giovedì 15 settembre 2022

Mondiali di sangue

 


Il 20 Novembre inizieranno a Doha i Mondiali di calcio 2022.


I Mondiali si svolgeranno in Qatar, una petromonarchia in cui vige la Sharia, la legge islamica. La stessa su cui si fondano organizzazioni terroristiche jihadiste come ISIS, Al Nusra e Arabia Saudita.


Verranno ricordati come i più corrotti e sangunosi della storia del calcio. Un record che FIFA e occidente sembrano apprezzare, dato che il sostegno non è mai mancato all'emirato.


Le partite si svolgeranno in un mare di sangue, quello dei 6500 (stima al ribasso del Guardian che ha condotto l'inchiesta) lavoratori migranti morti per costruire gli stadi. Numeri che non hanno in alcun modo infastidito la FIFA che a quanto pare preferisce di gran lunga il fiume di denaro che gli emiri spendono per la manifestazione.


Lavoratori morti di caldo asfissiante e stenti, lavorando in condizioni da schiavi, senza alcun diritto e con paghe miserabili.


Lavoratori perlopiù provenienti da India, Pakistan, Sri Lanka, Nepal e Bangladesh. Invisibili al mondo occidentale.


Lavoratori che secondo Human Rights Watch hanno pagato più di 3000 dollari per poter ottenere il lavoro, cioè hanno pagato per lavorare come schiavi. Molti di loro si sono indebitati con degli strozzini per avere quella cifra, il che comporta tassi di interessa criminali che mangiano i salari per cui questa massa immensa di lavoratori ha accettato queste condizioni. L'obiettivo era mettere da parte i soldi da mandare alle famiglie, ma in pochissimi ci sono riusciti e con una fatica immensa.


La stragrande maggioranza di questi operai vive in veri e propri Labour Camp, casermoni costruiti alla estrema periferia di Doha senza servizi, nemmeno i più basilari. Mini appartamenti con almeno otto posti letto con cucina e bagno in comune. Un vero inferno che la FIFA fa finta di non vedere e il Qatar non tenta nemmeno di nascondere o giustificare questa enorme violazione dei diritti umani.


Non solo questioni interne, ma anche internazionali. Il Qatar, sebbene ne sia uscito nel 2017 per rientrarvi poco dopo, fa parte della coalizione guidata dall'Arabia Saudita e supportata da USA, Turchia e Gran Bretagna, nella guerra in Yemen contro i rivoluzionari antipetromonarchie sciiti chiamati Houti.


Una guerra che ha portato fino ad ora a più dì 377.000 morti (stime ONU) e 20 milioni di persone ridotte alla fame a causa dell'intervento e l'invasione Saudita.


Ma la FIFA non batte ciglio, come tutto il mondo d'altronde.


La FIFA ha inoltre escluso, come sappiamo, la Russia dai Mondiali di calcio 2022 a causa della guerra in Ucraina. Una scelta che definire ipocrita, soprattutto nel contesto del Qatar, è un complimento.


Escludere una nazione da competizioni sportive internazionali perchè impiegata in guerra sarebbe legittimo e giusto, se solo non ci fossero pesi e misure differenti a seconda della nazione presa in causa.


Di esempi ne potremmo fare centinaia. Ne cito uno solo: il cile di Pinochet appena fatto il golpe contro Allende non viene escluso dai Mondiali del 1974 a cui parteciperà anche per la scelta dell'URSS di rifiutare di giocare nello stadio di Santiago, lo stesso dove venivano compiute le atrocità del regime golpista che conosciamo tutti (spero).


Stadio visitato dalla FIFA stessa di cui rimarrà una foto con grasse risate dei delegati assieme ai torturatori di Pinochet mentre il sangue dei cileni cadeva nelle grate dello stadio.


Tra guerra e morti sul lavoro i mondiali in Qatar non avranno la Russia ma in compenso ci saranno tanta ipocrisia, soldi neri di petrolio e mani sporche di sangue.


Ma per l'occidente questo scenario è il migliore possibile e inserito pienamente nella normalità del sistema.

Nicolo' Monti

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