mercoledì 30 maggio 2012

C'era una volta in un paese lontano... (Skrillex, terza parte)


Scrivere è un atto mica da poco. Ben conservata, persino la mia lista della spesa camperà più di me. Se poi togliamo il supporto deperibile, ecco che ciò che è stato scritto assume un'aura di invincibilità, di eternità. Posso dire corbellerie a bizzeffe, esse resteranno, anche in presenza di smentite. Lo sappiamo tutti che la penna uccide più della spada e se la penna scompare sgranata in un etere incontrollabile, allora non c'è modo di evitare potenziali stragi. Stragi di semplici, il più delle volte. I manipolatori lo sanno. Manipolare è, a pensarci bene, un atto letterario. Il più fantasioso dei racconti diventa credibile. Cambiando vettore, pensiamo al cinema. Già la tragedia classica funzionava così. Fateci caso. I grandi classici della tragedia greca si situano sempre in un "altrove" nello spazio e nel tempo rispetto al "qui e ora" degli spettatori ateniesi del quinto secolo avanti Cristo. Cosa c'entra? ebbene, c'entra eccome, perché scrivere qualcosa ha a che fare col raccontare una storia. Non importa quanti anni si abbiano, quanta cultura, quanta esperienza. Ascoltare (i.e. leggere) una storia è da sempre il veicolo di trasmissione di valenze culturali, niente di elevato, intendo proprio tutto quello che serve a un uomo per sopravvivere. Sappiamo che l'uomo è un animale un pochino svantaggiato, in media non possiede grandi sensi, velocità, pelliccia, artigli. La Natura ("o Tiemp', Dio, quello che è", diceva Troisi), mette a disposizione delle creature una vasta gamma di alternative: la cornacchia raccoglie una pietra per spaccare una noce, o la tira dall'alto per ottenere lo stesso effetto; la scimmia infila un bastoncino nel formicaio per trarne le bestiole di cui cibarsi. Ebbene, l'uomo ha sfruttato (per forza, oserei dire), queste capacità. Come trasmetterle alla generazione successiva e garantire la sopravvivenza della specie? Raccontando. Natura: un animale esce dalla tana perché ha fame, affronta vari pericoli e ostacoli alla ricerca di cibo, ottiene (o perisce nel tentativo) il "premio" e torna. Letteratura: un eroe deve risolvere un problema, parte e affronta pericoli di ogni genere, vince il mostro (o soccombe), torna. Cronaca: un magistrato mette sotto inchiesta il mostro mafioso, lo sconfigge, ma la magia nera del male lo uccide e le sue gesta saranno eterne, simbolo ed esempio. Grammatica: soggetto (eroe), verbo (abbatte), complemento oggetto (mostro) e magari c'è spazio persino per un complemento indiretto (con una spada; con un oggetto magico; con l'aiuto di un compagno). Chiaro? La finzione letteraria ecco che tocca corde che - ogni tanto - dimentichiamo di avere, un DJ è un "eroe", la sua morte un canto epico, usarlo a sproposito è come un sillogismo cornuto (si chiama proprio così...), è facile ottenere un risultato valido anche se paradossale. Togliere la maschera a questi falsi cantori che si approfittano delle nostre anime bisognose di bei racconti per sopravvivere è giusto e santo, perché possono rubarci tutto, ma non la fantasia e il diritto di ascoltare belle storie, non fandonie! la nostra emotività è quella che ci dona la sensibilità nel recepire ed elaborare le storie, farle diventare esperienza. Sul sito http://www.italiadubstep.com/2012/04/skrillex-muore-in-un-incidente-automobilistico/
ho letto questa frase: Questo è stato un divertente pesce d’aprile che ho fatto, il risultato è stato impressionante, questa pagina solamente è stata viste da più persone ieri che tutte le altre pagine in un mese oltre ad aver trovato gente che ci ha creduto per davvero, quindi prima di credere a quello che leggete andate a vedere le fonti ufficiali
Non correggo gli errori evidenti, mi limito a segnalare quanto una cosa del genere rientri non tanto nel genere "scherzo", ma nella "frode", perché ricevere visibilità equivale a pubblicità e la pubblicità è denaro (in una forma o nell'altra). Perché il risultato è stato "impressionante" e nessuno ha controllato le "fonti"? Perché quando ci raccontano una cosa, ci crediamo, per tutto quello che ho scritto sopra, ecco perché ho annoiato tutti con quelle considerazioni preliminari. Perché la parola è potere, è magia, in principio era il Verbo. Peccato che anche io adesso abbia fatto il suo gioco, parlando del sito. Il cerchio si chiude. Ormai, è stato detto, perciò è un fatto e verum et factum reciprocantur seu convertuntur, il vero e il fatto si convertono l'uno nell'altro e coincidono. La nostra società ha compreso fin troppo bene questo principio e lo sfrutta costantemente. Proviamo a denunciarli e denunciarli è comunque parlarne. A un brutto racconto rispondiamo con un bel racconto, questo è quello che possiamo fare.
MM

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