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La profonda critica (e infine il rifiuto) della società di cui pure era figlio, non fu causata nello studioso francese, da motivi politici. Oggi a Roma un convegno per ricordarne l'opera
Non è certo un autore rasserenante ma, almeno, non fa più paura. Tradotto all'epoca da Julius Evola, pubblicato da case editrici clandestine, o ghettizzate, o militanti a destra, sdoganato da ultimo, sul finire degli anni Settanta, dall'insospettabile Adelphi, René Jean Marie Joseph Guénon, a cinquant'anni dalla morte vede forse finalmente riconosciuta la dignità teorica che gli spetta.
Che c'era, però, di temibile nell'opera dello studioso, tale da turbare le serenità, suscitare paure o indurre alla censura? Il suo stile sembra avere tutte le caratteristiche di quel pensiero che Umberto Eco ha definito «urfascista»: elitario, esoterico, irrazionale antimoderno, contaminato con discipline magiche e misteriosi culti orientali. A confermare simili sospetti basta uno sguardo alla sua biografia.
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