lunedì 28 maggio 2012

8 vittime attendono giustizia da 38 anni: la strage di Brescia e il coinvolgimento dei servizi segreti

Di Stefano Consiglio

 38 anni fa a Brescia, esattamente a piazza della Loggia, una bomba nascosta in un cestino di rifiuti esplose mentre era in corso una manifestazione dei sindacati e del Comitato Antifascista, contro il “terrorismo nero” dei gruppi neofascisti. Nell’attentato persero la vita 8 persone e 102 rimasero ferite.


Oggi i familiari delle vittime si sono riunite a Piazza della Loggia per lanciare un appello alle istituzioni politiche, affinché i responsabili dell’attentato vengano assicurati alla giustizia.
Il fatto più incredibile di questa tragica vicenda, è che essa rimane tutt’oggi priva di colpevoli. Subito dopo l’attentato, infatti, la magistratura italiana condanno alcuni esponenti di estrema destra ritenendoli responsabili dell’esplosione. Queste condanne, tuttavia, vennero commutate in assoluzione dai giudici della Corte d’Appello; decisione successivamente confermata dalla Corte di Cassazione. Nel corso delle indagini molti giudici si convinsero del coinvolgimento dei servizi segreti italiani nell’attentato. Le principali prove della loro partecipazione sarebbero:
-)L’ordine, impartito dopo 2 ore dall’esplosione ad un reparto di vigili del fuoco, di ripulire l’area dell’attentato. Ciò impedì la raccolta di prove da parte dei magistrati, che sarebbero state determinanti nella soluzione del caso.
-)La sparizione dei reperti raccolti dai corpi delle vittime dell’attentato.

Nel 1984 i giudici di Brescia avviarono nuove indagini a seguito della confessione di alcuni pentiti, che indicarono i nomi dei responsabili della strage di Piazza la Loggia. Nonostante il tentativo dei magistrati di assicurare i colpevoli alla giustizia, tutti gli imputati vennero assolti in primo grado per insufficienza di prove; una decisione confermata sia dalla Corte d’Appello che dai giudici della Cassazione.
Una nuova istruttoria è stata avviata nel 2005; essa ha portato nel 2008 al rinvio a giudizio di: Delfo Zorzi, Carlo Maria Maggi, Maurizio Tramonte, Pino Rauti, Francesco Delfino, Giovanni Maifredi. I primi tre erano, all’epoca dei fatti oggetto dell’indagine, militanti del gruppo neofascista Ordine Nuovo, istituito nel 1956 da Pino Rauti, anch’esso rinviato a giudizio per la strage di Piazza la Loggia. Francesco Delfino e Giovanni Maifredi rappresentato, invece, il filone investigativo convinto del coinvolgimento dello Stato nell’attentato del 28 maggio. Delfino, infatti, era all’epoca dei fatti il capitano del Nucleo Investigativo dei Carabinieri di Brescia; Maifredi, invece, era uno dei più stretti collaboratori del ministro degli Interni Paolo Emilio Taviani.
Anche in questo caso gli imputati sono stati assolti in primo grado dalla Corte d’Assise per insufficienza di prove; una decisione che ha trovato conferma nella sentenza adottata dalla Corte d’Appello il 14 aprile 2012.
La recente decisione dei giudici d’Appello, rende molto attuale la lettera inviata dal Presidente Giorgio Napolitano al Sindaco di Brescia, ricordando che: “Il corso della giustizia deve, pur nei limiti in cui è rimasto possibile, continuare con ogni scrupolo e, nel contempo, va però fin da ora messo in luce quanto è emerso sulla matrice di estrema destra neofascista e sugli ostacoli che una parte degli apparati dello Stato frappose alla ricerca della verità”.
La verità su quel che successe 38 anni fa a piazza della Loggia è ciò che interessa i familiari delle vittime. La formula utilizzata dai giudici nell’assoluzione degli imputati “per insufficienza di prove”, dimostra chiaramente il fatto che i magistrati quantomeno nutrissero dei dubbi circa la responsabilità delle sei persone rinviate a giudizio. Attualmente l’assoluzione per insufficienza di prove è regolamentata dall’art 530 2° comma del codice di procedura penale, il quale parla di “assoluzione dubitativa”, utilizzando una terminologia che rafforza maggiormente l’idea per cui tale tipologia di assoluzione non può essere equiparata, dal punto di vista sostanziale, ad una piena assoluzione.
L’auspicio è che in un prossimo futuro la magistratura possa trovare nuove prove che gli permettano di identificare i responsabili di questo efferato crimine, dimostrando che quando il Presidente Napolitano sottolineava l’impegno delle istituzioni nella ricerca della verità, le sue non erano solamente delle frasi utopiche di convenienza ma un serio impegno dello Stato a fare giustizia a tutti i costi anche, se necessario, riconoscendo il coinvolgimento di apparati statali e dei servizi segreti.

it.ibtimes.com

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