mercoledì 15 gennaio 2014

Gli attacchi reazionari al decreto "svuotacarceri"

Qualche giorno fa, Grillo, ha ospitato nel suo blog un articolo(*) del giornalista Nicola Biondo contro il decreto chiamato, a torto, “svuota carceri”. Lo ha definito un “indulto mascherato”, un decreto che farebbe uscire i delinquenti, mafiosi, stupratori e assassini, un decreto che potrebbe indurre a pensare, parole sue, che “quasi quasi farsi arrestare conviene”.
Insomma un articolo che ha un lessico appartenente alle forze conservatrici le quali speculano sulla paura e l’ignoranza della maggior parte delle persone sul tema delicato delle carceri. La paura, quella sensazione di incertezza che affligge la nostra epoca post moderna, globalizzata e piena di diseguaglianze sociali. Nonostante viviamo nel mondo occidentale ove senza dubbio la società è più sicura rispetto ai Paesi in via di sviluppo, noi siamo perennemente bombardati da messaggi che incitano all’incolumità individuale, in un mondo sempre più incerto e imprevedibile e dunque potenzialmente pericoloso: abbiamo in questo modo la percezione dell’insicurezza.
I professionisti della paura hanno la capacità di far leva su questo per poter inculcare alla gente l’idea che non esiste la “certezza della pena”. Luogo comune che prima veniva incoraggiato dalle destre, ed ora anche da coloro che si reputano “progressisti”. Abbiamo l’esempio dell’arcigno e reazionario Travaglio che utilizza la strategia del terrore (dire, come fa lui, che fare leggi che limitino la custodia cautelare rende più pericolosa la società è creare “terrore” tra le persone) per aizzare le persone contro qualsiasi flebile riforma che verta a rendere civile il nostro martoriato e inguaribile Paese. Uno come lui sarebbe stato un ottimo consulente della Thatcher o di Cossiga durante le emanazioni delle leggi emergenziali contro i disordini e il terrorismo.
Ma ritorniamo all’articolo allarmistico di Nicola Biondo (ora responsabile alla comunicazione delMovimento 5 Stelle). In pratica asserisce che sia scandalosa la “liberazione anticipata” perché libererebbe pericolosi criminali: non è vero perché innanzitutto non c’è nessun automatismo visto che sarà sempre a discrezione del Magistrato di Sorveglianza. Inoltre questa concessione risulterà difficile per chi ha commesso alcuni reati di grave identità, e infatti il decreto recita così: “Ai condannati per taluno dei delitti previsti dall’articolo 4 bis della legge 26 luglio 1975, n. 354 la liberazione anticipata può essere concessa nella misura di settantacinque giorni, a norma dei commi precedenti, soltanto nel caso in cui abbiano dato prova, nel periodo di detenzione, di un concreto recupero sociale, desumibile da comportamenti rivelatori del positivo evolversi della personalità”.
Tengo a precisare che il sottoscritto è molto critico rispetto a questa concessione in cambio del “buon comportamento” dei detenuti. Una mia critica che è agli antipodi della visione giustizialista e legalitaria: la ritengo un’arma a doppio taglio visto che il detenuto che protesta contro il degrado e le vessazioni sarà penalizzato, e se vorrà godere dei benefici (la legge Gozzini) dovrà stare mansueto. Un modo di controllo sociale della popolazione carceraria, quella concezione di ordine che fa parte dell’etica, sempre più fascista, dello Stato: dividere gli esseri umani in «desiderabili» e «indesiderabili».
Il giornalista Nicola Biondo in sostanza non dà nessuna informazione sul decreto “svuotacarceri”, ma subdolamente fa disinformazione mischiando elementi veri con quelli falsi. Accenna ai braccialetti elettronici dicendo una cosa vera: c’è un enorme business con la Telecom, l’azienda produttrice. Però non spiega le cose come stavano, e quindi si prende il lusso di criticare il decreto che punta al loro utilizzo. Ma spieghiamo meglio, magari partendo dall’origine. ll business dei braccialetti nasce nel 2001 da un accordo di due illustri membri dell’allora governo Amato: l’ex ministro dell’Interno, Enzo Bianco, e l’ex Guardasigilli, Piero Fassino, oggi sindaco di Torino. Ma dei ben 400 dispositivi elettronici che il Viminale ha noleggiato dalla Telecom, solo 11 sono stati utilizzati: in poche parole, per una decina di braccialetti utilizzati si impone una spesa pubblica di circa 11 milioni di euro all’anno per un affare complessivo da 110 milioni di euro. Uno spreco abnorme. Quindi ben venga che con il decreto si punti ad utilizzare i braccialetti elettronici per gli arresti domiciliari, salvo che il Giudice non lo ritenga necessario (Art.1).
L’articolo di Nicola Biondo è privo di raziocinio, è solamente un’ espressione di livore e rigurgito che assomiglia a quello di un tipico leghista. Forse molte persone confondono lo “Stato di Diritto” con lo “Stato delle manette”. Sciascia lo disse tanti anni fa: “Se al simbolo della giustizia – osservava da autentico veggente – si sostituisse quello delle manette, saremmo perduti irrimediabilmente, come nemmeno il fascismo è riuscito. E si parla tanto di manette, oggi, tante se ne vedono sui giornali o sui teleschermi: oggetti che magari saranno necessari ma ciò non toglie che siano sgradevoli a vedersi e quando simbolicamente agitate sono ripugnanti”.
PS: per chi volesse documentarsi meglio ed esercitare la propria coscienza critica vi invito a leggere il testo del decreto.

