martedì 8 aprile 2014

Nucleare: perché continuare a dire no?

Come già fatto in precedenza, anche oggi mi diletto a fare un articolo-risposta sul tema nucleare. Intendo quindi "debunkerare" le affermazioni del Prof Vincenzo Balzani, in quanto erronee ed errate, e fondate su basi e fonti sbagliate.
1) Sulla convenienza del nucleare, possiamo ribaltare l'affermazione, "le energie rinnovabili sono veramente economiche?" Se prendiamo il fatto che le energie rinnovabili siano incentivate per legge, che il costo per MWh delle energie rinnovabili sia arrivato nel passato anche a 500€/MWh (quando il prezzo medio dell'energia alla fonte è attualmente di 50€/MWh), capiamo subito che le energie rinnovabili non sono convenienti. Il costo totale delle stesse si aggira sui 200 miliardi di € da pagare in 20 anni (da notare come la componente di assimilate sia irrisoria rispetto al totale). Tutto questo, comporta un ricarico sulla bolletta che raggiunge e forse supera il 20% del totale (si devono sommare la componente A3 delle rinnovabili, la Ae che scarica sulle famiglie la A3 delle imprese energivore, la componente di capacity payment inserita nei servizi di vendita). Ma tralasciamo ciò...torniamo sulla convenienza del nucleare, perchè potremmo anche parlare di come le nuove installazioni USA di pale eoliche siano crollate dalla cancellazione dei sussidi.
Il nucleare è conveniente e lo dimostra il fatto che da gennaio 2008 a gennaio 2014 si è passatida 34 centrali in costruzione a 71 (repurando quindi il dato dalle centrali entrate in funzione in questo periodo). Se non fosse conveniente, perchè le si costruirebbe? Negli USA l'anno scorso è partita la costruzione di 4 reattori (Vogtle 3 e 4, Summer 2 e 3), prime nuove costruzioni di reattori dalla fine degli anni '70. Nel contempo sta esplodendo la bolla dello shale gas, che ha portato il prezzo del gas statunitense ad essere un terzo di quello europeo, è solo questo fatto che ha portato alla cancellazione di molti progetti di centrali nucleari (e molte più centrali eoliche), non la "non convenienza" del nucleare. Se i finlandesi fossero così disperati per l'aumento dei costi di Olkiluoto 3, perchè starebbero pensando ad un quarto reattore (lasciando il famigerato EPR fra le proposte in lizza) e avrebbero deciso di costruire anche un impianto ex novo al nord? Oppure, possiamo chiederci come mai gli Emirati Arabi Uniti, paese con deserti ed esportatore di petrolio, stiano costruendo da un paio d'anni la prima centrale nucleare, e sulla stessa via sia anche l'Arabia Saudita o la Giordania.
Si può poi parlare dei rischi, ma ogni impianto industriale ha rischi connessi, direi che i disastri ambientali del Vajont, di Seveso e di Bhopal sono scolpiti nella memoria di tutti, e non sono nemmeno i singoli eventi che hanno causato più morti nella storia, nemmeno nella sottocategoria "rinnovabili" per quanto riguarda il Vajont. Potremmo anche parlare di rischi connessi alla salute per l'utilizzo del carbone(che, ricordiamolo, con la chiusura delle centrali nucleari tedesche, ha raggiunto il suo picco storico nazionale dalla riunificazione portando ad unnuovo aumento delle emissioni), ma non si è qui per parlare delle centinaia di migliaia di morti annuali del carbone. Il nucleare è l'ambiente di lavoro umano più sicuro che esiste, la IAEA ha creato una scala per gli eventi nucleari chiamata scala INES, dal livello 0 al livello 3 si parla di guasti, dal livello 4 al livello 7 di incidenti. La suddivisione è principalmente inerente alle conseguenze, se interne all'impianto sono guasti, se esterne sono incidenti, e nella storia del nucleare si elencano meno di 20 incidenti nucleari, quale altro comparto industriale umano può detenere un simile primato?
Proprio l'altro giorno sono state rimosse totalmente tutte le restrizioni nella località di Miyakoji, da ora la gente può vivere, dormire e lavorare tranquillamente in quelle zone. Già altre località sono in procinto di arrivare allo stesso status, mentre altre conservano vari gradi di restrizioni alla permanenza. Alla fin fine, si sono dovuti attendere 3 anni nel caso migliore, mentre le previsioni sono di un ritorno totale per il 2016.
Inerente il famoso decommissioning, porto solo un esempio a noi vicino: la centrale di Yankee Rowe era infatti il prototipo della nostra centrale di Trino, da questo sito si può evincere cosa rimane dell'impianto. Per il nostro, invece, il decommissioning è partito ufficialmente solo l'anno scorso, con l'arrivo delle autorizzazioni ministeriali, in precedenza si era in una situazione di "protezione passiva", e venivano smantellate solo le parti non nucleari dell'impianto.
Per quanto riguarda le scorie, mettersi d'accordo con la gente è, effettivamente, veramente difficile. In Svezia le cittadine di Oskarshamn ed Osthammar si sono fatte per anni guerra per avere sul proprio territorio il deposito di scorie definitivo svedese. Se poi parliamo di scorie USA, il deposito WIPP è già in funzione da alcuni anni.
