domenica 29 settembre 2013

Parolisi: io innocente, volevo bene a Melania

L'ex caporalmaggiore parla in aula e per la prima volta rivolge lo sguardo verso la famiglia Rea



di Berardino Santilli
''L'ho tradita ma le volevo bene, non sono un assassino. Sono innocente''. Parla Salvatore Parolisi, in una dichiarazione spontanea, proprio a inizio della seconda udienza del processo in Corte d'Assise d'Appello, che si svolge a porte chiuse, all'Aquila, oggi con la parola alla difesa. ''Non era lì, sul luogo dell'omicidio, la ricostruzione del giudice dopo le 14:55 non regge'', dice uno dei due legali della difesa, Walter Biscotti. In aula l'attenzione è sugli sguardi. ''Per la prima volta ha indirizzato il suo sguardo verso di noi, dopo due anni non so come ha fatto. Il tutto per ringraziarci del fatto che noi facciamo tutto per la bambina'', riferisce il fratello di Melania, Michele. Ha chiesto scusa ''a tutti'', Parolisi. Ma le scuse ai Rea non servono: ''È indifendibile'', ha detto papà Gennaro. Mentre Parolisi parlava, i suoi occhi hanno indugiato in molti frangenti sui familiari della moglie e questo, secondo alcune informazioni apprese, avrebbe portato il presidente della Corte a richiamare il caporalmaggiore. Su di lui pesa una condanna all'ergastolo nell'ottobre 2012 per il delitto della moglie, il 18 aprile del 2011, il cui corpo fu trovato nel boschetto di Ripe di Civitella del Tronto (Teramo).
La conferma della condanna è stata chiesta dal pg Romolo Como nella prima giornata dell'Appello. Per l'avvocato della famiglia Rea, Mauro Gionni, ''la dichiarazione è stata la solita cosa, un piagnucolare senza lacrime con Parolisi che dice sono un traditore, ma non sono un assassino e che chiede scusa a tutti, un intervento irrilevante processualmente''. Di parere opposto l'avvocato Biscotti: ''Ha parlato con il cuore dicendo quello che sente, si è rivolto ai parenti con un' emozione fortissima parlando al cuore soprattutto per la bambina alla quale tiene moltissimo''. Dal punto di vista processuale, riferisce Biscotti, ''abbiamo dimostrato, proprio attraverso la documentazione di orari, di celle, di testimonianze, di telefonate, che non può aver commesso né l'omicidio, né il depistaggio, non era presente sul luogo dell' omicidio perché non c'è niente sul luogo dell' omicidio che può ricondurre a Parolisi''. Ma per Gionni ''ogni indizio fa sempre capo alla stessa persona''. La lunga giornata si è conclusa alle 19.30 dopo circa cinque ore di arringa difensiva dell'avvocato Nicodemo Gentile che ha chiesto l'assoluzione. ''Abbiamo fatto tutto il possibile - ha detto - per ingenerare un dubbio nella corte: è un grande risultato, speriamo ora nel convincimento totale sull'innocenza di Parolisi''. Il pg Romolo Como, all'uscita dall'aula, ha sottolineato che ''le difese hanno insistito su quanto si sapeva, niente di nuovo, ma certamente rifletterò''. La risposta lunedì 30 settembre, con l'ultima udienza d' Appello in calendario dove, con ogni probabilità, si andrà a sentenza.
(ANSA)

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