mercoledì 29 gennaio 2014

La leggenda di John Dillinger
Robin Hood con il mitra


La leggenda di John Dillinger <br/> Robin Hood con il mitra

Il 9 novembre esce nelle sale italiane Nemico Pubblico con Johnny Depp. Nel mese di dicembre a Dallas, “il crimine diventa mostra” raccoglie i suoi oggetti e li propone al grande pubblico. John Herbert Dillinger. Uno dei più grandi gangster americani. L’uomo che tenne in scacco l’FBI. Per anni.
di CLAUDIA MIGLIORE
Un thompson. Una Ford nuova. Un vestito rosso. Il fucile che lo rese famoso. L’auto che segnò l’inizio della sua fine. Il vestito che indossava Ana Cumpănaş, la notte in cui decise di venderlo all’FBI per un permesso di soggiorno.
wanted-dillingerE’ nel 1925, con una rapina in un negozio di alimentari di Mooresville in Indiana, che John Herbert Dillinger diviene leggenda. Una leggenda, quella del gangster della Grande Depressione, fatta di rapine, di evasioni, di arresti, di omicidi. Una leggenda fatta di cuore. Un cuore che nella violenza del suo agire lo ha reso agli occhi del mondo un eroe. Un cuore che durante le rapine lo spingeva a bruciare i libri contabili delle banche su cui erano registrati i debiti della povera gente. Un cuore, quello di “Robin Hood” come lo chiamava la gente, che secondo molti, gli è costato l’attenzione, anzi l’ossessione, dell’FBI. E del suo numero uno. J. Edgar Hoover.
Wanted. 10.000 dollari a chi lo cattura. 5.000 dollari a chi fornisce informazioni utili.
Un Thompson. Una Ford nuova. Un vestito rosso.Da settembre 1933 a luglio 1934 Dillinger e la sua banda terrorizzano l’Indiana.
300.000 dollari rubati in oltre 13 banche. Quattro arsenali della polizia svaligiati di tutte le munizioni e le armi. Dieci uomini uccisi ed una ventina feriti. Diversi arresti e tre evasioni. Sono questi i numeri con cui il gangster Dillinger si presenta alla storia. Insieme ad una astuzia fino ad allora senza precedenti. Dal mitra Thompson alla simulazione di un set cinematografico, dalle pistole alla falsa società di sicurezza e allarmi, le banche divengono vittime, a volte consapevoli a volte ignare, del suo ingegno.
Dillinger non commette mai errori. O quasi mai. Dillinger è un uomo sicuro, spocchioso. E forse la sicurezza gli è fatale. Un solo errore gli sarà fatale.
Fino al 3 marzo 1934 l’FBI non era potuta intervenire nella “vicenda Dillinger”. Non c’erano i presupposti. Non esisteva un reato federale. Fino al 3 marzo 1934. Fino a quell’errore.
Quel 3 marzo 1934 Dillinger, insieme ad altri componenti della sua banda, viene arrestato. A Tucson. Sono in possesso di 25.000 dollari in contanti, di tre mitra e cinque mitragliatrici. Vengono portati nel carcere di Crown Point. A prova di fuga dicono. Dillinger ovviamente fugge. Ma per farlo ruba la Ford nuova dello sceriffo Lillian Holley e supera il confine.
E questo si che è un reato federale! Violazione del Federal Motor Vehicle Theft Act .Parte la caccia all’uomo. Quella che consenitrà all’FBI di recuperare un imbarazzante ritardo. Hoover gli metterà alle costole Melvin Purvis che, pur accumulando fallimenti su fallimenti, non lo mollerà più. Fino alla morte.
Quella Ford nuova rappresenterà l’inizio della fine. Quell’errore assieme alla passione per le donne gli costerà la vita.
Dillinger da allora continuerà a fuggire. Di più. Con più furbizia. Con più ostentazione. E con successo. Probabilmente deve esserne fiero. Probabilmente pensa di poterla fare franca. Ancora. Sempre.
Ma improvvisamente entra in scena la donna in rosso.
Ana Cumpănaş, nota anche come Anna Sage, è una immigrata clandestina rumena. I 5.000 dollari della ricompensa possono esserle utili. Soprattutto se a questi si aggiunge un bel permesso di soggiorno. Ana conosce Dillinger. E’ un’amica di una sua amica. Contatta l’FBI e organizza con loro la fine del gangster. Sarà vestita di rosso. Per farsi riconoscere. Per far individuare Dillinger camuffato ormai da ripetuti interventi di chirurgia plastica. Sarà vestita di rosso il 22 luglio 1934 al Biografh Theater. Sarà vestita di rosso mentre assisterà al film Manhattan Melodrama con Clark Gable e alla morte del Robin Hood dell’Indiana.
Lo aspetteranno fuori quelli dell’FBI. Primo tra tutti Melvin Purvis. La regia è di Edgar Hoover. Dillinger non avrà scampo. Un proiettile gli penetrerà nella testa uscendo da un occhio altri due lo colpiranno al torace. Proverà a cacciare la pistola. Un gesto estremo, il gesto giusto per uno come lui. Uno come lui non può mica arrendersi così. Ma è tutto inutile. John Hernert Dillinger muore ufficialmente il 22 luglio 1934. Ufficialmente.
Il mistero della morte.Sono in molti a pensare che quel 22 luglio 1934 l’uomo caduto a faccia in giù sul selciato davanti al Biograph non sia Dillinger. Sono in molti a pensarlo. E forse anche l’FBI. Ma è troppo scomodo, dopo tutti i tentativi di arrestare quell’uomo, trasformare i dubbi in certezze.
I dubbi. Sono tanti. La scena del delitto viene contaminata. L’autopsia segnala un uomo dagli occhi castani quando Dillinger li aveva azzurri. Segnala la presenza di una malattia reumatica al cuore quando Dillinger era in perfetta salute. Segnala un cadavere molto più basso e più grasso di Dillinger. E poi un uomo è scomparso. Proprio in quei giorni. Proprio in quelle ore. Un piccolo criminale di nome Jimmy Lawrence.
Che fine ha fatto Herbert Dillinger?
Ci piace pensare, aldilà di tutti i dubbi e di tutte le supposizioni, che quel 22 luglio fuori al Biografh Theater la gente abbia assistito all’ennesima beffa. All’ennesimo film messo in scena dall’astuzia di un uomo che oggi ci guarda con un sorriso beffardo nelle foto che girano sul web.

http://www.gialli.it/john-herbert-dillinger-robin-hood-col-mitra

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