domenica 30 giugno 2024

IMENEO

 


Nella Mitologia greca Imeneo, (in greco  Ὑμέναιος Hymènaios), era il figlio di Apollo e di una Musa, pare fosse Calliope, oppure secondo un’altra versione del mito egli era il figlio di Dioniso e Afrodite invece, secondo una terza versione, egli sarebbe il figlio di Magnes, (figlio di Argos e Perimele, dal cui nome deriverebbe Magnesia, una parte della Tessaglia), e dunque un mortale.

Giovane di sfavillante bellezza conquistava molti cuori, sia tra le donne che tra gli uomini e vantava, tra le schiere dei suoi corteggiatori, personaggi illustri del calibro del dio Apollo, invaghitosi di lui talmente tanto da non voler più abbandonare la sua casa. Purtroppo l’eccessiva beltà non era sufficiente a far ignorare la sua estrema povertà, difatti, quando si innamorò perdutamente della figlia di uno degli uomini più ricchi di Atene, condannò se stesso ad una vita di patimenti a causa di quell’amore impossibile al quale, un uomo di umili origini come lui, non avrebbe mai dovuto ambire.

Non potendo far altro, iniziò a seguire l’amata, di nascosto e ovunque ella andasse, come fosse la sua ombra e proprio in una di queste circostanze, la udì dire alle sue ancelle che presto avrebbero dovuto accompagnarla in processione fino ad Eleusi, (antica città dell’Attica), per offrire un sacrificio alla Dea Demetra. E quale migliore occasione di quella, per potersi far conoscere dall’amata, così, senza indugio alcuno, si travestì da donna, dal momento che la sua estrema bellezza lo avrebbe celato perfettamente sotto quelle mentite spoglie, e si unì al gruppo in processione verso Eleusi.

Per sua sfortuna, però, le cose non andarono esattamente come aveva sperato poiché poco tempo dopo la partenza, la nave sulla quale si erano imbarcati, venne attaccata da un’orda di pirati che presero il comando dell’imbarcazione e rapirono tutte le donne al suo interno per poi dirottarla verso un’altra costa più desolata. Non appena vi giunsero, i pirati, ormai convinti di aver portato al sicuro il loro bottino, decisero di concedersi un meritato riposo ma, non appena si furono addormentati, ecco che Imeneo prese in mano la situazione rivelando la sua vera identità alle donne e esponendo loro il suo piano per potersi liberare dalla prigionia dei rapitori, i quali, ignari di quanto stesse avvenendo sotto i loro nasi, non seppero reagire quando furono assaliti e dunque annientati. Alla fine di quell’impresa, la fanciulla che egli tanto amava, si era perdutamente innamorata di lui ma il problema di appartenere a due classi sociali totalmente diverse persisteva e fu allora che ad Imeneo venne in mente un’idea per ovviare il problema, così prese il controllo della nave e la diresse in un luogo sicuro dove nascose tutte le donne, poi si recò ad Atene e raccontò quanto accaduto senza tralasciare alcun dettaglio e infine annunciò che avrebbe ridato la libertà alle donne solamente se in cambio gli avrebbero concesso di sposare colei che amava e gli ateniesi furono ben felici di concedergli quanto chiedeva, dopo l’atto eroico che aveva compiuto e così diedero inizio ai preparativi per le nozze.

Il matrimonio fu organizzato senza tralasciare il più piccolo dei dettagli e sia la coppia di sposi che gli ateniesi che li festeggiavano, traboccavano di felicità per l’unione di quei due giovani dai quali traspariva un amore puro e sincero ma disgraziatamente, al termine della cerimonia e senza alcun motivo apparente, Imeneo crollò al suolo esanime. Da quel momento in poi un lamento straziante accompagnò quelle nozze finite in tragedia, veniva emesso dai due giovani che, rifiutandosi di accettare quell’amaro destino, supplicavano gli dei di aver pietà di loro e di non privarli della felicità. Erano un supplizio da guardare, egli che giaceva inerme al suolo e lei ripiegata su di lui con gli occhi ricolmi di lacrime e quando ormai tutto sembrava perso, ecco che dalla folla di invitati al matrimonio, radunati attorno alla coppia sfortunata, si fece avanti un uomo, o per meglio dire un Dio, Asclepio, dio della medicina e della guarigione, che decise di intervenire perché commosso dal triste lamento dei due e che riportò in vita Imeneo, facendo di lui una divinità immortale.

Da quel momento in poi Imeneo venne considerato il dio protettore del rito del matrimonio e gli fu affidato il compito di presenziare ad ogni evento, poiché la sua assenza veniva considerata come presagio di sventura per le coppie di sposi. Egli camminava alla testa di ogni corteo nuziale, mentre i greci urlavano a gran voce: “Imeneo, Imeneo! O imeneo, Imeneo!” Come segno di buon auspicio per ogni nuova unione.

Hymenaios travestito da donna durante un'offerta a Priapo, olio su tela di Nicolas Poussin del 1634/1638. Museo d’Arte di San Paolo, Brasile.


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