sabato 19 aprile 2014

NAPOLITANO HA RIDOTTO L’ITALIA A CUMULO DI MACERIE

- di Francesco Maria Toscano -
Le vittorie hanno molti padri mentre le tragedie sono sempre orfane. L’Italia è annichilita, stanca, impoverita e afflitta, tenuta in ostaggio da un demagogo da strapazzo come Renzi, pervaso dal desiderio di accaparrarsi ciò che resta di questo povero Paese vilipeso e crocifisso. Gli uomini potenti sono sempre saggilungimiranti e luminosi; mentre il popolino schiacciato che non riconosce la validità delle ricette imposte dagli aguzzini di Bruxelles è populista,ignorante e irresponsabile. Un paese è democratico nella misura in cui è più critico ed esigente nei confronti di chi temporaneamente dirige e comanda. Per questo sono semplicemente vomitevoli gli istinti servilistici e bizantini interiorizzati da un sistema informativo che continuamente nasconde, minimizza e giustifica qualsiasi nefandezza consumata nei sacri palazzi del potere. Nel volgere di pochi anni l’Italia ha subito una trasformazione profonda, dilapidando faticosi decenni di progresso  sul piano economico e sociale. Questa mutazione lucida e perversa non è figlia del caso avverso, del “capriccio dei mercati” o di una imperscrutabile volontà celeste, quanto dello strabismo politico di alcuni personaggi, già condannati in eterno dalla Storia, convintisi di come  il loro privatissimo interesse personale potesse infine combaciare alla perfezione con i bisogni del Paese. Giorgio Napolitano, tra gli applausi scroscianti dei soliti avvoltoi che prosperano nelle disgrazie altrui, ha ridotto l’Italia a cumulo di macerie. Tale circostanza, sentita come vera da tutte le persone in buona fede di questo mondo, è suffragata da molteplici prove. Dalla nomina diMario Monti in avanti, cavallo di troia della massoneria reazionaria e nazista ora dominante, Napolitano ha interpretato il suo ruolo in maniera alquanto particolare, disconoscendo nei fatti la sua funzione di rappresentante degli italiani e difensore della Costituzione, per calarsi nei panni molto meno nobili di avamposto al servizio delle bramosie di quel capitale globale da blandire con i sacrifici e il sangue dei cittadini tornati sudditi. Certo, tanto zelo ha apparentemente pagato. Napolitano, su consiglio del Corriere della Sera, organo ufficiale dei massoni nazisti per l’Italia, è stato rieletto Presidente della Repubblica per un altro settennato in spregio dello spirito più autentico della nostra Costituzione. Solo un uomo molto ligio nel “rispettare le consegne” poteva sperare incotanta grazia. Ma è sicuro Napolitano di avere fatto bene i suoi conti? E’ sicuro, parafrasando Enrico IV, che la rielezione val bene la damnatio memoriae che l’attende? Quando le scintillanti luci dello spettacolo si saranno infine spente, dovendo perfino Ella, caro Presidente, arrendersi di fronte alla perentoria caducità della umana natura, cosa le rimarrà di questi anni? Non la vanagloria dei leccaculo interessati, non il rispetto degli oligarchi già saziati, non  la coscienza fiera di chi ha servito il suo popolo. Le ronzeranno invece nella testa, fino alla fine dei suoi giorni, le urla delle fasce deboli violentate dalle politiche da lei sostenute  e difese per accaparrarsi futilmente le benemerenze della gente che conta. A suo parziale ristoro, va da sé, bisogna riconoscere che per avere rimorsi di coscienza bisogna preventivamente assicurarsi di avercene una. Eventualità non scontata in capo a chi, già nel lontano 1956, brindava al sangue ungherese. Oggi Napolitano ha inviato una lettera (con De Bortoli  nel ruolo di ridicola spalla alla Peppino De Filippo) al Corriere per auto-incensarsi, riconoscendo di avere pagato un prezzo in termini di popolarità pur di adempiere al suo dovere (clicca per leggere)(*). “E’ stato un anno duro”, ci fa sapere Napolitano, inducendo in tutti noi un naturale e scontato senso di empatia verso quest’uomo indefesso che tanto si affatica, meditabondo, vagando all’interno dell’austero Palazzo quirinalizio. Nella sua lettera Napolitano anticipa che si dimetterà quando lo Spirito gli farà sapere che il tempo si è compiuto. Quello stesso Spirito divino che ha guidato e guida tanto il primo quanto il secondo settennato, vera fonte di legittimazione per un Presidente-monarca che ben conosce e disprezza i limiti della volontà popolare con annessa pretesa democratica. Non ci resta quindi che volgere fiduciosi lo sguardo al cielo, rifuggendo però dalla tentazione di rispolverare quel vecchio adagio attribuito ad un anonimo cardinale, il quale, preoccupato per gli eccessi papali, invocava risolutivi interventi dall’alto: “Padre aprigli gli occhi. Ma se proprio non puoi aprirglieli, almeno chiudiglieli”.

