domenica 10 marzo 2013

UN NUOVO PAPA TRA LAICIZZAZIONE E RELATIVISMO — di Leonardo Cammarano



Dio mi deve delle spie­ga­zioni!
(Euge­nio Ionesco)

L’elezione del nuovo papa sarà utile anche a rove­scio: l’abbandono di Ratzin­ger è una sot­to­li­nea­tura. La piaga dei nostri tempi, l’immanentismo asso­luto (lai­ciz­za­zione inte­grale, per­dita del senso del sacro) ci sta por­tando alla rovina. Occor­reva uno strattone.
Non sono un bigotto, ma so — sento — che la realtà non include il pro­prio senso. Que­sta carenza è la con­danna dell’immanentismo, ed è ovvia­mente perenne, ma oggi si è fatta dram­ma­tica, per­ché il mondo non ci offre ʺcon­fortiʺ sosti­tu­tivi. Ma vivere in un mondo senza senso, o almeno senza la ricerca d’un senso, è cosa insopportabile.
E aggiungo tra paren­tesi che forse io, poi­ché ritengo con Albert Camus che: ʺl’uomo è tri­ste, e deve anche morireʺ, sono una spe­cie di teo­logo a rove­scio: non so spie­gare nulla, ma ho fame di spie­ga­zioni. Infatti: per­ché tanta severità?



