Sfilata fra i bar chiusi in centro: polemiche e malori
Pisa, 27 maggio 2012 – OLTRE tre ore di corteo. Una
notte in festa. Canapisa 2012, la manifestazione antiproibizionista, si
chiude con settimila partecipanti, centinaia di bottiglie, nonostante
l’ordinanza sul divieto di vendita di alcol dalle 16 di ieri e qualche
malore in strada. Un’edizione record per le presenze. La sfilata parte
alle 17.50 da piazza Sant’Antonio in una Pisa quasi deserta lungo il
percorso. Sul palazzo della Provincia campeggia ancora la gigantografia
di Falcone e Borsellino, a ricordare l’anniversario della loro morte.
Tutto intorno, saracinesche abbassate e cartelli appesi «Vista
l’ordinanza, questo esercizio oggi resterà chiuso». Camper, furgoni e
carrelli della spesa per portare bibite e pizze. Musica a palla e via.
Bandiere, striscioni e palloni che vengono lasciati volare in alto con
foglie di canapa riprodotte. E bambini che fanno bolle di sapone. In
cima, lo slogan, «Coltiviamo i diritti» e ancora «Libertà di scelta, libertà di cura».
Qualche curioso si affaccia dalle finestre, ma la città è altrove. E’
in corso Italia a guardare le vetrine, è sul litorale a godersi il primo
sole. Mentre, per le vie pisane si chiedono «meno tasse e più tosse».
POI la marcia si ferma. «Oggi celebriamo il funerale dell’antiproibizionismo»,
affermano gli organizzatori con il megafono. Si riparte per
attraversare tutto viale Bonaini. Ci si muove a ritmo di musica, si
rolla, si fuma e si beve. Il servizio d’ordine, in coda, attrezzato con
sacchi e palette pulisce e riordina dopo il passaggio. Si continua al
grido di «canapa contro la crisi». Mentre polizia e carabinieri seguono
tutto e riprendono la scena con le telecamere. L’aria è ancora molto
calda. Si suda, si cammina e si sventolano i simboli di partito.
«Quest’anno l’aver concluso la manifestazione davanti al Don Bosco,
in difesa dei carcerati e di chi finisce nel penitenziario per reati
legati alla marijuana, ha portato a Pisa anche persone diverse»,
commentano ancora i promotori dell’iniziativa: «Sindacalisti, fotografi e
qualche ricercatore». Colori, lattine e fantocci di cartapesta. Sui
muri che si trovano lungo il tratto del corteo si legge ogni tanto la
scritta «Occupy Pisa». I bar della zona preferiscono
chiudere, visto lo stop all’alcol: i cartelli con la spiegazione e con
l’ordinanza stessa ben in evidenza sulla vetrina. Anche perché la parata
si è attrezzata portando bottiglie e cartoni di vino da casa. Qualcuno
non regge e si sdraia per terra, soccorso dagli amici.
CAMMINA cammina la carovana ‘esplode’ in piazza Guerrazzi dove
c’è un’altra sosta. Le auto in coda ad attendere il passaggio. Si va
avanti, una pacca, un tiro, un canto. Tutti davanti al Don Bosco. Si
abbassa un po’ la temperatura. «In Italia, chi usa cannabis rischia fino a 5 anni di
reclusione, chi stupra una donna 4». Ancora qualche sorso qua e là. Poi
comincia la festa in via della Darsena in zona Mortellini per il
Freedom party. Oggi è il giorno dei bilanci. Ci sono stati danni?.
Intanto, sono gli esercenti a lamentarsi. «Siamo
davanti all’ennesima occasione persa da parte delle istituzioni pisane —
dichiara Alessandro Trolese, presidente Silb Confcommercio Pisa — che
avrebbero potuto dare un segno tangibile in direzione della tutela degli
imprenditori e dei cittadini. Invece, assistiamo ad un capovolgimento
della realtà, in cui per evitare i disastri degli anni scorsi si
colpiscono non organizzatori e partecipanti di Canapisa, ma tutto il
resto della città». «Chi ripagherà gli imprenditori dei mancati incassi
della giornata di ieri e di fatto quanto ha sborsato anche in termini di
costi economici la collettività per consentire lo svolgersi di una
simile manifestazione?», si chiede.
fonte: lanazione.it
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un monito per chi amministra
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