Fonte: Il Moralista

http://www.informarexresistere.fr/2014/04/18/napolitano-ha-ridotto-litalia-a-cumulo-di-macerie/

(*)

Napolitano: «Ho pagato un prezzo alla faziosità ma bilancio positivo»

La lettera del Presidente della Repubblica un anno dopo la rielezione: «Un processo si è rimesso in moto e non è stato bloccato dalla recente crisi di governo»

di Giorgio Napolitano


(Ansa)
(Ansa)

Caro direttore, 
a distanza di un anno, lei ha, nella sua lettera, voluto innanzitutto rievocare lo stato di paralisi istituzionale e il clima di opinione in cui maturò una concentrica pressione perché io - nonostante la netta contrarietà da me precedentemente espressa - accettassi di essere rieletto presidente. Non è superfluo il richiamo a quelle circostanze, visto che da non pochi sono state rimosse o distorte; e perciò la ringrazio, oltre che, s’intende, per il suo caloroso apprezzamento circa la mia decisione di un anno fa e più in generale circa il mio operato. 

Quel che peraltro interessa non solo lei personalmente e uno sperimentato «quirinalista» come Marzio Breda, ma il Corriere e i suoi lettori, è un qualche bilancio dell’esperienza da me vissuta «restando ancora un po’» - come lei aveva auspicato - nelle funzioni di presidente. Le dico subito che non intendo soffermarmi su fatti, atteggiamenti, intrighi che hanno concorso a gettare ombre e discredito - ben al di là di ogni legittima critica e riserva - sulla mia persona e sull’istituzione che rappresento. L’essenziale è che mi sia sempre sforzato di mantenere la serenità indispensabile per fare il mio dovere, per rispondere alle esigenze del Paese e della sua vita democratica. Comunque, è possibile e utile una qualche riflessione oggettiva, come premessa per il bilancio che mi si chiede di abbozzare. E in primo luogo sono stato e sono portato a riflettere sulla persistente, estrema resistenza, che viene dagli ambienti più disparati, all’obbligo nazionale e morale di garantire la continuità dei percorsi istituzionali, e con essa primordiali interessi comuni, anche attraverso avvicinamenti e collaborazioni, sul piano politico, che s’impongono in via temporanea fuori delle naturali affinità e della dialettica dell’alternanza. Dal non riconoscimento di quest’obbligo, di questa necessità, sono scaturite nel corso dell’ultimo anno reazioni virulente che hanno contagiato, sorprendentemente, ambienti molto diversi. 

È stato duro, quindi, procedere nel compito che mi spettava - divenuto davvero, come lei ha detto, «faticoso e ingrato» - del promuovere la formazione di un governo di ampia coalizione, il solo possibile nel Parlamento uscito dalle elezioni del febbraio 2013, e nel sollecitare un programma di rilancio della crescita e dell’occupazione, e di contestuale, imprescindibile avvio di riforme economico-sociali e istituzionali già troppo a lungo ritardate. Che questo processo si sia messo in moto, e di recente decisamente accelerato, senza essere bloccato da una crisi e susseguente ristrutturazione della maggioranza di governo né, più tardi, dal cambiamento politico sfociato in una nuova compagine e guida governativa, mi fa considerare positivo il bilancio dell’anno trascorso. Essermi a tal fine «esposto» personalmente, sempre nei limiti del mio ruolo costituzionale, e aver pagato allo spirito di fazione un prezzo nei consensi convenzionalmente misurabili, non mi fa dubitare della giustezza della strada seguita. 

Vedo bene i lati oscuri e le incognite che, nella sua lettera, lei coglie nel confronto politico e parlamentare attuale. Ma nodi assai importanti sono quelli che dovranno sciogliersi nelle prossime settimane e nei mesi seguenti, innestandosi nel chiarificatore esercizio del semestre italiano di presidenza europea. Confido che quei nodi si scioglieranno positivamente, col contributo essenziale di un governo che opera nella pienezza della sua responsabilità politica e delle sue prerogative costituzionali, e con l’apporto di un arco di forze politiche che vada decisamente oltre i confini dell’attuale maggioranza di governo, in materia di legislazione elettorale e di revisioni costituzionali. Sorrette, queste ultime, dall’eccellente retroterra di analisi e proposte offerto da un’autorevole e imparziale Commissione di studiosi ed esperti che ha presentato la sua relazione finale nel settembre 2013. Da parte mia, in particolare, resta comunque sempre viva l’attenzione e la disponibilità al confronto verso le posizioni critiche, cui lei accenna, di «alcuni costituzionalisti» cui d’altronde sono stato legato in tempi non lontani da rapporti di stima reciproca e di consuetudine amichevole. 

Confido, in sostanza, che stiano per realizzarsi condizioni di maggior sicurezza, nel cambiamento, per il nostro sistema politico-costituzionale, che mi consentano di prevedere un distacco comprensibile e costruttivo dalle responsabilità che un anno fa mi risolsi ad assumere entro chiari limiti di necessità istituzionale e di sostenibilità personale. 

Finché continuerò ad assolvere le funzioni di Presidente, e anche dopo, considererò mio impegno irrinunciabile, nelle forme possibili, quello per l’unità europea, che resta la causa e la visione - senza alternative - da rimotivare e riaffermare con la necessaria apertura a fondate istanze di rinnovamento e con concreta capacità persuasiva. 

Scusandomi per la lunghezza di questa mia risposta, la ringrazio per l’occasione che mi ha offerto e per la generosa ospitalità. 

http://www.corriere.it/cronache/14_aprile_18/napolitano-ho-pagato-prezzo-faziosita-ma-bilancio-positivo-5c9d39fc-c6b5-11e3-ae19-53037290b089.shtml

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