mercoledì 1 gennaio 2014

Morto Roberto Ciotti, maestro del blues. Suonò con Bob Marley e Chet Baker


Roberto Ciotti

di Marco De Risi

E' morto il musicista Roberto Ciotti. Grande interprete del blues italiano, aveva sessant'anni e da tempo era gravemente ammalato. Era ricoverato nella clinica romana di Sant’Antonio dietro il teatro Brancaccio. Un artista con la A maiuscola Roberto famoso per il modo inimitabile di suonare la chitarra e anche per il modo di cantare. Un modo asciutto il suo di fare musica con accordi volutamente semplici, ma che riuscivano a colpire nell’animo chi l’ascoltava.

Roberto era conosciutissimo nel circuito musicale romano dove aveva un nutrito gruppo di fan. Ma l’orizzonte della musica del cantante blues era arrivato anche su palcoscenici internazionali come quello brasiliano dove Roberto era amatissimo. Un successo che lo aveva raggiunto anche in Senegal e in molte capitali europee. Avrebbe dovuto tenere dei concerti in Indocina. Raggiunse una notorietà assoluta con la colonna sonora del film culto del 1989 Marrakech Express per la regia di Gabriele Salvatores. Il pezzo si chiama No More Blue dal sound semplice ed evocativo che ricorda atmosfere ”on the road” proprio come il film di Salvatores. Un successo replicato poi anche con un'altra colonna sonora, sempre per un film di Salvatores, il bel Turné del 1990.

Tanti i dischi a suo nome. Fra i tanti artisti internazionali con cui Roberto Ciotti ha suonato due su tutti: aprì un concerto di Bob Marley e fece musica anche insieme ad uno dei giganti del jazz Chet Baker ospite fisso in Italia. «Roberto aveva un progetto per il nuovo anno - racconta Fabiola Torresi bassista di Ciotti -. Fare un disco dove il blues si sarebbe fuso con i ritmi africani. Teneva molto a questo nuovo ”sound” che avrebbe creato». Vanno ricordati anche Elio Buselli il bassista che suonò con Ciotti per oltre dieci anni insieme alla tastierista Simone Scifoni e il percussionista Flaminio Vargas. Fra le decine di pezzi scritti da Ciotti c’è un motivetto che si intitola Stanotte Roma, un ninna nanna dedicata alla sua Roma. E'stato il maestro di Federico Zampaglione e di Alex Britti. Lascia la moglie Adriana.

http://www.ilmessaggero.it/spettacoli/musica/roberto_ciotti_morto_jazz_italiano/notizie/417317.shtml

Ciotti, una vita tra Tevere e Mississipi, senza mai un compromesso con il mercato


Roberto Ciotti nello studio di Messaggero Tv

di Marco Molendini

Se il blues è la musica del diavolo (la parola è la contrazione di due parole blue, ovvero triste, e devils, ovvero diavoli) il diavolo stavolta ci ha messo davvero lo zampino: Roberto Ciotti, grande specialista e legionario di quel vocabolario, se ne è andato nell'ultimo giorno dell'anno. Malato da tempo, romano, aveva solo 60 anni e da quaranta almeno aveva indossato il vestito del missionario, protagonista instancabile delle notti romane, dovunque ci fosse un po' di spazio per la musica amata, i club soprattutto, ma anche all'estero pronto a rispondere alle chiamate di un circuito di strumentisti legati alle radici blues come Brian Auger, Jerry Ricks, Lousiana Red, Matt guitar Murphy, Willie Littlefield e Jimmy Witherspoon. Gran specialista delle sei corde, ma senza far sfoggio di virtuosismo, cantante solido, Roberto è sempre stato attento ad evitare ogni compromissione commerciale, tanto da diventare un raro esempio di instancabile reduce capace di sovrappore le anse del biondo Tevere alle ramificazioni del delta del Mississippi, con la curiosità di aggiungere alla sua ricetta altri sapori (funky e latini soprattutto)..

Nei primi anni Settanta a Roma non c'era molto da scegliere si si voleva fare musica e Ciotti approdò nel mitico Folkstudio di Giancarlo Cesaroni mettendo insieme una band che si chiamava i Blue Morning (dove, fra gli altri, c'era il sassofonista Maurizio Giammarco, uno dei protagonisti del jazz romano). Il Folkstudio di Giancarlo Cesaroni, allora, era meta di tutti a cominciare dai cantautori e proprio Antonello Venditti fece da padrino producendo il primo album di Ciotti, pubblicato dalla It di Vincenzo Micocci, e Francesco De Gregori lo chiamò per la session del suo album Alice non lo sa. Il cantautore con cui ha avuto però il rapporto più solido e la maggiore affinità è sicuramernte Edoardo Bennato, altro seguace del verbo blues, con cui ha lavorato moltissimo e partecipato a svariati suoi album (in particolare La Torre di Babele e Burattino senza fili). Attivissimo, stimato dai colleghi, Ciotti ha inciso anche colonne sonore di film come Marrakesch express e Turné di Gabriele Salvatores. Nell'80 ebbe l'onore di aprire il concerto di Bob Marley a Milano e a Torino. Il suo ultimo album, Equilibrio precario, era uscito proprio quest'anno. Ulteriore e finale dimostrazione di fedeltà viscerale al verbo del blues.

http://www.ilmessaggero.it/spettacoli/musica/il_ritratto_una_vita_tra_tevere_e_mississippi/notizie/417347.shtml

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