2) Tutta la tecnologia è in mano a poche nazioni, tutte le tecnologie di tutti i tipi sono in mano a poche nazioni, questo vale soprattutto per le tecnologie nucleari, in quanto servono ingenti investimenti e decenni di studio (vedasi il programma indiano per le centrali al torio, che sta continuando da oltre 30 anni). Tralasciamo un momento il nucleare a fissione, parliamo di quello a fusione. Se la Francia, gli USA, il Giappone mollassero di colpo il progetto ITER e chiedessero allo Zimbabwe, al Malawi, al Bangladesh di entrare al loro posto finanziando il progetto allo stesso modo, potrebbero queste nazioni sostenere questo ingente sforzo economico? Solo per un fatto economico, tralasciamo le menti, perchè anche queste nazioni hanno eccelse menti in questi campi. Se parliamo di progettazione di pale eoliche, un industriale dell'Angola avrebbe abbastanza fondi per impiantare un centro ricerca sulle dinamiche del vento, e poi passare 5-10 anni dopo alla produzione della prima pala? L'Università di stato dell'Uganda avrebbe abbastanza fondi per finanziare ricerche per lo studio di materiali semiconduttori per i pannelli fotovoltaici? Non è bello dire che la tecnologia è in mano a pochi, ma sono solo quei pochi che possono progredire su quella strada al momento. È poi corretto dire che sole e vento sono ovunque, ma i materiali che servono per imbrigliare queste forze della natura sono distribuiti equamente uniformemente? No, il 50% del litio mondiale si trova in Bolivia, tanto per citare un esempio semplice.
Si parla poi di connessione fra nucleare civile e militare, questo però è sempre falso. Delle 9 nazioni con armamenti nucleari (metto qui anche Israele, benchè sia incerto), solo 2 hanno avuto prima la produzione elettrica e poi la bomba, queste sono India e Pakistan. Tutte le altre hanno fatto il contrario, con anche un gap di alcuni decenni fra la prima bomba e la prima centrale (parlo della Cina, primo ordigno del 1964, prima centrale operativa dal 1991), o non hanno mai avviato/completato il programma civile (Israele, Corea del Nord).
3) Le motivazioni di territorio fragile sono lecite, ma non tutta l'Italia è fragile, altrimenti tutto il Nord Africa sarebbe un deserto inospitale e spopolato, la Russia una landa desolata, l'India un luogo dove non ti puoi girare senza vedere qualcuno. Una nazione non è il suo stereotipo, altrimenti saremmo tutti mafiosile energie rinnovabili sarebbero tutte in mano alla malavita. Esistono in Italia sia paesaggi alpini rigogliosi, che macchia mediterranea, che zone desertiche, luoghi dove arrivi a -35° in inverno ed a +50° in estate. Parlare con gli stereotipi non è mai buono, perchè tolgono le particolarità locali.
Nel 2013 erano installati in Italia oltre 531.000 impianti fotovoltaici, per una potenza totale di 18.200 MW, cioè pari ad oltre 10 centrali EPR di ultima generazione. Queste centrali solari hanno però prodottocirca 22TWh di elettricità, cioè tanto quanto i 2.500 MW finlandesi, e ad un costo di 6.7 miliardi di euro, cifra da pagare ogni anno per 20 anni. Da ciò, è vero che abbiamo una potenza pari ad oltre 10 centrali nucleari installate, ma queste producono come una e mezza e ci costeranno alla fine come almeno 20 e durando la metà (una centrale EPR è studiata per durare almeno 60 anni, un pannello dopo 20-30 anni è da sostituire). 
4) Come ho già illustrato precedentementel'avere o meno una filiera non implica il non poter avere le centrali. La Svezia e la Finlandia non hanno impianti di arricchimento, ma si affidano al mercato, consci che possono stipare in piccoli volumi, tanto combustibile per alcuni anni di funzionamento dell'impianto (cosa altrimenti impossibile per il gas o il petrolio) e così avere una sicurezza energetica impossibile con altre fonti. L'Italia possedeva una filiera completa della produzione del combustibile, avendo l'impianto di fabbricazione del combustibile di Bosco Marengo (Fabbricazioni Nucleari) ed una quota dell'impianto di arricchimento di Eurodif. In base poi a quanti impianti vorremmo fare, potremmo decidere se fare una filiera completa (come la Francia) o appoggiarci totalmente agli altri (come la Finlandia). Inerente l'uranio, le alpi sono reputate essere piene di uranio, ma senza prospezioni geologiche, non potremmo mai sapere l'effettiva consistenza di queste miniere. Potremmo avere sotto i piedi dei giacimenti come quelli da poco scoperti in Svezia e non saperlo. Non posso quindi dire "non ho" se non si cerca neppure.
5) Lo 0.8% del territorio è una cifra falsa, ma anche se fosse vera, è in ogni caso enorme. Partiamo da un presupposto: consideriamo che sia possibile (ma così non è) sopperire a tutto il fabbisogno elettrico nazionale col fotovoltaico. Attualmente il fabbisogno nazionale è di 317 TWh, mentre il territorio italiano si estende per 301.000 kmq. Prendiamo ad esempio l'impianto di Montalto di Castro, è un impianto molto grande ed al centro dell'Italia (così è assunto anche come media dei valori del Trentino e della Sicilia). Su una superficie di 1.7 kmq riesce a produrre circa 140 GWh annui. Abbiamo quindi, conservativamente, un valore pari all'1.3%, cioè 3850 kmq. Da ricordare però che la Valle d'Aosta è grande 3200 kmq, dovremmo quindi impegnare un'area più grande della Valle d'Aosta per la sola produzione elettrica, oltretutto senza elettrificazione massiccia della società (fornelli elettrici, riscaldamento elettrico, auto elettrica), che comporterebbe un sicuro aumento della domanda.


Foto: Wikipedia

Autore

Enrico D’Urso











http://www.agoravox.it/Nucleare-perche-continuare-a-dire.html

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