LA SCOPATA CON UN’INTERA SQUADRA DI FOOTBALL, IL MISTERIOSO DELITTO SULLO YACHT DI MARION DAVIES, L’INCIDENTE IN CUI MORÌ JANE MANSFIELD, IL SUICIDIO DI PEG ENTWISTLE, CHE AVEVA CERCATO IL SUCCESSO SENZA TROVARLO…
Mariarosa Mancuso per "Robinson – la Repubblica"
Attore bambino, regista sperimentale, seguace delle avanguardie novecentesche. Poi la svolta: spacciatore di pettegolezzi hollywoodiani a sfondo macabro e sessuale. Per cortesia, tralasciamo dalla biografia di Kenneth Anger (classe 1937) l’adesione a Thelema, il culto fondato dall’occultista inglese Aleister Crowley — anche se da lì esce il folle cortometraggio Invocation to my Demon Brother, con la colonna sonora di Mick Jagger al sintetizzatore.
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Il regista lo avrebbe voluto nella parte di Lucifero, che andò invece a Bobby Beausoleil, implicato nella banda di Charles Manson per un traffico di droga. I film di Kenneth Anger appartengono alla storia del cinema underground, e sono sfacciatamente gay molto prima della retata a Stonewall. Dice: «ho scritto Hollywood Babilonia per soldi». Dobbiamo credergli, anche se le circostanze della pubblicazione fanno pensare a una civetteria.
Uscì in Francia nel 1959, un’edizione americana del 1965 fu subito messa al bando per oscenità, finché nel 1975 l’illustratissimo libro fu ristampato con aggiunte, e recensito dal New York Times con tutti gli onori. Kenneth Anger aveva quasi 40 anni, e qualcuno cominciava a sospettare che non avesse davvero recitato, quando ne aveva sette, in A Midsummer Night’s Dream di Max Reinhardt e William Dieterle.
La prima edizione Adelphi è del 1979, ora ristampata in tascabile con la storica traduzione di Ida Omboni, che per molti anni ha scritto gli spettacoli di Paolo Poli. Storica perché il gergo hollywoodiano non era diffuso come oggi, e quindi incontriamo delizie come “cadutista” per stuntman. Aggiunge fascino a un libro che negli anni è stato setacciato per distinguere il vero del posticcio: ma il divertimento per il lettore non cambia.
Fact-checking. O addirittura “debunking”, diciamo oggi. Lo ha fatto Karina Longworh in un episodio del suo podcast “You Must Remember This”. Non è accertato che Clara Bow si sia portata a letto un’intera squadra di football, né che tra i giocatori ci fosse un certo Marion Robert Harrison, noto a Hollywwod con lo pseudonimo John Wayne. Sono vere invece le foto dell’incidente dove morì Jane Mansfield, altra attrice che nessuno ricorda quasi più — se non per la rievocazione dello scontro automobilistico in Crash di David Cronenberg.
Sinistra anche la scritta “Hollywoodland” (così era, fino al 1949): buttandosi dalla D si suicidò Peg Entwistle, che aveva cercato il successo senza trovarlo. Kenneth Anger racconta l’industria del cinema dagli anni Venti agli anni Cinquanta (c’è un Hollywood Babilonia II che si allunga fino ai 70). Non era la Hollywood di oggi, con gli attori che fanno a gara per dissociarsi da Woody Allen e ora anche da J. K. Rowling. A far da spirito guida è sempre lui, Aleister Crowley, che aveva definito i cinematografari «una banda di maniaci sessuali pazzi di droga».
In apertura, la prima Babilonia del cinema, inventata nel 1915 da D. W. Griffith con i suoi scenografi e falegnami: «giardini pensili, piste sopraelevate per le corse dei cocchi, elefanti-grattacielo». Nella pagina a fianco vediamo la fotografia dei pachidermi rampanti, ai grattacieli non avevamo proprio pensato. Altri capitoli rimandano a vecchie conoscenze fatte frequentando romanzi, film, omaggi sviscerati come I diari bollenti di Mary Astor, scritto e illustrato da Edward Sorel.
L’omicidio di Sharon Tate ha spinto Quentin Tarantino a girare C’era una volta a Hollywood. Il romanzo Io, ciccione di Jerry Stahl (Mondadori 2008) ha raccontato l’infanzia dello scandaloso Fatty Arbuckle. Dal misterioso delitto sullo yacht di Marion Davies — amante di William Randolph Hearst, in Mank di David Fincher è l’attrice Amanda Seyfried — Peter Bogdanovich ha tratto il film The Cat’s Meow. Per gli spettatori italiani, Hollywood Confidential.
Il produttore di western Tom Ince era morto di indigestione sullo yacht, pur avendo a disposizione droga e alcool in quantità (secondo qualche testimone). Secondo altri testimoni non era mai salito a bordo. C’era da nascondere una tresca tra Marion Davies e il miliardario Charlie Chaplin, che aveva già il suo daffare con le mogli. Qui Kenneth Anger ha vita facile, e non c’è fact-checking che tenga: bastano le età.
È la Hollywood dei “fixer” che arrivano sul luogo del delitto prima dei poliziotti e cancellano le prove. Non è un’invenzione dei fratelli Coen nel film Ave Cesare, c’erano davvero professionisti pagati per difendere la reputazione dei divi. Da oscura manovalanza, gli attori erano diventati il grande patrimonio degli studios, vincolati da lunghi contratti e all’occasione prestati alla concorrenza: uno scandalo bastava a deprezzarli.
Eddie Mannix — preso a modello per il film — era in forze alla MGM, le sue gesta sono in un libro intitolato The Fixers (solo per fanatici, quindi mai tradotto, lo ha scritto E. J. Fleming).
Grande spazio hanno le pettegole dell’epoca, nemiche giurate: Hedda Hopper e Louella Parsons. E la rivista Confidential, che per lo sporco lavoro si era dotata dei più moderni ritrovati: pellicole a raggi infrarossi e potenti teleobiettivi. La fonti primarie restavano però le maldicenze dei nemici. Dalla rivista (di gran successo) viene lo stile finto scandalizzato — guardate che bordello! — che Kenneth Anger rifà con gusto: maiuscole, punti esclamativi, didascalie a doppio senso.
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