domenica 3 marzo 2013

DIALOGHI ATLANTIDEI...


Aprile 2000

FEDONE: Salve, o Socrate. Proprio te cercavo!
SOCRATE: Salute, mio buon amico. Quale ragione ti muoveva alla mia ricerca?
FEDONE: Sempre la stessa ragione: sete di conoscenza, o Socrate. Ho sentito dire che alcuni giorni or sono, tu, Crizia, Timeo ed Ermocrate vi siete riuniti a casa di quest'ultimo per discutere.
SOCRATE: Sì, è come tu dici. Come mai sei mancato? Avevo insistito affinché ti avvertissero… non mi dire che non ti hanno avvisato?
FEDONE: No, o Socrate…
SOCRATE: Che strano.
FEDONE: Non importa. Ho saputo che Crizia ha raccontato una storia interessante, e volevo chiederti di parlarmene, se ciò non ti cagiona disturbo.
SOCRATE: Certo che no, mio caro Fedone. Devi solo rinfrescarmi la memoria, adesso come adesso mi sfugge di cosa si sia parlato quella sera… comincio ad essere vecchio…
FEDONE: Ma che dici, hai solo #@!£$% anni!
SOCRATE: Sei troppo generoso. Ma dimmi dunque, di cosa parlammo quella sera?
FEDONE: Mi è stato detto che Crizia raccontò la storia di una favolosa civiltà esistita più di undicimila anni fa, e poi misteriosamente scomparsa per via di un cataclisma. Ti sovviene?
SOCRATE: Ah, sì, ora ricordo. Che altro ti è stato detto di questa civiltà?
FEDONE: Mi è stato detto che il suo nome era quello di Atlantide, e che era prospera e ricca; i suoi fertili territori si estendevano per migliaia di stadi in quello che oggi è l'oceano che divide l'Europa dalle Americhe. L'isola era abitata da una delle migliori stirpi di uomini vissuti sulla terra: sani, forti ed incredibilmente intelligenti, governati da dieci potentissimi Re, uno dei quali aveva il potere di comandare sugli altri nove.
SOCRATE: E poi?
FEDONE: E poi mi si disse che questa civiltà di uomini saggi e potenti andò incontro alla corruzione dei propri costumi, e spinta da avida sete di potere mosse alla conquista del mondo intero; l'avanzata delle loro armate fu travolgente fino alla Grecia, dove i nostri antenati Ateniesi li fermarono mirabilmente, capeggiando una lega di tutte le città dell'Attica e del Peloponneso. E mi si disse che dopo la sconfitta degli eserciti di Atlantide gli dei videro la squallida corruzione di quel popolo e decisero di punirlo facendo sprofondare l'isola nel mare turbinoso.
SOCRATE: Tutto qui quello che sai, o Fedone?
FEDONE: E' come dici, o Socrate.
SOCRATE: Suppongo che questa storia abbia stimolato la tua curiosità. E' quello che succede a tutti, dopo che l'hanno sentita. C'è qualche aspetto che in particolare di cui vorresti parlare con me?
FEDONE: Sì, o Socrate. Ecco, vorrei sapere di più sulle cause della fine di questa grandioso popolo. Devo confessarti che io non credo che siano stati gli dei a distruggerlo.
SOCRATE: E perché, mio buon Fedone?
FEDONE: Perché non credo che gli dei esistano. O, se esistono, non li ritengo tali da fare simili cose.
SOCRATE: Devo convenire con te, mio Fedone. In effetti, la caduta di Atlantide non è causa di altri se non dei suoi stessi abitanti. Soprattutto di una categoria dei suoi abitanti. Avrai senz'altro sentito parlare dei Sacerdoti?
FEDONE: No, o Socrate. Colui che mi raccontò di Atlantide non mi parlò dei Sacerdoti.
SOCRATE: Toglimi una curiosità, o Fedone: chi ti ha raccontato questa storia tralasciando di dirti i particolari più importanti?
FEDONE: Si tratta del nostro buon Platone; aveva cominciato a raccontarmi tutto nel migliore dei modi, ma ad un certo punto si è interrotto e così non mi ha parlato dei Sacerdoti. Quali dei servivano?
