martedì 23 aprile 2013

Aldrovandi: a mamma la cittadinanza di Bologna

 Federico Aldovrandi

 Patrizia Moretti e' scesa in strada con l'immagine del figlio morto, Federico Aldrovandi, durante il presidio della Coisp che ha improvvisato a Ferrara

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Non tanto, non solo, un gesto di affetto verso una mamma che ha perso un figlio. La cittadinanza onoraria che il Comune di Bologna ha conferito a Patrizia Moretti, la mamma di Federico Aldrovandi, è soprattutto il riconoscimento, arrivato stavolta da un pezzo dello Stato, ad una donna che non ha mai smesso di lottare per la ricerca della verità, anche quando un altro pezzo dello Stato stava facendo di tutto perché la verità fosse avvolta, confusa, non scritta.
Nel giugno scorso la Corte di Cassazione ha scritto invece che quattro poliziotti si erano macchiati di eccesso colposo in omicidio colposo nella morte di un ragazzo di 18 anni, condannandoli a tre anni e sei mesi di reclusione. Quella sentenza non ha silenziato polemiche e scontri.
Come quando, un mese fa, un piccolo sindacato autonomo di polizia, il Coisp, decise di manifestare in solidarietà ai quattro poliziotti sotto le finestre dell'ufficio di Patrizia Moretti a Ferrara. E' stato proprio quell'atto che ha convinto il consiglio comunale di Bologna a riparare con un gesto di affetto e di sostegno come la cittadinanza onoraria.
A conferirgliela ci doveva essere anche il ministro dell'Interno Annamaria Cancellieri che però, all'ultimo momento, ha dovuto disdire per il concomitante discorso di Napolitano alle Camere. Il ministro, che nei mesi scorsi aveva incontrato Patrizia Moretti, le ha fatto arrivare un messaggio affettuoso.
"Considero la cittadinanza onoraria che mi ha dato il Comune di Bologna - ha detto la Moretti - come un riconoscimento diffuso, non solo a me, ma a tutte le persone che mi hanno dato molta forza, anche con una semplice parola o con un messaggio, a chi ha creduto che da questa tragedia dovesse arrivare un riconoscimento di giustizia". Ma che sia soprattutto un auspicio per il futuro.
"Loro hanno ammazzato un bambino, un bambino", ripete il padre di Federico, Lino. E poi si lascia andare: "Il mio dolore è pensare al male che può aver captato quella mattina e...non c'eravamo vicino né io né la mamma".
In Lino Aldrovandi, ispettore di polizia municipale e figlio di un carabiniere, l'amore di padre è grande quasi quanto il suo dolore. "Vorrei - spiega - che la verità completa emergesse. Gli unici che possono raccontarla sono i vivi. Spero che qualche vivo e che fa parte della polizia, magari un giorno tiri via quel macigno dalla sua coscienza". 
(ANSA)

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