giovedì 16 gennaio 2014

Milano nelle mani delle cosche
Ai clan sequestrati 1.186 beni. La Lombardia quarta regione per i patrimoni sospetti. E l’Expo rischia di diventare la grande torta da dividere


di Oscar Valori
Le mani avide delle mafie si estendono sulla Lombardia. Non è un’immagine metaforica né la sceneggiatura di un film d’azione, ma la cruda realtà raccontata dai numeri. I numeri sono quelli dell’ultimo report dell’Agenzia nazionale dei beni sequestrati e confiscati alle mafie, presentato in occasione del progetto “Mafia free”. Un memorandum d’intenti tra Regione Lombardia, Comune di Milano, Ministero dell’Interno e Società Expo, per sottrarre energie e risorse alla criminalità organizzata.
Il rapporto
Per le strade, nel frattempo, la realtà è quella disegnata dai numeri. L’ultimissimo allarme riguarda la “predilezione” delle cosche per l’agricoltura. Nella sola Lombardia infatti sono stati sequestrati ben 50 terreni agricoli e fabbricati rurali, disseminati in 29 comuni fra Milano, Bergamo, Brescia, Como, Lecco, Pavia, Sondrio e Varese. Non si salva quasi nessuno dunque, neanche alle latitudini dell’ex virtuosa Lombardia. Agricoltura ma non solo. “In totale sono 184 i centri dove lo Stato è intervenuto – spiega la Coldiretti regionale – delineando una mappa della presenza mafiosa che interessa, a livello di sequestri, il 12% del territorio lombardo e riguarda, per la maggior parte, appartamenti, ville, box, capannoni e attività commerciali. “La quantità dei beni confiscati – spiega Ettore Prandini, presidente della Coldiretti Lombardia – è da un lato un indicatore preoccupante di infiltrazioni nei nostri territori, dall’altro però è il segnale di una grande attività di indagine e di repressione. Gli investimenti del crimine organizzato sembrano puntare in particolare sul settore immobiliare residenziale, come dimostrano i dati dell’Agenzia nazionale per la gestione dei beni sequestrati”.
“Le solite note”
L’Agenzia è stata istituita con decreto-legge 4 febbraio 2010. Ente di diritto pubblico posto sotto la vigilanza del Ministro dell’Interno, si occupa di provvedere all’amministrazione e alla destinazione dei beni sequestrati e confiscati in via definitiva. Il cuore della sua “missione”? Cercare di superare le criticità che spesso ostacolano o rallentano la restituzione alla collettività dei patrimoni mafiosi e quindi il riutilizzo sociale degli stessi.  Lombardia sotto attacco, dicevamo. Al gennaio 2013 sono infatti ben 1.186 (su quasi 13mila in Italia) i beni sequestrati nel territorio regionale. Una Regione che diventa ora la prima del centro nord rispetto a questo poco invidiabile primato, quarta in Italia dopo le più “scontate” Sicilia, Campania e Calabria. A fare la parte del leone è la Provincia di Milano, con il 43% dei comuni (58 su 134) interessati. Accanto al capoluogo, un po’ a sorpresa, la piccola provincia di Monza e il territorio dell’operosa Brianza, con il 24% dei comuni toccati dal problema. A seguire, in questa specialissima classifica della presenza di beni confiscati, le province di Brescia, Varese e Como (rispettivamente con il 16, 13,5 e 10%). Alcuni nomi di località interessate rimandano a vicende assai controverse. Si va infatti da Buccinasco e Cesano Boscone, nell’hinterland sud (dove negli anni ’60 e ’70 venivano mandati i “mammasantissima” al soggiorno obbligato) alla vicina Sedriano, primo comune lombardo ufficialmente sciolto per infiltrazioni mafiose. Pericolosamente vicini se non adiacenti alla futura area Expo gli stessi territori di Rho e Nerviano, oggetto di sequestri e confische da parte dell’Autorità Nazionale. Sicuramente un grattacapo in più per chi lotta in nome di politiche e sviluppo industriale “mafia free”. vinto governa.

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