Mario Moretti: rivoluzionario, spia o qualcosa di più?
A finanziare i suoi studi una famiglia nobile, vicina a posizioni fasciste, i Casati Stampa di Soncino. Quei Casati Stampa, Camillo e Anna, protagonisti nel 1970 di un clamoroso caso di cronaca, quando il marchese Camillo uccise la bellissima moglie e il giovane amante di lei, prima di suicidarsi. La loro villa a San Martino di Arcore sarà poi acquistata da un giovane imprenditore, tale Silvio Berlusconi.
Diplomatosi come perito industriale, all'inizio del 1968, Moretti è a Milano in cerca di lavoro. Ha con sé due lettere di raccomandazione: una di Ottorino Prosperi, rettore del Convitto di Fermo, per un posto all'università Cattolica, l'altra proprio della marchesa Anna Casati, per un impiego alla Sit-Siemens.Lo assumono in fabbrica.
Dai rapporti con i Casati Stampa nascono le prime illazioni sul conto di Moretti.
Ma anche di Renato Curcio si sa che da ragazzo frequenta un collegio cattolico e che ad Albenga milita dapprima nel gruppo "Giovane nazione", quindi in "Giovane Europa", due organizzazioni fondate dal belga Jean Thiriat, vicine all’estrema destra. Non per questo la figura di Curcio si è mai prestata a ambigue interpretazioni.
Il 29 settembre 1969, in una comune di piazza Stuparich, Moretti si sposa con Amelia Cochetti, maestra d’asilo. Avranno un figlio, Marcello Massimo.
Ma è la fabbrica, la Sit Siemens la sua palestra, lì conosce Corrado Alunni, Paola Besuschio, Giuliano Isa, futuro zoccolo duro delle Brigate Rosse, l’ala militarista osteggiata da Curcio e Franceschini, contrari alla strategia della lotta armata.
Moretti il fosso lo salta il 30 giugno 1971, partecipando insieme a Renato Curcio ad una rapina per autofinanziarsi a Pergine di Valsugana. E’ la sua prima azione all’interno delle Brigate Rosse, Moretti si mostra sicuro di sé, pronto a tutto.
Ma non sempre il suo comportamento è ineccepibile, anzi alle volte è ambiguo, come nel caso del fallito rapimento del politico democristianoMassimo De Carolis. Le forze dell’ordine decapitano l’intera, lui riesce a sfuggire all’operazione l’intera classe dirigente delle Br. Però all’interno del covo che avrebbe dovuto accogliere De Carolis, polizia e carabinieri trovano in una scatola di scarpe le fotografie di Curcio e altri scatti compromettenti.Quella scatola l’ha dimenticata Moretti, che pure assicura i compagni di averla bruciata.
E inizia una latitanza obbligata.
Nel 1974 vengono arrestati a Pinerolo Curcio e Franceschini, durante un incontro con Frate Mitra, al secolo Silvano Girotto. Un incontro al quale avrebbe dovuto partecipare anche Mario Moretti, opportunamente avvertito da una telefonata anonima di non parteciparvi e scampando cos’ all’arresto.
Curcio e Franceschini sono fuori dai giochi e le Br virano decisamente verso la linea dura della lotta armata contro lo Stato. In uno scontro a fuoco con i carabinieri muore Mara Cagol e Giorgio Semeria rimane gravemente ferito. Moretti è ormai il capo indiscusso delle Brigate Rosse, si trasferisce a Roma e si prepara a gestire la stagione di piombo che culminerà con il rapimento Moro.
Curcio intanto evade dal carcere di Casale Monferrato con una fuga rocambolesca e incontra i nuovi vertici delle Br. Moretti stranamente insiste per soggiornare nell’appartamento di Curcio, di cui non conosceva l’indirizzo e due giorni appresso, la polizia fa irruzione nell’abitazione del vecchio leader, arrestandolo nuovamente. Confiderà in seguito Renato Curcio a Franceschini “Sono convinto che Moretti sia una spia”.
Fatti che inducono le Brigate Rosse a ‘processare’ Mario Moretti, sospetti dai quali verrà scagionato. Però il pluriricercato Moretti negli anni successivi si recherà più volte in Francia, per incontrare compagni latitanti, durante il sequestro Moro, viaggia ripetutamente tra Roma e Firenze, sfuggendo a qualsiasi controllo, fino al 4 aprile 1981 quando, dopo oltre dieci anni di latitanza, la primula rossa viene arrestata e condannata a sei ergastoli.
Moretti non si è mai pentito, né si è mai dissociato collaborando con gli inquirenti e i misteri che aleggiano sulla sua figura continuano ad essere fitti.
‘La sfinge’, come è stato definito abitava, durante il sequestro Moro, in via Gradoli 96, in una palazzina dove diversi appartamenti erano riconducibili ad appartamenti amministrati a personaggi vicini ai servizi segreti, alle forze dell’ordine e a informatori di polizia e carabinieri.
Del resto lo stesso Carlo Alberto Dalla Chiesa ebbe modo di commentare “Le Br senza Moretti sono state una cosa, con Moretti un’altra”.
Certamente Mario Moretti non è stato semplicemnente una spia o un delatore, è stato qualcosa di più, ma solo lui potrebbe rivelarlo.
http://www.articolotre.com/2014/07/mario-moretti-rivoluzionario-spia-o-qualcosa-di-piu/
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