ROMA - Ancora una flessione
della produzione industriale a settembre, con un -5,6% rispetto allo
stesso mese del 2011 ed un -0,3% rispetto ad agosto. Nel terzo
trimestre, si legge nell'indagine rapida del Centro Studi di
Confindustria, il calo è stato dello 0,9% rispetto al secondo.
"Il livello dell'attività industriale è molto basso e lontano da quello precrisi", spiega il Csc, sottolineando come comunque "i cali su base trimestrale si sono andati attenuando dall'inizio del 2012".
"Il Csc - si legge - rileva un calo della produzione industriale dello 0,3% in settembre su agosto, quando è stata stimata una variazione nulla sul mese precedente. In base a tali stime nel terzo trimestre l'attività é diminuita dello 0,9% sul secondo. Il trascinamento al quarto é di -0,2%".
Un quadro non positivo, ma, sottolinea il centro studi degli industriali, "i cali su base trimestrale si sono andati attenuando dall'inizio del 2012 e, se le stime del CSC verranno confermate dai dati ufficiali, la variazione durante l'estate sarà la meno negativa da un anno". Il calo su base mensile "é calcolato sui dati corretti per i giorni lavorativi che quest'anno sono risultati due in meno non solo rispetto all'anno precedente ma anche rispetto al normale calendario. Ciò può avere artificiosamente alzato la statistica dell'attività in settembre e, conseguentemente, potrebbe influenzare in negativo quella di ottobre".
Anche gli ordini in volume "sono stimati in decremento: -0,6% su agosto e -1,3% sui dodici mesi. Il mese scorso erano diminuiti dello 0,9% su luglio e dell'1,0% annuo". Infine, anche se "i recenti indicatori anticipatori hanno smesso di peggiorare", restano comunque "sui minimi dall'inizio del 2009".
CASA: CGIL,3 MLN FAMIGLIE IN DISAGIO,SPESE OLTRE 40% REDDITO - Quasi un milione di nuovi poveri; 1.247.000 disoccupati in più; 421.000 nuovi cassa integrati: sono i numeri che hanno allargato l'area del disagio sociale ed economico presente in Italia.
La causa, segnala la Cgia di Mestre che ha curato l'analisi, è la crisi economica che, a partire dal 2007, ha aumentato a dismisura la povertà assoluta, i senza lavoro e i cassa integrati a zero ore, con un effetto fortemente negativo sui consumi delle famiglie, in calo del 4.4%.
Oltre a peggiorare le condizioni di vita delle fasce sociali più deboli del Paese, questa situazione di difficoltà ha fatto aumentare la spesa pubblica a sostegno di queste persone e diminuire i consumi. Tra il 2007 e l'anno in corso, i consumi reali delle famiglie italiane, al netto dell'inflazione, hanno registrato una flessione del 4,4%. Una contrazione che, chiaramente, ha avuto delle ripercussioni negative sui bilanci economici dei piccoli commercianti e degli artigiani.
"Visto che nel 2012 è prevista una contrazione del Pil attorno al 2,5%, mentre nel 2013 la caduta dovrebbe attestarsi attorno allo 0,2% - osserva il segretario degli Artigiani di Mestre Giuseppe Bortolussi - è evidente che l'area del disagio socio-economico è destinata ad allargarsi, soprattutto nel Mezzogiorno che, sino adesso, è stata la ripartizione geografica che ha subito maggiormente gli effetti negativi della crisi".
"Cosi come ci segnala sovente l'Istat - conclude Bortolussi - la povertà assoluta tende ad aumentare nelle famiglie monoreddito con un alto numero di figli o in quelle dove la persona di riferimento non risulta occupata. Visto che ci troviamo di fronte ad una crisi che è legata in particolar modo al calo dei consumi, se non verranno prese delle misure che consentiranno di lasciare più soldi in tasca alle famiglie italiane, difficilmente potranno ripartire gli acquisti, la produzione industriale e di riflesso l'occupazione". Dalla Cgia fanno notare che i dati relativi alla povertà assoluta si riferiscono al periodo che va dal 2007 al 2011 (ultimo dato disponibile).
CASA:CGIL,3 MLN FAMIGLIE IN DISAGIO,SPESE OLTRE 40% REDDITO - Oltre tre milioni di famiglie italiane spendono più del 40% del proprio reddito per far fronte alle spese dell'abitazione a fronte dei 2,4 milioni nel 2010, una soglia di fatto difficilmente sostenibile. Lo afferma la Cgil in uno studio nel quale si sottolinea che l'incidenza media delle spese legate alla casa è passata dal 28,4% del 2010 al 31,1% per il 2012. "Un impennata - scrive la Cgil - frutto dei rincari delle utenze, della tassa Imu, del peso dei mutui e del reale valore degli affitti".