SOCRATE: Secondo la versione di Crizia, i Sacerdoti di Atlantide servivano gli stessi dei di noi Greci. Ma io ho ragione di credere che il nostro amico si sbagliasse. In effetti, questi sacerdoti non servivano gli dei, ma un solo dio, anzi una dea, una dea molto particolare.
FEDONE: A quale dea alludi, o Socrate? Alla saggia Pallade Atena?
SOCRATE: Ma, no, no. Ad una dea che aveva ucciso barbaramente tutti gli altri dei. Ne conosci il nome?
FEDONE: Mi confondi, o Socrate. No, non lo conosco. Quale è?
SOCRATE: Fra poco la tua curiosità sarà saziata. Lascia che ora io prosegua, poi torneremo sull'argomento. Poco fa, o Fedone, tu mi raccontasti che Atlantide era governata da dieci Re; questo era vero nei tempi antichi, ma nel periodo che interessa noi, quello appena prima della catastrofe, le cose erano diverse. Questi Re non erano più veri re, perché erano schiavi della casta dei Sacerdoti. Questi erano i veri sovrani.
FEDONE: Se è come tu dici, da dove derivava il potere dei Sacerdoti? Come riuscirono ad assoggettare i Re?
SOCRATE: I Sacerdoti erano forti, perché forte era la dea che loro servivano. Grazie ai poteri che la dea concedeva loro, i Sacerdoti erano venerati dalla popolazione, che versava loro grandi tributi e giurava loro fedeltà. E il potere stesso dei Re aveva bisogno dei loro prodigi.
FEDONE: Quanto era forte questa dea? E quali poteri donava ai suoi devoti? Dimmi, o Socrate.
SOCRATE: Ti darò degli esempi. Essi sembravano poter gestire la Natura a loro piacimento: potevano curare gli infermi, creare cibo in abbondanza per tutti, viaggiare in luoghi remoti a velocità inaudita, e altro ancora. Potevano costruire armi e corazze formidabili che rendevano i soldati di Atlantide invincibili.
FEDONE: Poteri strabilianti… capisco per quale motivo i Re si subordinarono alla casta dei Sacerdoti.
SOCRATE: No, o Fedone. Questi poteri non sono così incredibili, non penso che tu abbia ancora capito.
FEDONE: Perché mai, o Socrate?
SOCRATE: Perché ancora non hai capito quale è il nome della dea. E' così, giusto?
FEDONE: E' come dici, il suo nome mi è tuttora ignoto. Perché non mi dai qualche altro indizio, dicendomi, ad esempio, quali riti venivano svolti dai Sacerdoti, come erano fatti i templi, e altre cose simili?
SOCRATE: Farò come vuoi, amico mio. Posso dunque dirti che i Sacerdoti erano molto devoti alla loro dea, che in cambio dei poteri che concedeva loro esigeva riti molto particolari. Il più importante di questi riti consisteva nella scrittura dei nuovi testi sacri, ai quali i Sacerdoti si dedicavano per intere giornate. E l'altro rito era il rito della Creazione.
FEDONE: Creazione?
SOCRATE: Ma Fedone, come mai sei ancora dubbioso? Come credi che i Sacerdoti compissero i loro prodigi, colla sola imposizione delle mani? No, non era così. Essi si servivano di mirabili macchinari che venivano prodotti, con l'aiuto dei testi sacri, durante quest'ultimo rito.
FEDONE: Mi confondi, o Socrate. Cosa c'era scritto nei testi sacri, e perché i Sacerdoti dovevano scriverne di nuovi?
SOCRATE: I testi sacri contenevano le "formule magiche" che davano il potere sulla natura; con l'aiuto della dea i Sacerdoti ogni giorno ne scoprivano di nuove, aumentando la loro potenza fino a livelli incredibili.
FEDONE: Formule magiche?
SOCRATE: Sarò più chiaro. Quei libri contenevano la somma conoscenza della Natura e della sue leggi, e grazie a questa conoscenza, che in ultimo è potenza, i Sacerdoti di Atlantide condussero il loro popolo ad un livello di saggezza e benessere che mai nessun altro sperimentò. Ma ciò fu il preludio della catastrofe.
