Il 21 Gennaio 1987, in Florida, durante uno steel cage match, le regole del wrestling e la cosiddetta "kayfabe" furono messe a dura prova quando successe l'impensabile in uno scontro tra una giovane promessa ed un veterano di lunga durata.
Frank Goodish, classe 1946, era quello che si potrebbe dire "un wrestler di altri tempi". Alto, grosso (anzi, meglio, enorme), con capigliatura arruffata ed una violenza inaudita sul quadrato, era conosciuto in tutto il mondo come il barbarico Bruiser Brody. Brody aveva lavorato dappertutto, dalla sua madrepatria, gli States, aveva fatto grandi fortune all'estero, soprattutto in Giappone e nel territorio di Porto Rico, quest'ultimo sua habitat ottimale dato l'alto tasso di emoglobina che spesso veniva versato durante i match.
La stessa zona, Porto Rico, dove incontrerà una tristissima fine per un omicidio rimasto, a tutti gli effetti, impunito, nonostante in tutto il mondo del wrestling si sapesse benissimo chi aveva inflitto quelle coltellate fatali al campione texano.
Goodish era uno che, se gli andavi a genio, sapeva essere un collega di cuore. Ma se per qualche motivo non eri nelle sue grazie, allora erano dolori. A Brody piaceva molto essere duro (nel gergo "stiff") con i suoi avversari: c'era Stan Hansen, che di certo apprezzava, ma c'era anche una pletora di giovani promesse che non aveva alcuna intenzione di "fare la gavetta" alla vecchia maniera, prendersi le sberle e stare in silenzio perché ti formavano a diventare un futuro grande lottatore di wrestling. Qualcuno si lamentava, ed allora Frank ci pensava da solo ad impartire una sonora lezione alla matricola di turno.
Qualcuno dirà giustamente che si trattava di una forma di nonnismo, di prevaricazione e bullismo. Ma erano tempi diversi, tempi in cui questa formazione permetteva il fenomeno della kayfabe e facevano dei wrestler, nonostante il loro spettacolo "predeterminato", di fugare ogni dubbio sulla veridicità della loro forza e del loro operato sul ring.
In questo clima descritto sopra, si fece avanti un giovane ragazzo di bell'aspetto, corpo magnificamente cesellato, una sicura stella radiosa nel futuro del pro wrestling: "The Total Package" Lex Luger.
Come lo stesso Luger ammette in più interviste rilasciate in tempi abbastanza recenti, gli inizi della sua carriera erano caratterizzati da un atteggiamento arrogante, forte del suo impatto sul pubblico e della sua eccellente muscolatura che lo rendevano un supereroe in carne ed ossa. A questo aggiungete un imminente contratto con la promotion WCW, tra le più importanti del pianeta, e capirete quanto fosse amato dai colleghi nel backstage.
La sera dell'incontro dentro la gabbia tra lui e Bruiser Brody, Lex si avvicinò al maniacale avversario per concordare l'andamento dell'incontro, pretendendo di dire la sua su questo o quello spot, in barba alla regola non scritta che il veterano dettava le regole sul ring e non la giovane promessa.
Per Goodish era un affronto che non poteva essere lasciato impunito.
Il match partì regolarmente: alcuni scambi di colpi iniziali, le solite cose.
Poi, all'improvviso, Goodish smise di collaborare. Ogni pugno, ogni reazione di Luger sembrava non sortire alcun effetto e, di contro, Brody attaccava invece nel suo solito modo irruento. L'arbitro del match, il famoso Bill Alfonso (che ebbe maggiori fortune nella ECW) rimase allibito da quello che stava succedendo, mentre Luger si rivolgeva a lui con sguardo attonito e chiedendo in qualche modo spiegazioni.
Ora, va detto che secondo Alfonso non vi era alcun colpo veramente cattivo da parte di Brody, che voleva solamente dimostrare come non si può dire o comandare chi ha calcato quel ring decenni prima di lui. Ma questo Luger non lo sapeva e, memore dei racconti nel backstage di come Brody, una volta indispettito, riducesse a mal partito i suoi avversari senza se e senza ma, chiese ad Alfonso di chiamare la squalifica.
Ma si trattava di un match nella gabbia d'acciaio, una stipulazione fatta proprio per non incappare nelle maglie di squalifiche o conteggi fuori dal ring. Una volta preso atto della casa, per Luger non ci furono più dubbi.
Senza battere ciglio scalò la gabbia come uno scoiattolo in cerca di una ghianda e in men che non si dica si dileguò nello spogliatoio.
Luger raccontò di come aspettò Brody nel backstage, un pò impaurito ma pronto a scusarsi, perché non aveva capito in che modo lo aveva innervosito... ma la verità fu un altra.
Come racconta il wrestler Barry Windham, Luger si precipitò nello spogliatoio, prese le sue cose e si dileguò all'orizzonte.
Del resto, vi chiedo... voi avreste voluto discutere con il mastodontico Bruiser Brody?
Il Vostro Sempre (poco) Umile Maestro Zamo
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