Credo che nel fondo delle nostre anime que­sta esi­genza sia gene­rale, ma non sem­pre viene presa sul serio… E intanto, a Roma i car­di­nali si per­met­tono di tra­sfor­mare l’elezione del nuovo papa, ch’è una ricerca di senso per anto­no­ma­sia, quasi in una alle­gro cock­tail party un po’ pae­sano… no, peg­gio, sem­brano i soliti disgra­ziati che nei super­mar­ket si spin­gono innanzi il car­rello cer­cando il gor­gon­zola dal prezzo più con­ve­niente. Ebbene, è troppo. Basta lai­ciz­za­zione! Qui occorre recu­pe­rare d’urgenza il senso del sacro, e del con­nesso mistero. Si chiuda una buona volta la Cap­pella Sistina e si lasci che le ombre e il silen­zio con­sen­tano la discesa dello Spi­rito Santo.
È per que­sto che Ratzin­ger fu pre­zioso, prima in posi­tivo per­ché pre­dicò la reli­gione come ricerca di un senso; poi, in nega­tivo, abdi­cando per sot­to­li­neare la cosa. Il mondo ha biso­gno di una fede che sia intel­li­genza, e il nostro ʺeme­ritoʺ pro­prio que­sta fede intel­li­gente (hemu­nah, dicono gli Ebrei) voleva resti­tuirci. E lo disse da subito.
Si tratta di un ten­ta­tivo di ritor­nare al dua­li­smo, che è il pro­blema cen­trale dell’umanità d’oggi, ʺla Dot­trinaʺ di cui abbiamo biso­gno. Ma, un momento: che vuol dire, ritorno al dua­li­smo? Un mondo inon­dato dal Male, dico il nostro mondo, neces­sita per defi­ni­zione di riu­scire a iden­ti­fi­care di nuovo il Male ogget­tivo, quello che non pia­ceva a sant’Agostino. Il Male ago­sti­niano, ʺfrutto della nostra colpaʺ, non basta più; oggi ci occorre spie­gare il Male che col­pi­sce gli innocenti.
Esem­pio: nel nostro tempo, la vita dell’intero pia­neta è avve­le­nata dalla pre­po­tenza finan­zia­ria. Che è un morbo che si autoa­li­menta, secondo la legge di Satana. Ratzin­ger ha ʺsen­titoʺ che qui, oltre che forza morale, occorre, come si usa dire, ʺcam­biar musicaʺ. Una rot­tura che costringa a ʺrico­min­ciare dac­capoʺ. Come si può pen­sare che la Chiesa resti inerte innanzi ad un ten­ta­tivo pla­ne­ta­rio di ridurre gli uomini allo stato di acqui­renti a comando, pro­dut­tori di ric­chezze in favore di pochi? Que­sta è pura e sem­plice ʺper­dita di sensoʺ. Per debel­lare l’immondizia finan­zia­ria, occorre un’azione pos­sente come quella che Gio­vanni Paolo II usò con­tro l’immondizia comu­ni­sta. Qui non ci sono colpe da espiare. È in campo un Male nuovo, con­tro cui occorre una morale diversa. Dun­que: dua­li­smo con­tro due diversi Mali: le colpe nostre, gli ormai semi-veniali mala in mundo, a fronte delle colpe del mondo, i tre­mendi mala mundi.
Ratzin­ger lo disse da subito. Per capire l’importanza del suo mes­sag­gio, biso­gna risa­lire a pen­sa­tori quali ad esem­pio Alberto Carac­ciolo. Sca­val­care sant’Agostino e la sua visione del male come espia­zione della colpa, ch’egli teo­rizza in difesa del mono­tei­smo. Un errore teo­lo­gico che non era affatto auto­riz­zato dalla tra­di­zione testa­men­ta­ria: il ser­pente c’è già nel primo atto della crea­zione, e nei due Testa­menti Satana ricom­pare ad ogni pié sospinto; si pensi al Libro di Giobbe. I cin­que papi da me visti nella mia lunga vita, hanno dato tutti testi­mo­nianza dell’esistenza di un Male non dia­let­tico, non ʺdi rimandoʺ, ma bensí un Male ʺper­sonaʺ, munito di volontà e d’intenzione. Paolo VI e poi Gio­vanni Paolo II l’hanno addi­rit­tura detto chiaro e tondo. Satana c’è. E ora ridete, e non vor­rei che rira bien qui rira le der­nier.
Solo in tal senso ha signi­fi­cato par­lare di ʺnuova evan­ge­liz­za­zioneʺ; solo così si può ʺcostruire la verità mediante l’evidenzaʺ. Sì, Ratzin­ger, ʺvi sono gruppi che ti odianoʺ. La riprova è pro­prio questa.
Ripeto: lo disse da subito, a Rati­sbona, nel 2006. Disse qual­cosa di molto impor­tante che i mass media, ingan­nan­dosi come usano far sem­pre, les­sero solo in chiave este­riore, di pole­mica anti­sla­mica (la famosa ʺgaffe di Ratzin­gerʺ). Oserò rias­su­mere ʺmac­che­ro­ni­ca­menteʺ, secondo le mie forze, quello che fu un mes­sag­gio fon­da­men­tale per il cri­stia­ne­simo d’oggi.
