di Massimo Pisa
Aveva 74 anni, viveva a Varese da tempo. Si era dissociato, ma il suo nome riemergeva ciclicamente nelle inchieste sul terrorismo
Il passato che non passa, se la tua traiettoria ha attraversato eventi e sigle scolpite nel granito della storia, è una condanna supplementare che sopravvive a qualsiasi sentenza. A Corrado Alunni, morto a Varese a 74 anni, l'etichetta di brigatista rosso rimase addosso ben oltre la sua dissociazione arrivata a metà degli anni Settanta, di fatto la prima scissione del nucleo storico all'interno della più sanguinaria organizzazione terroristica degli anni di piombo. Tanto che la foto di Alunni fu tra le venti distribuite dal Viminale la sera della strage di via Fani, il 16 marzo 1978, quando il militante romano, ex operaio alla Sit-Siemens di Milano dove aveva partecipato alle lotte del Sessantotto prima di entrare in clandestinità, era passato alle Formazioni Comuniste Combattenti da tre anni: non c'era, tra i rapitori di Aldo Moro e tra i killer dei cinque uomini di scorta, né poteva esserci.
Eppure, ancora undici mesi fa, Corrado Alunni venne convocato a Roma per un prelievo di Dna da comparare, insieme ad altri con i reperti di quell'agguato. Il pm Eugenio Albamonte e il gip Francesco Patrone erano stati convinti dalle richieste partite dall'ultima Commissione Moro, quella presieduta da Beppe Fioroni. Anche se tutte le sentenze dicono che, nel '78, Alunni era impegnato a fare altro, e cioè a saldare le Fcc con Prima Linea.
Fu una traiettoria comune a tanti, quella dell'ex operaio di Centocelle: passare dalla contestazione ai "comitati di studio" della Sit Siemens - insieme a Mario Moretti, Pierluigi Zuffada, Paola Besuschio, Umberto Farioli, Giuliano Isa - al Collettivo Politico Metropolitano, da Sinistra Proletaria alle Brigate Rosse. Ne uscì in polemica con Renato Curcio quando le Br si stavano strutturando in senso militarista e clandestino. Nelle Fcc si portò dietro Susanna Ronconi e Fabrizio Pelli che peraltro, all'epoca, si erano macchiati dell'unico omicidio fino ad allora rivendicato dalle Brigate Rosse, quello dei missini padovani Graziano Giralucci e Giuseppe Mazzola.
Più movimentista, più vicino all'Autonomia e al gruppo Rosso in stretto contatto con Marco Barbone, Alunni venne catturato nella base di via Negroli il 13 settembre 1978. Un anno e mezzo dopo, in un'azione coordinata con Renato Vallanzasca e Antonio "Pinella" Colia, provò a scappare da San Vittore senza riuscirvi. Dopo i processi, dal 1987, cominciò la fase della dissociazione, della resa, della richiesta di una "soluzione politica" per tutti i detenuti di quella stagione. Il cumulo delle condanne aveva superato il mezzo secolo. Ma nel 1989 a Corrado Alunni venne concessa la semilibertà e trovò lavoro a Bergamo, catalogatore all'Enaip, il centro di formazione professionale delle Acli. "Era una persona generosa, moralmente retta - lo ricorda l'avvocato Davide Steccanella - un operaio che come tantissimi altri fece la scelta di cambiare le cose e la pagò con anni di carcere. Vorrei non lo si ricordasse soltanto per le Br".
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