Secondo
l'Unesco, a Firenze è presente praticamente un decimo del patrimonio
culturale mondiale. Il capoluogo toscano, nonostante il valore
inestimabile del patrimonio in esso raccolto, è stato definito "una
piccola, povera città". L'infelicissima definizione è stata pronunciata
dall'ad di Fiat Sergio Marchionne impegnato, in quel momento, a
prendersela con il sindaco della città Matteo Renzi (definito dallo
stesso Marchionne "una brutta copia di Obama").
Il Primo cittadino fiorentino bene ha fatto, a giudizio di chi
scrive, a dichiarare che l'ad dell'azienda automobilistica era
«liberissimo di pensare che io non sia un politico capace. Ma prima di
parlare di Firenze, città che ha dato al mondo genio e passione, faccia
la cortesia di sciacquarsi la bocca, come diciamo in riva d'Arno.
Attacchi pure me, ma che senso ha offendere una città che si chiama
Firenze e i suoi abitanti?». Già, che senso ha? L'impressione è che il
manager dell'azienda torinese stia tentando in qualsiasi modo di
'sparigliare' lo status quo, che voglia cioè creare più confusione
possibile - magari anche esprimendo qualche parere sulla politica
nostrana - pur di far parlare di sé rispetto a queste sue sparate
anziché sulla situazione-Fiat da lui stesso creata.
Il
giudizio, quasi sprezzante, su Firenze e sul suo sindaco, potrebbe
altrimenti dimostrare che il numero uno della Fiat sia un pericoloso
ignorante che vada in giro a sparare giudizi senza senso ed in più (e
questo costituisce un'imperdonabile aggravante) irrispettoso nei
confronti di uno dei simboli (culturali e non solo) del proprio
territorio nazionale di origine.
Come naturale che
fosse, sui social network si sono sprecati i commenti sull'infausta
uscita di Marchionne come, ad esempio, «Siamo piccoli e poveri ma a noi
la Duna non ci sarebbe mai venuta in mente». Assai sarcastico, su
Twitter, il commento di Leonardo Pieraccioni: «Marchionne quando ha
detto "è piccola, povera" parlava davvero di Firenze o era il nuovo
slogan x la Punto?».gradesella
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