Stamani ero in giro in moto, contento come un bimbo nonostante il freddo. La Harley girava da Dio, le visite mediche erano andate alla grande, in serata mi attendevano gli allenamenti. Bello.
Poi è successa una cosa: ho visto un manifesto che ricordava Sassoli. “Grazie David”, diceva. E mi è venuta di colpo malinconia. Perché David era una bella persona, ma cperché di politici come lui ce n’erano (ce ne sono) pochissimi. Ho pensato che se n’era andato, tanto per cambiare, uno dei migliori. E mi sono sentito solo. Come immagino molti tra voi.
Poi ho pensato a ciò a cui, lavoro a parte, non penso mai: alla politica. Ai politici.
Ho pensato allo sfacelo totale di questi giorni, settimane, mesi, anni, decenni.
Ho pensato al povero Mattarella, che tutto voleva tranne questo e invece gli tocca stare ancora lì, perché è circondato troppo spesso da parlamentari incapaci, disonesti e sottosviluppati.
Ho pensato a Draghi, che se si chiamasse in un altro modo lo impallinerebbero e trafiggerebbero come neanche San Sebastiano.
Ho pensato a Berlusconi, che fa danni da trent’anni. A Salvini, che ormai non diverte neanche più prendere per il culo perché fa tutto da solo. Alla Meloni, che in questo disastro generale del romanzo Quirinale è pure passata per quella più brava, e pensate quindi quanto siam messi male.
Ho pensato a Renzi, che se tutti i toscani fossero come lui chiederei seduta stante la residenza in Belize. A Casini, applaudito e celebrato neanche fosse Churchill. Ad Amato, che vince sempre anche quando perde e infatti ora presiede bello (?) garrulo la Consulta.
Ho pensato a Letta, che ogni volta esibisce meno coraggio dei fagioli e vanta (si fa per dire) nei confronti del renzismo la più stupida e sciagurata sindrome di Stoccolma degli ultimi 160 anni. Ho pensato a Conte, che è serio e che ci prova, ma che è ascoltato dal suo partito (o quel che ne resta) appena un po’ meno di quanto Cassano ascoltava gli allenatori (solo che Cassano aveva talento. Questi parlamentari da operetta scema no). Ho pensato a Bersani, il più bravo di tutti per distacco, ma se ha il 3% nel paese reale allora vuol dire che quel paese reale ha problemi seri. O ha gusti di merda. E forse si merita ‘sta merda.
Ho pensato a “coraggio italia”, ma non sapendo cosa sia non son riuscito a pensarci. Ho pensato a Di Maio, nato Masaniello e divenuto Doroteo. Ho pensato a Prodi, a Rodotà e alla Belloni, tutte delusioni cocenti, e a come io stesso nel frattempo mi sia inesorabilmente spento: nove anni fa ci stavo male, oggi provo anzitutto noia e disgusto. La passione è altrove, l’interesse è altrove.
Ho pensato ai riti vetusti della politica, alle tattiche, alle maratone, ai retroscena, ai giochini, a stocazzo e a tutti questi cerimoniali bolsi e tromboni, perfetti per contrappuntare stancamente quest’epoca di morti e sepolti.
Ho pensato a tutto questo, e mi son detto di getto: ma andate affanculo, tutti, e senza passare dal via: fate schifo, non avete mezzo pregio e siete nati solo per deludere.
Poi mi son detto: forse sto esagerando, non c’è bisogno d’esser così duri. Mi son riletto. Ma ho trovato tutto perfetto e ho lasciato così, tranne che per un passaggio: a quel paese ci mando “quasi” tutti. Qualcuno lo salvo, perché è giusto così e le generalizzazioni le odio, ma un livello basso così non lo si trova neanche nella discografia di povia.
Condoglianze politico-morali a tutti voi. E buona catastrofe.
Andrea Scanzi
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