FEDONE: Racconta, o Socrate.
SOCRATE: La caduta di Atlantide avvenne proprio perché i suoi abitanti, consci dell'immenso potere della loro civiltà, divennero boriosi e insaziabili, e la saggezza che per tanto tempo aveva contraddistinto la stirpe degli isolani si mutò in spregiudicata avventatezza. Ma prima che io ti sveli la fine di questa storia e anche il nome della dea, vorrei dirti alcune altre cose sul popolo di Atlantide. Sai, costoro eccellevano anche nell'arte e nell'architettura.
FEDONE: Sì, Platone mi ha raccontato della stupenda capitale, che era cinta da tre anelli di mare, dietro ai quali sorgevano luccicanti mura rivestite di metallo, le più esterne di rame, quelle intermedie di stagno e quelle interne del prezioso oricalco. E mi ha anche raccontato del mirabile tempio di Poseidone, che conteneva una statua di avorio e oricalco più grande di quella di Zeus nella città di Olimpia.
SOCRATE: Vedo che in questo aspetto almeno il racconto di Platone fu completo. Dimmi, egli ti ha spiegato che cos'è l'oricalco?
FEDONE: Sì, o Socrate; mi ha detto che si tratta di un particolare tipo di oro, di colore rosso, che gli uomini di Atlantide estraevano abbondantemente dalle loro montagne.
SOCRATE: Così sai dell'oro rosso. Ma scommetto che non ti ha parlato dell'altro oro che veniva estratto dalle miniere, quello nero.
FEDONE: E' proprio come dici. Platone dimenticò di parlarne. Era prezioso, questo oro nero di cui parli? Veniva usato per abbellire le architetture come l'oricalco, o per fare gioielli o monete?
SOCRATE: Prezioso, era prezioso. Ma non veniva usato per fare gioielli o abbellire i palazzi, per la semplice ragione che, diversamente dall'oricalco, alla vista era tutt'altro che bello.
FEDONE: E allora, cosa se ne facevano?
SOCRATE: Devi sapere, o Fedone, che tutti i macchinari costruiti dai Sacerdoti avevano bisogno di grandi quantità di oro nero per funzionare. Per questo motivo per il popolo di Atlantide l'oro nero era molto più importante e prezioso di quello rosso. Le loro miniere ne contenevano in abbondanza, e per millenni avevano continuato ad estrarlo dal sottosuolo. L'isola di Atlantide ne conteneva così tanto che i Sacerdoti si erano convinti che esso si rigenerasse, e dunque che non sarebbe mai esaurito.
FEDONE: Come mai?
SOCRATE: Per millenni le miniere avevano continuato a dare alla luce il loro prezioso contenuto; i Sacerdoti dicevano: "se per secoli prima di noi queste miniere sono sempre state piene, lo saranno anche per i secoli dopo di noi, perché è evidente che l'oro nero si riforma spontaneamente". E questo era ciò che avevano scritto nei testi sacri. E tutto il popolo, e i Re, ne erano più che convinti, e chi avrebbe osato metterlo in dubbio, avrebbe rischiato l'esilio. Ma, o Fedone, dovettero ricredersi, e quando ciò avvenne ormai era troppo tardi per scongiurare la fine.
FEDONE: Dunque la fine di Atlantide è correlata alle miniere? In che modo?
SOCRATE: Devi sapere, o Fedone, che gli uomini di Atlantide erano stati abituati dalla loro dea a ragionare in un modo che è sia gusto sia sbagliato. Chiameremo questo modo "induttivismo". E quando i Sacerdoti si dimenticarono dell'aspetto errato del loro pensare, fu la catastrofe. La loro fede assoluta nella correttezza dei loro ragionamenti li portò a fare la fine del tacchino.
FEDONE: Tacchino?
SOCRATE: Non conosci la storiella? In una fattoria un giorno nacque in tacchino. All'alba del suo 101° giorno di vita, egli fece questo ragionamento: "dal giorno in cui sono nato fino a ieri, a mezzogiorno mi è sempre stato servito il cibo. Quindi, anche oggi si mangerà a mezzogiorno." Tuttavia quel giorno era Natale e il tacchino invece di mangiare a mezzogiorno, fu mangiato. Chiaro?
