E’ irritante e sbagliato non chiamare le cose con il loro nome. Eppure lo facciamo spesso. Sacrifichiamo il senso in nome dell’apparenza. Chiamiamo la miseria “spread” o “rating”, le prostitute “escort” e la democrazia “ingovernabilità“. Finiamo per confondere il concetto senza afferrare il nocciolo della questione. Non possiamo permetterci il lusso di una classe dirigente composta da politici sagaci; ne conosciamo solo di stupidi e li chiamiamo “moderati”. Per tanti anni la Presidenza del Consiglio dei Ministri è stata affidata ad un politico mediocre, allora l’abbiamo chiamato “grande imprenditore”. Non c’è da biasimarci, siamo disabituati ad afferrare il senso delle cose.
Oggi, a distanza di due settimane dalle elezioni, i giochi sono tutt’altro che fatti. Tutti hanno vinto, nessuno è vincitore. Come a dire: “L’operazione è riuscita, il paziente è morto”. Il PD non ha ancora ben capito cosa sia successo, il M5S sembra cosa buona e giusta ma ogni tanto sembra un crogiolo di hippies, e il PDL ancora crede di poter rinascere dalle sue ceneri. La situazione sembra (ed è) ingarbugliata, il filo non si dipana, ma la democrazia è così. Non è facile, non è indolore.Se volevamo una forma di governo che prendesse le decisioni a cuor leggero potevamo scegliere la dittatura. Un uomo decide, dispone, comanda…
Comunque lo si veda, però, il momento è incerto e il rapporto inversamente proporzionale tra insicurezza e chiacchiere si conferma più saldo che mai. Non ci toglieremo dall’impasse fino a quando un insignificante politico (sceglietene pure uno a caso nel mazzo) non verrà nominato Presidente del Consiglio. Non che dopo andrà meglio ma, grazie a lui,
potremo vantarci di come incespichiamo goffamente davanti al resto del mondo, predicando che ancora una volta la situazione è salva e che non siamo come la Grecia. Le parole salvano anche i mostri, figurarsi i cattivi politici.
potremo vantarci di come incespichiamo goffamente davanti al resto del mondo, predicando che ancora una volta la situazione è salva e che non siamo come la Grecia. Le parole salvano anche i mostri, figurarsi i cattivi politici.
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