giovedì 31 ottobre 2013

Ansaldo nucleare, Stato indichi deposito scorie

Bratti (Pd), grave non aver deciso dove stoccarle in sicurezza


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"I rifiuti radioattivi non sono solo quelli provenienti dalle centrali ma anche quelli prodotti dagli ospedali e dal mondo della ricerca e dalle industrie, che impiegano tecniche nucleari per svariati processi". Lo ha detto l'a.d. di Ansaldo nucleare Roberto Adinolfi parlando - in audizione alle commissioni riunite Industria e Ambiente alla Camera - della necessità per il nostro Paese di avere un deposito per i rifiuti radioattivi.

"Anche l'Italia deve affrontare questo momento - ha spiegato Adinolfi a proposito del deposito - come un compito che uno Stato moderno deve darsi. Un deposito a bassa e media attività verrebbe occupato per i 2/3 da materiale proveniente dalle centrali e per il resto materiali provenienti da altre attività".

"Il deposito superficiale per rifiuti a media e bassa intensità - ha aggiunto l'a.d. di Ansaldo nucleare - è un'opportunità" per il nostro Paese che riguarda "non solo lo smantellamento delle centrali nucleari ma anche il campo biomedicale e industriale".

Poi Adinolfi osserva come sia "importante associare al deposito un parco tecnologico per la ricerca"; anche se le "nostre aziende hanno bisogno di tempi brevi, non compatibili con i tempi" che richiede l'individuazione e la costruzione del deposito.

Bratti(Pd),accelerare costituzione deposito scorie "Occorre accelerare la costituzione del deposito temporaneo unico. E' molto grave che ad oggi non sia ancora stato deciso dove stoccare in sicurezza le scorie radioattive". E' quanto afferma in una nota il deputato del Pd ed Ecodem Alessandro Bratti, a margine dell'audizione tenuta oggi presso le Commissioni Attività produttive e Ambiente durante la quale sono stati ascoltati i rappresentanti di Ispra, nell'ambito di un'indagine conoscitiva in relazione alla discussione di una risoluzione sulla messa in sicurezza dei rifiuti radioattivi.

"Oggi - rileva Bratti - ci è stato detto che la Francia non è più disponibile ad accettare le nostre scorie per il riprocessamento perché non crede che il nostro Paese stia organizzandosi per gestire il ritorno di questi rifiuti. Anche da Shellafield in Inghilterra dove sono state lavorati i nostri rifiuti ci chiedono di riprenderli al più presto. L'Italia ha detto no al nucleare ma questo non significa che il nostro Paese non si debba attrezzare per gestire le scorie che provengono dai vecchi impianti e quelle a bassa radioattività che si continuano a produrre giornalmente ad esempio nelle strutture sanitarie".

(ANSA)

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