Teatro giapponese burattini debutta in Italia, Bunraku a Roma
Prima assoluta all'Argentina 4 ottobre con dramma amanti suicidi
Japanese Bunraku puppet theatre
bunraku
Japanese Bunraku puppet theatre
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Japanese Bunraku puppet theatre
( di Manuela Correra)
Vanta una storia di oltre trecento anni e ora, per la prima volta, 'debutta' in Italia: è il tradizionale teatro giapponese dei burattini, il 'Bunraku', che arriva a Roma in anteprima assoluta con una delle opere più famose di questa espressione artistica. Al teatro Argentina, il 4 e 5 ottobre, debutta infatti lo spettacolo bunraku 'Sonezaki shinju', ovvero 'Doppio suicidio d'amore a Sonezaki', con la regia e direzione artistica di Sugimoto Hiroshi, fotografo e artista contemporaneo di fama internazionale che ne ha curato anche la produzione. Si tratta di un capolavoro del teatro bunraku nella versione integrale originale scritta dal drammaturgo Chikamatsu Monzaemon (1653-1724).
Lo spettacolo, presentato a Roma per il 50/mo anniversario della fondazione dell'Istituto Giapponese di Cultura, è inserito in una tournée europea che toccherà anche le città di Madrid e Parigi. 'Doppio suicidio d'amore a Sonezaki' è un classico del teatro bunraku, la forma più raffinata del teatro di figura in Giappone; un genere che vanta una storia pluricentenaria e che rappresenta - insieme al kabuki e al noh - una delle tre maggiori espressioni artistiche nell'ambito delle arti performative giapponesi, riconosciuta come bene intangibile del Paese e designata dall'Unesco come Patrimonio Immateriale dell'Umanità. Come recita anche la campagna che accompagna questo debutto, l'opera ''parla una lingua che tutti conosciamo, quella dell'amore''.
La storia - che narra di due amanti suicidi, Ohatsu e Tokubei, ed è stata portata per la prima volta in scena ad Osaka nel 1703 - trae spunto da un episodio di cronaca. Un commesso, Tokubei, e la sua amante Ohatsu, una cortigiana, impossibilitati a portare a compimento il proprio amore, ostacolato dalle rigide regole sociali del tempo, non vedono altra soluzione che quella di un doppio suicidio. ''L'aldilà è uno dei grandi temi della religione Buddhista: dopo la morte si raggiunge la Terra Pura Jodo - spiega il regista Sugimoto Hiroshi - che corrisponde al paradiso. Un uomo e una donna si amano, ma sono costretti a rinunciare al loro sogno a causa delle differenze sociali. Decidono di uccidersi, consapevoli che il Buddha li accoglierà in paradiso, riconoscendo nella morte la profondità del loro sentimento. Questo è il pensiero del buddhismo giapponese della Terra Pura: è un'idea di amore molto diversa da quella cristiana ed è proprio per questo che mi sembra interessante proporla". La ''magia del Bunraku - sottolinea il regista - consiste nel fatto che oggetti inanimati prendono improvvisamente vita. Il palcoscenico è quasi totalmente oscurato e così i burattini si animano come fossero persone vere''. Una tradizione antichissima, quella del Bunraku, che oggi rischi di scomparire: per diventare attori di Bunraku e manovratori di burattini occorrono almeno 10-15 anni di esperienza, spiegano gli attori, ed ogni anno sono in media una decina i giovani che intraprendono lo studuio di questa arte teatrale, ma non più di due o tre riescono a portare a termine questo difficle percorso. L'interpretazione del dramma è affidata a due burattini, accompagnati sulla scena da una voce narrante, e dal suono peculiare dello shamisen (strumento a tre corde). Si muoveranno sul palco capitolino come veri attori, manovrati da burattinai capaci di dare un'anima alle loro creature, trasformando la scena in un luogo 'magico'. La prima romana sarà uno spettacolo 'unico', come sottolinea il direttore dell'Istituto giapponese di cultura MatsunagaFumio, ''anche perchè il maestro suonatore di shamisen, Tsurusawa Seisuke, è stato nominato 'tesoro vivente nazionale del Giappone' per la maestria con cui padroneggia lo strumento, la cui melodia è parte fonda,mentale dello spettacolo stesso''.
(ANSA)
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