Ratzin­ger prende le mosse dalla dichia­ra­zione dell’imperatore Manuele Paleo­logo, bizan­tino ovvia­mente di cul­tura greca: ʺnon agire secondo ragione [in greco: sun logo] è con­tra­rio alla natura di Dioʺ. Per Manuele quest’affermazione di natura e di men­ta­lità greca è evi­dente, in accordo col Van­gelo di Gio­vanni: ʺIn prin­ci­pio era il Logo”, e ʺil Logo è Dioʺ. Bene, anche nella tra­du­zione dei ʺSet­tantaʺ, ch’è una sin­tesi tra la ragione dello spi­rito greco e la fede dello spi­rito ebraico, Dio e la sua fede sono legati al Logo, alle leggi della ragione; e così è per il cat­to­li­ce­simo, figlio di mil­le­na­rie discus­sioni tra padri della Chiesa e filo­sofi. Non così, invece, nella tra­di­zione isla­mica, secondo la quale Dio non è legato dalla legge della verità: Allah è a legi­bus solu­tus.
Que­sta mira­bile sin­tesi greco-ebraica (per la quale, aggiungo io, la vec­chia­rella che nelle nostre cam­pa­gne recita il suo rosa­rio ʺviveʺ incon­sa­pe­vol­mente qual­cosa che rimanda a Pla­tone), nel tardo medioevo viene tur­bata. Per il fran­ce­scano Duns Scoto, Dio ci mostra solo la sua volun­tas ordi­nata, la sua libera volontà. Ecco un ini­zio di de-ellenizzazione, rot­tura del mera­vi­glioso equi­li­brio, rot­tura che oggi trionfa per vari motivi:
La Riforma pro­te­stante pro­clama il prin­ci­pio della sola scrip­tura: tutte le stra­ti­fi­ca­zioni filo­so­fi­che sto­ri­ca­mente pro­dot­tesi vanno espunte; il fedele deve basarsi uni­ca­mente sul testo dei Van­geli. In tal modo la reli­gione comin­cia a per­dere il calore dell’umanità, da assi­duo discorso inda­gante diviene un fatto rituale, esclu­si­va­mente per­so­nale, che manca della forza atta a creare un senso e per­tanto le basi di una comunità.
Anche Kant illu­mi­ni­sti­ca­mente ascrive la fede alla sola ragion pra­tica, di nuovo negan­dole ogni vici­nanza alla teo­resi e dun­que alla com­pren­sione della verità. La recente teo­lo­gia libe­rale riba­di­sce tale de-ellenizzazione.
Il rela­ti­vi­smo, oggi impe­rante in omag­gio alla mol­te­pli­cità delle cul­ture, con­si­dera la sin­tesi con l’ellenismo con­se­guita dalla Chiesa antica non altro che una prima ʺincul­tu­ra­zioneʺ che non vin­cola né vieta le incul­tu­ra­zioni suc­ces­sive via via pro­dot­tesi e producentisi.
Scom­pare così il Dio legato alla ragione, il sublime lascito dell’eredità greco-giudaica. Oggi Dio tende a per­dere nuo­va­mente ogni legame con la ragione, facen­dosi simile all’ʺirragionevoleʺ Allah.
Ebbene, il Dio di Ratzin­ger, il nostro Dio cat­to­lico, romano e umano, non rigido, vivente nel tempo, aperto alla ragione, ed alle nostre ragioni, è quello che Jung, ad esem­pio, pro­prio per que­sti motivi pre­fe­ri­sce al Dio pro­te­stante. È il Dio ragio­nante e ragio­ne­vole che impe­di­sce che la reli­gione perda il mira­bile carat­tere di costi­tuire una fonte di senso, il Dio che potrebbe di nuovo fare di tutti noi uomini un grande mondo di ʺfra­telliʺ, una orche­stra­lità di cui Ratzin­ger ci spiega il fon­da­mento teo­lo­gico, e della quale oggi abbiamo più che mai bisogno.
È come dire che il cat­to­li­ce­simo lega la reli­gione allo svi­lup­parsi del tempo (e al ʺfarsiʺ di Dio stesso, che dal pri­mevo ira­sci­bile Geova è diven­tato il pie­toso Dio di Cri­sto, men­tre il pro­te­stan­te­simo ʺcon­gelaʺ fuori del tempo un Dio che è sem­pre se stesso, estra­neo al variare del dramma di noi uomini: un Dio illu­mi­ni­sta che fu magari il soste­gno dello ʺspi­rito capi­ta­li­sticoʺ, come afferma Max Weber, ma che ad esso sem­bra fer­marsi. Ebbene, noi oggi non di sola razio­na­lità orga­niz­za­trice, ma di uma­nità capace di orga­niz­zarsi secondo leggi munite di senso, fatte di ragione e di amore, abbiamo urgente bisogno.
Que­sto il grande mes­sag­gio di Ratzin­ger, che egli vuole comu­ni­care al mondo con la forza ʺdi rot­turaʺ di un nuovo papa che abbia l’impeto d’urto neces­sa­rio a ʺcam­biare discorsoʺ.
È il Dio che riscalda l’anima per­ché pro­mette un ʺsensoʺ. Con­cludo: io credo, con argo­menti ʺteo­lo­giciʺ che ritengo solidi, che Ratzin­ger resterà lun­ga­mente tra noi. Non avete osser­vato il dolce gesto delle sue mani bene­di­centi? Era come il gesto, la carezza e l’abbraccio di un diret­tore di cele­sti orchestre.

Nessun commento:

Posta un commento