venerdì 10 dicembre 2021

Gli americani fanno sempre cazzate

 


UN PIANO SBAGLIATO IN PARTENZA


Lo Sbarco in Normandia era accaduto da appena 3 mesi quando gli anglo-americani azzardarono un’incursione in profondità nel territorio olandese occupato dai tedeschi per superare di slancio il Reno e invadere la Germania, con l’intento di accelerare di molto la conclusione della guerra. Il compito più importante fu affidato alle divisioni aviotrasportate, in particolare alla 1ª divisione aviotrasportata britannica (supportata dalla Brigata Paracadutisti polacca), alla 82ª e alla 101ª statunitensi. Esse dovevano impossessarsi dei ponti sui fiumi Mosa, Waal e Reno, in attesa di essere raggiunte via terra dalle truppe corazzate. Il piano prevedeva che i paracadutisti assumessero di fatto il controllo di un centinaio di chilometri dell’autostrada 69 per permettere il transito delle truppe alleate verso la Germania. Alla fine, però, quella divenne per tutti “l’autostrada dell’inferno”. 


Tutto prese il via la mattina di domenica 17 settembre quando circa 35mila uomini, partiti dall’Inghilterra Meridionale, furono paracadutati sugli obiettivi (Market Garden è stata la più massiccia operazione di truppe aviotrasportate della storia) o arrivarono sul teatro delle operazioni a bordo di alianti Waco CG-4 Hadrian, cominciando a prendere terra in Olanda verso mezzogiorno. Le forze alleate si trovavano in superiorità numerica rispetto a quelle tedesche, ma la reazione di queste ultime andò molto oltre le aspettative, e i generali Model e Student riuscirono a organizzare con grande rapidità la difesa dei punti strategici. Mentre i paracadutisti americani, soprattutto grazie all’effetto sorpresa riuscirono a occupare quasi tutti i ponti loro assegnati nella zona sud dell’autostrada, tra Eindhoven, Veghel e Grave, per i britannici le cose andarono in modo diverso, soprattutto ad Arnhem. Qui i paracadutisti della 1ª Divisione britannica erano stati lanciati con molta poca precisione ed erano atterrati a diversi chilometri dagli obiettivi (il ponte principale si trovava nel centro di Arnhem). Nonostante questo erano convinti di cogliere di sorpresa poche truppe di retroguardia, invece nei sobborghi della città si trovarono davanti i carri armati nemici: si trattava di due divisioni corazzate di SS di cui l’intelligence alleata aveva praticamente perso le tracce. 


I parà britannici non disponevano di armamento pesante, ma solo di fucili, mitragliatori e cannoni leggeri e quindi si trovarono alla mercé del nemico. Un piccolo gruppo riuscì ugualmente a occupare il ponte, ma il grosso delle truppe britanniche era diviso e sotto assedio. Prima di arrendersi i paracadutisti sul ponte resistettero 4 giorni, mentre il resto della divisione rimaneva circondata tra la periferia della città e il fiume. A quel punto fu lanciata in loro soccorso la Brigata polacca, che però era priva di armi sufficienti a rompere l’assedio e finì nella bolgia pagando anch’essa un prezzo altissimo in vite umane. Il 25 settembre il comando alleato diede l’ordine di ritirarsi. 


Nelle ore successive i parà provarono a riattraversare il fiume, ma solo in pochi ci riuscirono: alla fine i caduti in combattimento furono 1.500, contando feriti e prigionieri le perdite arrivarono a quasi 8.000 uomini. Le attese forze di terra dell’Operazione non erano riuscite a raggiungerli. Il 30º Corpo corazzato britannico aveva raggiunto prima la 101ª Divisione Usa a Eindhoven, e poi, il 19 settembre, l’82ª, che era impegnata da giorni in aspri combattimenti fra la città di Nimega e l’altura di Groesbeek. Qui inglesi e americani insieme riuscirono a conquistare il ponte cittadino, ma una volta attraversato si accorsero che le truppe avrebbero dovuto avanzare per chilometri su una strada leggermente sopraelevata e strettissima, sulla quale la fila di carri armati e fanti alleati diventava un perfetto bersaglio per l’artiglieria tedesca. Così nessuno poté raggiungere Arnhem per ricongiungersi alla 1ª divisione aviotrasportata britannica, che fu decimata. Non avendo potuto conquistare tutti i ponti, l’operazione era di fatto fallita. Alla fine il costo in vite umane fu esorbitante: gli alleati persero sul campo migliaia di soldati.

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