venerdì 19 aprile 2013

IL GUSTO? SI PUO' MISURARE CON LA RISONANZA MAGNETICA

CiboROMA - Arriva la risonanza magnetica del gusto. A Orvieto dal 3 al 4 giugno si potra' misurare la qualita' agroalimentare, vedendo quali sono le parti del cervello che si attivano degustando un pezzo di formaggio o sorseggiando un bicchiere di vino.

''Se il consumatore vedra' con i propri occhi quello che succede alla sua testa, forse sara' piu' semplice far capire che una sana e corretta alimentazione non e' essenziale solo per il corpo, ma anche per la mente''. E' il presidente della Fondazione Qualivita, Paolo De Castro, a illustrare all'Ansa una delle novita' che caratterizzeranno il secondo Forum Europeo sulla Qualita' Alimentare, un momento di confronto a tutto tondo in cui verra' declinato il concetto di qualita'.

Si va dalla fase della produzione a quella di tutta la filiera, dalla percezione e l' educazione con particolare attenzione per il marketing, al ruolo fondamentale che devono ricoprire le istituzioni. Il tutto si traduce in quattro gruppi di lavoro: comunicazione, educazione, alleanze e regole. Qualita', un termine ormai così abusato.

''Oggi c'e' tanta confusione. Le campagne pubblicitarie ormai sono in grado di trasmettere valori e sensazioni immateriali percepiti senza essere realmente provati. Una buona strategia di marketing puo' davvero trasformare un prodotto di bassa qualita' in un'eccellenza di mercato''.

E' una questione di educazione alimentare. ''Certamente, e piu' avremo consumatori educati, che sanno riconoscere quello che mangiano, piu' avremo possibilita' di vincere la sfida della globalizzazione. E' l'unica arma che abbiamo e ognuno deve attivarsi per la propria parte. Se manca la percezione della distintivita' tra un prodotto e l'altro, vincera' sempre chi produce a prezzi piu' bassi e quindi non l'Italia. Certo, il made in Italy costa di piu', ma perche' vale di piu'. I nostri prodotti sono mediamente piu' buoni, piu' curati, sottoposti a maggiori controlli e godono di una tipicizzazione che li rende unici. E tutto questo si paga, il giusto ma si deve pagare. Ad un patto: che si spieghi al consumatore da dove nascono le differenze di prezzo che poi ritrovano sullo scaffale''.

Ma dove sta la qualita' nella materia prima o nel prodotto finito? ''E' un primato conteso tra agricoltori, industriali e commercio''. La grande distribuzione resta un tasto dolente in Italia. ''Se vogliamo trasformare in opportunita' i prodotti del territorio, dobbiamo dedicare piu' tempo alla parte commerciale.

Ci siamo sempre preoccupati di produrre al meglio, ma non a come vendere il prodotto. Un tema questo che coinvolge tutto il sistema-Paese; basti pensare che in Italia abbiamo 23 facolta' di agraria, mentre in Francia ce ne sono appena 6, mentre non abbiamo o quasi scuole di marketing agroalimentare. Ci sono agricoltori che producono ottimi pomodori, pensando che poi qualcuno si occupera' di venderli. Se non arrivi allo scaffale e' tutto inutile''.

E questo perche' succede? ''Per carenza culturale, eppure e' proprio la commercializzazione la parte preponderante nella filiera. Siamo nelle mani della grande distribuzione, con cui dobbiamo imparare a conviverci nella maniera migliore, non ci sono alternative. Siamo ancora lontani da fenomeni degli Usa dove la Gdo rappresenta il 92% del mercato o l' 80% del Nord Europa:; in Italia, unico Paese in cui c'e' ancora un piccolo spazio al commercio tradizionale, siamo intorno al 50-55% con una grossa forbice tra Nord e Sud''.

Alleanza dunque soprattutto con gli stranieri, visto che la maggior parte delle catene non sono italiane. ''Per vendere nei supermercati occorre volare a Parigi. Ben venga l'accordo fatto in Puglia per l'uva da tavola con la Coop Italia: in due settimane 600 punti ne hanno venduta per 17.000 tonnellate; un'operazione in cui tutti ci hanno guadagnato. Un episodio che deve fare da apripista a tutte le filiere''. E le istituzioni come si collocano in questo circuito? ''Sono loro che devono garantire la qualita', stabilendo non dazi, ma regole condivise e uguali per tutti, perche' la competitivita' deve essere giocata ad armi pari. Un argomento che verrà affrontato l'ultimo giorno dei lavori''. 

(ANSA)

Nessun commento:

Posta un commento