Articolo pubblicato su "Gli Altri"

Autore

l’incarcerato

l'incarcerato





http://www.agoravox.it/Gli-attacchi-reazionari-al-decreto.html

(*)La Cancellieri e l'indulto mascherato

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"Hai vissuto in un territorio invaso dall'immondizia, dai veleni sversati da imprenditori senza scrupoli e mafiosi, il fisco ti ha perseguitato, le banche ti hanno tartassato con tassi da usura, il parlamentare della tua zona o il tuo sindaco hanno stretto patti immondi ma non hanno fatto nulla per i servizi essenziali, per la sicurezza dei cittadini, per i loro diritti?
Tranquillo, nessuno ti chiederà scusa o si sognerà mai di darti un indennizzo.
Se però sei un politico, un mafioso, uno stupratore, un amministratore pubblico e stai in carcere per qualcuno di questi reati, allora è la tua occasione: puoi finalmente chiedere un indennizzo e sopratutto uno sconto di pena! Questa è l'ultima trovata del governo Letta e del Ministro Cancellieri.
L'ennesimo decreto della vergogna è stato licenziato dal governo il 23 dicembre e battezzato in neolingua "svuotacarceri". In realtà, è il solito indulto mascherato che riguarderà mafiosi, stupratori, assassini e compagnia bella. Basta – recita il decreto – che "abbiano dato prova di partecipare all'opera di rieducazione". Immaginiamo che partecipazione.
Quindi, con l'obiettivo di "svuotare le carceri", il governo vara un principio che non ha eguali al mondo: "il rimedio compensativo". Come a dire, "Io, Stato italiano, ti ho fatto vivere in carceri fatiscenti, ho leso i tuoi diritti di detenuto, non ho fatto nulla per farti vivere decentemente? E allora ti libero prima!" Un mazzo di fiori per scusarsi non è ancora previsto, ma confidiamo nella sensibilità del governo. E non finisce qui: qualsiasi detenuto che presenti un esposto causerà l'immediata apertura di un procedimento che, viste le condizioni di quasi tutte le carceri, costringerebbe lo Stato a pagare un indennizzo. Quasi quasi farsi arrestare conviene.
Aumentando le liberazioni anticipate si produrrà effettivamente un indulto mascherato, liberando pericolosi criminali prima del tempo. Addirittura peggio dell'indulto, perché applicabile a tutti i reati e non suscettibile di revoca. Tutto ciò per tamponare le condanne dell'Europa per le condizioni delle carceri italiane. Ma soprattutto per mascherare le inefficienze del Piano carceri del Governo con 470 milioni di euro bloccati da 4 anni in una contabilità speciale (1500 posti di lavoro nel settore dell'edilizia in meno) e continuare a insabbiare i dati truccati e falsi già forniti dal Commissario straordinario per le carceri – nominato da Napolitano - e dalla Cancellieri al Parlamento. Un piano carceri che ha a disposizione 500 milioni di euro e che in due anni ha inaugurato zero nuovi posti – come più volte denunciato dal M5S. I loro disastri li pagheremo noi. Sarà un'indulto mascherato per migliaia di pericolosi criminali e per la prima volta, questa liberazione anticipata "speciale" riguarderà i mafiosi. Ovviamente il governo non ci mette la faccia se qualcuno di questi "scarcerandi" commetterà un reato dopo l'uscita, perché tutto è scaricato sui giudici di sorveglianza: colpa loro se non liberano, colpa loro se liberano un futuro delinquente.
Con la nuova formula infatti, a gioire saranno anche "i picciotti" arrestati a partire dal gennaio 2010: in 6 anni, fino al 2015 come prevede il decreto, accumuleranno uno sconto di ben 900 giorni, quasi due anni e mezzo! E uscirà prima anche Totò Cuffaro, con un ulteriore sconto di oltre un anno.
Il decreto permetterà anche una serie infinita di "favoritismi" ai soliti amici, il che non guasta mai. Lavoro esterno dei detenuti esentasse, di cui godranno quasi totalmente imprese vicine a Comunione e Liberazione; e poi i "braccialetti d'oro", quei prodigiosi arnesi tecnologici per impedire la fuga che ci sono costati finora un occhio della testa, tramite succosi appalti a quella Telecom che ha poi magicamente assunto il figlio della Cancellieri. Un appalto da 512 milioni di euro sottoscritto proprio dalla Cancellieri, quando occupava il Viminale, e annullato dal Tar secondo cui la convenzione con la Telecom restava efficace fino al 31 dicembre 2013. Capito? Il decreto del Ministro di Giustizia Cancellieri "salva" l'appalto deciso dal Ministro dell'Interno Cancellieri nel 2011. Perché con lo "svuota carceri" i braccialetti diventano adesso uno strumento necessario per i quali si chiede "una maggiore disponibilità". E, probabilmente, senza questo decreto dal primo gennaio 2014 Telecom avrebbe perso il contratto del "braccialetto d'oro". Ma almeno un'ingiustizia con questo decreto è stata sanata: per fottersene della giustizia non serve più il cellulare della Cancellieri, basta applicare il suo decreto." Nicola Biondo


http://www.beppegrillo.it/2014/01/la_cancellieri_e_lindulto_mascherato.html

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