mercoledì 23 marzo 2022

George Gillette

 


In questa foto c'è un uomo che piange. E sono lacrime di dolore, di disperazione, di impotenza.

Lui è George Gillette. In piedi a sinistra.

Il suo nome forse non ci dice molto: nel 1948 era il presidente del Consiglio tribale delle tre tribù indiane affiliate: Mandan, Arikara e Hidatsa.

Queste tribù di nativi americani abitavano lungo le rive del fiume Missouri, si dedicavano alla coltivazione e alla caccia e vivevano tranquillamente. L’arrivo degli europei “alla conquista del west” chiaramente per loro fu una tragedia. Vennero privati delle loro terre, decimati dall’epidemia di vaiolo portata dagli europei e poi, dopo il Trattato di Fort Laramie, furono confinati nella riserva di Fort Berthold nel North Dakota. Dei loro spazi sconfinati, della loro libertà rimase ben poco. Eppure cercarono di adattarsi e andare avanti.

E questa è la prima parte di una storia triste e nota che prosegue con la vita difficile nella riserva, la difficoltà nel mantenere l’identità, le tradizioni, la lingua, in una popolazione che lentamente invecchia.

Ma poi questa storia riesce addirittura a peggiorare.

Quasi un secolo dopo, all’inizio del 1940, il governo statunitense decide di costruire una diga sul fiume Missouri per produrre energia elettrica. Sappiamo bene cosa succede in questi casi, pensiamo ad esempio alla nostra val Venosta e al campanile di Curon che ancora sembra guardarci stupito dall’acqua del lago di Resia.

Gli indiani provano a opporsi, ingaggiano una forte battaglia legale, ma invano. La diga sarà costruita e loro non potranno fare altro che andarsene.

Così nel 1948 le Tre Tribù devono vendere (o svendere) al governo statunitense circa 600 chilometri quadrati della riserva: George Gilette, con cuore pesante e lacrime agli occhi, è costretto a firmare l’accordo in base al quale le terre fertili, le case, le scuole, i luoghi di culto, gli ospedali, tutto sarebbe stato inondato. Anche i ricordi e le radici di generazioni di indiani.

Per questo non regge alla commozione e piange: sa che questa firma porterà alla dispersione delle tribù, l’allontanamento, forse addirittura all’estinzione. Sa che questo accordo significa la fine del Trattato di Laramie e delle loro tutele, ma sa anche che se non firma, non ci sarà alcun indennizzo per l’espropriazione dei terreni.

Allora firma, sapendo che con un tratto di penna vende il passato del suo popolo e ipoteca il futuro della sua gente.

Ma purtroppo non ha scelta, perché la storia la scrivono i vincitori. Sempre.

🦋La farfalla della gentilezza🦋

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1 commento:

  1. Questo è l'uomo bianco, il peggiore tra gli esseri viventi comparsi sulla terra; incapace di qualsiasi forma di pietà verso il proprio simile, egoista e malvagio per natura, è disposto a passare su ogni cosa pur di ottenere i suoi biechi obiettivi.

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