Ciò che desta particolare preoccupazione - sottolinea il sindacato - è la quota di famiglie, rispetto al valore medio, per le quali l'incidenza della spesa per l'abitazione sul reddito supera il 40%. "La stima relativa al 2010 individuava in quasi 2,4 milioni le famiglie in condizione di serio disagio - prosegue la Cgil- quelle cioé per le quali le spese per l'abitazione pesavano per oltre il 40% sul reddito disponibile. Oggi per effetto degli incrementi registrati nel corso dell'anno per quanto riguarda le spese dell'abitare, le famiglie in serio disagio sono circa tre milioni".
Ad incidere pesantemente sul bilancio familiare sono infatti le spese legate all'affitto o al mutuo, "che determinano difficoltà crescenti e un'incidenza sul reddito insostenibile", osserva la responsabile Politiche abitative della Cgil, Laura Mariani. Quasi una famiglia su due di quelle proprietarie di abitazione con un mutuo in corso - precisa - attualmente fa fatica o ha forti difficoltà nel pagamento delle rate; più della metà delle famiglie in locazione dichiara eccessivamente gravoso il carico dell'affitto. I costi dell'abitazione, maggiorati di circa 400 euro in più rispetto allo scorso anno, incidono sempre di più quindi sui bilanci delle famiglie, mentre si avvicina il saldo dell'Imu.
Quest'ultima dovrà essere versata in base alle aliquote comunali che risultano essere mediamente più alte di quelle con cui è stato calcolato l'acconto: "un'ulteriore stagnata che peserà soprattutto sui cittadini con redditi più bassi, lavoratori e pensionati", denuncia Mariani puntando il dito contro "l'Imu e la sua mancanza di progressività" e rivendicando risposte "per le crescenti difficoltà dei cittadini, sapendo che gli alti costi legati all'abitare incidono soprattutto sulle fasce più deboli".
CRISI: -26.000 IMPRESE UNDER 35 IN ANNO, MA RISORGE CAMPAGNA - La crisi ha provocato in Italia una strage in un solo anno di 26.000 imprese condotte da giovani under 35 anni in tutti i settori produttivi. E' quanto emerge da un'analisi Coldiretti-Swg.
Sono quasi 697.000 le imprese giovanili che hanno resistito alle difficoltà economiche, la maggioranza delle quali - sottolinea Coldiretti - opera nel commercio e nei servizi di alloggio e ristorazione (251.000), nel manifatturiero e nelle costruzioni (182.000) e nell'agricoltura (62.000). (ANSA)
"Il livello dell'attività industriale è molto basso e lontano da quello precrisi", spiega il Csc, sottolineando come comunque "i cali su base trimestrale si sono andati attenuando dall'inizio del 2012".
"Il Csc - si legge - rileva un calo della produzione industriale dello 0,3% in settembre su agosto, quando è stata stimata una variazione nulla sul mese precedente. In base a tali stime nel terzo trimestre l'attività é diminuita dello 0,9% sul secondo. Il trascinamento al quarto é di -0,2%".
Un quadro non positivo, ma, sottolinea il centro studi degli industriali, "i cali su base trimestrale si sono andati attenuando dall'inizio del 2012 e, se le stime del CSC verranno confermate dai dati ufficiali, la variazione durante l'estate sarà la meno negativa da un anno". Il calo su base mensile "é calcolato sui dati corretti per i giorni lavorativi che quest'anno sono risultati due in meno non solo rispetto all'anno precedente ma anche rispetto al normale calendario. Ciò può avere artificiosamente alzato la statistica dell'attività in settembre e, conseguentemente, potrebbe influenzare in negativo quella di ottobre".
Anche gli ordini in volume "sono stimati in decremento: -0,6% su agosto e -1,3% sui dodici mesi. Il mese scorso erano diminuiti dello 0,9% su luglio e dell'1,0% annuo". Infine, anche se "i recenti indicatori anticipatori hanno smesso di peggiorare", restano comunque "sui minimi dall'inizio del 2009".
CASA: CGIL,3 MLN FAMIGLIE IN DISAGIO,SPESE OLTRE 40% REDDITO - Quasi un milione di nuovi poveri; 1.247.000 disoccupati in più; 421.000 nuovi cassa integrati: sono i numeri che hanno allargato l'area del disagio sociale ed economico presente in Italia.
La causa, segnala la Cgia di Mestre che ha curato l'analisi, è la crisi economica che, a partire dal 2007, ha aumentato a dismisura la povertà assoluta, i senza lavoro e i cassa integrati a zero ore, con un effetto fortemente negativo sui consumi delle famiglie, in calo del 4.4%.
