ilfattoquotidiano Venerdì 15 Ott 2021
Segnali acustici
Quando un giornalista che non sa nulla intervista un pregiudicato per mafia che sa tutto, il risultato sono “I diari di Marcello”, nel senso di Dell’Utri, usciti ieri sul Foglio:
una tetra parodia de Le mie prigioni di Silvio Pellico, peraltro identica alle interviste che Dell’Utri rilasciava quando era solo indagato e tutti dicevano che sarebbe stato assolto.
Invece s’è beccato 7 anni definitivi.
Ma questa, per l’intervistatore Salvatore Merlo e per l’intervistato, è la prova che è innocente, in base al teorema del garantismo all’italiana:
se ti assolvono era un complotto,
se ti condannano è un complotto.
Quindi vai con la banalizzazione, l’aneddoto, la battutina, la strizzata d’occhio.
Silvio inventava “spiritosaggini su Mangano, il famoso stalliere di Arcore”.
La più bella è proprio quella dello “stalliere”:
Dell’Utri è rimasto l’unico a chiamare così il mafioso che nel ’74 mise in casa a B. dopo il patto di mutuo soccorso con i boss Bontate, Teresi, Di Carlo e Cinà.
Lui però sostiene che fu tutto un equivoco:
“Che ne sapevamo noi ?”, “Non sembrava un mafioso vero”, al massimo finto.
Sì, è vero, quando gli portò Mangano e Cinà, B. commentò:
“Uhm, accidenti che facce”.
Poi pensò che “la faccia di Mangano poteva tenere lontani i malintenzionati”.
Tipico dei malintenzionati regolarsi in base alle facce e degli statisti farsi proteggere non dai carabinieri, ma dai mafiosi di faccia o di fatto:
la via omeopatica alla sicurezza.
Ci sarebbero pure le intercettazioni anni 80, quando in Fininvest scoppiavano le bombe e Silvio&Marcello pensavano subito a Mangano:
“Un botto … fatto con affetto … un segnale acustico … un altro farebbe una lettera, lui mette una bomba”.
Meglio sorvolare.
L’intervistato che percula l’intervistatore e l’intervistatore felice di farsi perculare parlano di Ingroia.
Dell’Utri:
“Un babbasunazzo”.
Merlo:
“Un mezzo citrullo”.
Dunque a farlo condannare a 7 anni è stato l’altro mezzo:
fosse stato tutto intero, gli avrebbero dato l’ergastolo.
Non manca “quella gran minchiata della Trattativa”:
infatti la Corte d’appello ha condannato Bagarella e prescritto Brusca per aver trattato con Dell’Utri e assolto Dell’Utri per aver trattato con Bagarella e Brusca (ma Merlo non lo dice perché non lo sa e Dell’Utri perché lo sa).
Poi un simpatico avvertimento a Cairo:
“Voleva prendere il mio posto a capo di Publitalia … irriconoscente”.
Una laude a Draghi (“Mi ha convinto, simpatia epidermica”).
E un bel quadretto familiare con vista Quirinale:
“Alla festa di compleanno di Berlusconi ad Arcore, l’ho potuto riabbracciare:
c’erano Confalonieri, Galliani, i figli di Silvio, i nipoti, tutta la famiglia”.
Uhm, accidenti che facce.
Mancava solo Mangano, prematuramente scomparso.
Per stavolta, niente botti.
Marco Travaglio
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