Novelli, il prossimo passo è studiare l'immunità naturale
Rappresentazione artistica della doppia elica del Dna (fonte: Pixabay)
Si alza il velo sul meccanismo all'origine delle forme gravi di Covid-19: dopo mesi di caccia ai geni che aumentano la suscettibilità a contrarre polmoniti aggressive, ora si è scoperto che un gruppo di geni, presenti dal 15% al 20% di coloro che si ammalano in modo grave, è specializzato nel distruggere l'unica molecola capace di costruire una barriera contro l'infezione da SarsCoV2, ossia l'interferone.
La scoperta, pubblicata sulla
rivista Nature, è la chiave per comprendere come mai in alcuni la
malattia scatena polmoniti aggressive, mentre altri restano
asintomatici.
Il risultato è il punto di arrivo della ricerca
iniziata nel 2020 dal gruppo internazionale coordinato da Jean-Laurent
Casanova, della Rockefeller University, in collaborazione con il
consorzio Internazionale di genetica 'Covid Human Genetic Effort' e al
quale l'Italia partecipa con il gruppo di Giuseppe Novelli,
dell'Università di Roma Tor Vergata, e con Istituto San Raffaele di
Milano, Università di Brescia, Ospedale Bambino Gesù di Roma.
"Stiamo studiando le caratteristiche di chi si ammala in modo grave e i
dati indicano che la differenza, rispetto all'infezione, la fa
l'ospite", ha detto Novelli all'ANSA. Nei geni legati alle forme gravi
della malattia, alcuni dei quali sono stati descritti nei mesi scorsi
dallo stesso gruppo di ricerca, ce ne sono alcuni che hanno a che fare
con la cosiddetta l'immunità innata, ossia con la capacità di ciascun
individuo di difendersi dal virus e la cui scoperta è stata premiata nel 2011 con il Nobel la Medicina a Bruce Beutler e Jules Hoffmann.
"Abbiamo dimostrato - ha detto ancora Novelli - che buona parte dei
malati gravi ha un difetto nella produzione dell'interferone", ossia non
riesce a produrre o addirittura distrugge la molecola che gioca un
ruolo chiave contro la tempesta di citochine tipica delle forme gravi di
Covid-19. Questo accade perché non vengono prodotte le molecole-sensore
che attivano i recettori delle cellule immunitarie chiamati Tlr, che
hanno il compito di avvertire del pericolo. In sostanza, in chi contrae
la forma grave di Covid-19, il sistema immunitario non si attiva e non
lancia alcun allarme, lasciando al virus la strada completamente libera.
Per Novelli "è una scoperta apre le porte alla terapia
personalizzata", un obiettivo realizzabile soltanto facendo lo screening
genetico delle forme gravi.
Contemporaneamente si possono
approfondire i segreti dell'immunità naturale e il prossimo passo dei
ricercatori potrebbe essere studiare gli individui super-immuni, ossia
che non contraggono l'infezione, o coloro che dopo essere contagiati
restano asintomatici. Studiare l'immunità naturale è importante anche
per avere nuovi strumenti per contrastare il virus, accanto all'immunità
acquisita data dai vaccini. I ricercatori rilevano infatti che "non è
chiaro se i vaccini rimarranno efficaci a lungo termine e se lo saranno
anche contro eventuali nuove varianti del virus".
(ANSA)
Kissinger71
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