Oltre a peggiorare le condizioni di vita delle fasce sociali più deboli del Paese, questa situazione di difficoltà ha fatto aumentare la spesa pubblica a sostegno di queste persone e diminuire i consumi. Tra il 2007 e l'anno in corso, i consumi reali delle famiglie italiane, al netto dell'inflazione, hanno registrato una flessione del 4,4%. Una contrazione che, chiaramente, ha avuto delle ripercussioni negative sui bilanci economici dei piccoli commercianti e degli artigiani.
"Visto che nel 2012 è prevista una contrazione del Pil attorno al 2,5%, mentre nel 2013 la caduta dovrebbe attestarsi attorno allo 0,2% - osserva il segretario degli Artigiani di Mestre Giuseppe Bortolussi - è evidente che l'area del disagio socio-economico è destinata ad allargarsi, soprattutto nel Mezzogiorno che, sino adesso, è stata la ripartizione geografica che ha subito maggiormente gli effetti negativi della crisi".
"Cosi come ci segnala sovente l'Istat - conclude Bortolussi - la povertà assoluta tende ad aumentare nelle famiglie monoreddito con un alto numero di figli o in quelle dove la persona di riferimento non risulta occupata. Visto che ci troviamo di fronte ad una crisi che è legata in particolar modo al calo dei consumi, se non verranno prese delle misure che consentiranno di lasciare più soldi in tasca alle famiglie italiane, difficilmente potranno ripartire gli acquisti, la produzione industriale e di riflesso l'occupazione". Dalla Cgia fanno notare che i dati relativi alla povertà assoluta si riferiscono al periodo che va dal 2007 al 2011 (ultimo dato disponibile).
CASA:CGIL,3 MLN FAMIGLIE IN DISAGIO,SPESE OLTRE 40% REDDITO - Oltre tre milioni di famiglie italiane spendono più del 40% del proprio reddito per far fronte alle spese dell'abitazione a fronte dei 2,4 milioni nel 2010, una soglia di fatto difficilmente sostenibile. Lo afferma la Cgil in uno studio nel quale si sottolinea che l'incidenza media delle spese legate alla casa è passata dal 28,4% del 2010 al 31,1% per il 2012. "Un impennata - scrive la Cgil - frutto dei rincari delle utenze, della tassa Imu, del peso dei mutui e del reale valore degli affitti".
Ciò che desta particolare preoccupazione - sottolinea il sindacato - è la quota di famiglie, rispetto al valore medio, per le quali l'incidenza della spesa per l'abitazione sul reddito supera il 40%. "La stima relativa al 2010 individuava in quasi 2,4 milioni le famiglie in condizione di serio disagio - prosegue la Cgil- quelle cioé per le quali le spese per l'abitazione pesavano per oltre il 40% sul reddito disponibile. Oggi per effetto degli incrementi registrati nel corso dell'anno per quanto riguarda le spese dell'abitare, le famiglie in serio disagio sono circa tre milioni".
Ad incidere pesantemente sul bilancio familiare sono infatti le spese legate all'affitto o al mutuo, "che determinano difficoltà crescenti e un'incidenza sul reddito insostenibile", osserva la responsabile Politiche abitative della Cgil, Laura Mariani. Quasi una famiglia su due di quelle proprietarie di abitazione con un mutuo in corso - precisa - attualmente fa fatica o ha forti difficoltà nel pagamento delle rate; più della metà delle famiglie in locazione dichiara eccessivamente gravoso il carico dell'affitto. I costi dell'abitazione, maggiorati di circa 400 euro in più rispetto allo scorso anno, incidono sempre di più quindi sui bilanci delle famiglie, mentre si avvicina il saldo dell'Imu.
Quest'ultima dovrà essere versata in base alle aliquote comunali che risultano essere mediamente più alte di quelle con cui è stato calcolato l'acconto: "un'ulteriore stagnata che peserà soprattutto sui cittadini con redditi più bassi, lavoratori e pensionati", denuncia Mariani puntando il dito contro "l'Imu e la sua mancanza di progressività" e rivendicando risposte "per le crescenti difficoltà dei cittadini, sapendo che gli alti costi legati all'abitare incidono soprattutto sulle fasce più deboli".
CRISI: -26.000 IMPRESE UNDER 35 IN ANNO, MA RISORGE CAMPAGNA - La crisi ha provocato in Italia una strage in un solo anno di 26.000 imprese condotte da giovani under 35 anni in tutti i settori produttivi. E' quanto emerge da un'analisi Coldiretti-Swg.
Sono quasi 697.000 le imprese giovanili che hanno resistito alle difficoltà economiche, la maggioranza delle quali - sottolinea Coldiretti - opera nel commercio e nei servizi di alloggio e ristorazione (251.000), nel manifatturiero e nelle costruzioni (182.000) e nell'agricoltura (62.000). (ANSA)
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