FEDONE: O Socrate, se il tuo intento era quello di confondermi, ci sei riuscito.
SOCRATE: Capirai, prima o poi. E' giunto il momento di raccontare la fine della storia. Dunque, si era detto che i Re di Atlantide mossero i loro eserciti alla conquista del mondo; non chiediamoci per quale motivo, per uno dei soliti motivi per cui scoppiavano le guerre nell'antichità. Gli eserciti di Atlantide in pochi mesi sottomisero le tribù del nord Europa, poi sbarcarono in Mauritania e in Egitto sottomettendone le nobili genti. E dunque puntarono alla Grecia, che si unì compatta nella difesa, come millenni dopo fece contro i Persiani. Ma la resistenza era inutile: ad una ad una le città capitolarono o tradirono la lega, non potendo avere alcun rimedio contro le formidabili macchine da guerra di Atlantide. Ultima, rimase Atene.
FEDONE: E il coraggio dei nostri valorosi antenati ebbe ragione dell'invasore.
SOCRATE: Più che il coraggio, fu la fortuna. Devi sapere che, mentre il loro esercito si dilettava a massacrare le genti del mondo, sull'isola di Atlantide era sorto un problema. Un gravissimo problema: i Sacerdoti si erano dovuti arrendere all'evidenza che l'oro nero era esaurito. E tutto ad Atlantide funzionava con l'oro nero; quando le scorte terminarono, fu il caos. E fu la sconfitta del loro esercito: infatti anche le loro stesse armi funzionavano con l'oro nero, e quando esso terminò, i soldati non ne ricevettero più dalla madrepatria. Gli Ateniesi ebbero il merito di accorgersi che qualcosa non andava nell'esercito nemico, e con sommo ardimento, senza indugio passarono al contrattacco: così annullarono in un sol giorno quello stesso esercito che in poco più di un anno aveva conquistato quasi tutto il mondo allora conosciuto.
FEDONE: E la distruzione dell'isola?
SOCRATE: Avvenne poco dopo. L'intenso sfruttamento minerario attuato dagli isolani aveva irrimediabilmente compromesso la struttura del suolo: quando i filoni di oro nero non ci furono più, le forze occulte del sottosuolo vennero alla luce: prima una colossale spaccatura del suolo divise in due il continente di Atlantide, poi ci furono terribili eruzioni vulcaniche, finché, nell'arco di una sola giornata, tutto quello che costituiva la grandiosa Atlantide finì nelle profondità del mare. Questo cataclisma ebbe ripercussioni su tutta la Terra: ondate altissime spazzarono le coste, e qui in Grecia travolsero anche il campo di quel valoroso esercito di Ateniesi che pochi giorni prima aveva compiuto la più grande impresa bellica della storia. E qui la nostra storia finisce, o Fedone, ma la nostra conversazione non è ancora finita.
FEDONE: Devi ancora dirmi qualcosa d'altro, o Socrate?
SOCRATE: Ancora di tre cose conviene parlare, prima che ti lasci. Innanzitutto: dobbiamo ritenere questa storia vera, o frutto della fantasia?
FEDONE: Non so, o Socrate. Certo è affascinante, ma non ci sono prove che ce ne indichino la verità. Tu che dici?
SOCRATE: Io dico che non mi importa sapere se questa storia sia vera o no; a me basta l'insegnamento che da essa si può trarre.
FEDONE: E quale è codesto insegnamento?
SOCRATE: Mio buon Fedone, questa storia può dare all'uomo molteplici motivi di riflessione. Un uomo superficiale potrebbe ritenerla una specie di favola ecologista… ma non è questo, o per lo meno non è solo questo. Ho sempre cercato di insegnarti ad andare a fondo alle cose, o Fedone, e tu non accontentarti della prima apparenza; ora voglio che sia tu a completare il cerchio e a mettere gli ultimi due tasselli del mosaico: quale è il nome della dea, e quale è il vero insegnamento che ci dà la vicenda di Atlantide?


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