martedì 28 gennaio 2014

IL POKER DI SCARONI, IL BIS DI DE PASQUALE.



“Mi piacerebbe”. L’amministratore delegato dell’Eni, Paolo Scaroni, oggi ha risposto così, nel corso di Mix24 su Radio 24, alla domanda su un eventuale rinnovo del suo mandato, il quarto, ai vertici del gruppo petrolifero nella prossima primavera.
L’ambizione è legittima. Ma curiosa per due ordini di motivi. La frase è stata detta alla radio de Il Sole 24 Ore: il quotidiano è di proprietà di Confindustria. E dell’associazione degli industriali presieduta da Giorgio Squinzi, oggi, il primo associato in termini di contributo economico è proprio l’Eni. Non a caso Scaroni ha vinto la partita per la presidenza di Assolombarda, la più importante federazione territoriale di Confindustria, sostenendo la candidatura alla presidenza di Gianfelice Rocca. L’industriale è infatti numero uno di Techint, grande gruppo di engineering, dove Scaroni ha lavorato. Insomma, Scaroni ha detto che si ricandida al poker alla guida del cane a sei zampe parlando a un giornale che, per larga parte, è suo.
E lo ha detto, seconda curiosità, a 24 ore di distanza dall’essere stato indicato come a conoscenza della tangente di 180 milioni pagata da Saipem, per ottenere dei contratti pari a 11 miliardi in Algeria. Un ruolo lo ha avrebbe avuto Pierfranco Tali, dimissionato amministratore delegato Saipem. E uno anche l’ex direttore finanziario della società, Alessandro Bernini. Ma, soprattutto, la regia attenta sulla trattativa per portare a casa tra il 2007 e il 2011, sette contratti con l’ente energetico algerino, sarebbe stata del numero uno del gruppo Eni. L’accusa a Scaroni è arrivata, davanti ai giudici di Milano, da Pietro Varone, fino a un anno fa direttore operativo Saipem, poi indagato per corruzione internazionale e infine arrestato.
Altre due coincidenze curiose: vent’anni fa, nel 1993, la testa di Gabriele Cagliari rotolò dalla presidenza dell’Eni proprio perché le indagini iniziarono da Saipem, che scoperchiò la sentìna dei fondi neri gestiti da Pierfrancesco Pacini Battaglia tramite la banca svizzera Karfinco. Allora, come oggi, accanto al pm-star Antonio Di Pietro c’era Fabio De Pasquale. Il giudice che ha svolto le indagini sui fondi neri di Mediaset che sono costate la carica di senatore a Silvio Berlusconi. E che su Scaroni pare intenzionato a fare il bis.

http://andreagiacobino.wordpress.com/2013/12/06/783/

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