domenica 30 dicembre 2012

Se n'è andato Nakazawa che con "Gen dai piedi scalzi" raccontò l'inferno di Hiroshima




 NAZARENO GIUSTI

TOKYO, 28 dicembre- Ha raccontato l'orrore della bomba atomica, attraverso il manga. Tradotto in dieci lingue per un totale di oltre sei milioni e mezzo di copie vendute. Keiji Nakazawa, il dolore se l'è portato dentro da quel maledetto 6 agosto 1945 in cui morirono 140.000 persone.
Tra questi suo padre noto pittore che si era fatto un anno di galera per le sue antipatie verso il regime, due sorelle e un fratello. La madre sopravvisse, quanto bastò per seguirlo nella crescita poi, nel 1966, se ne andò anche lei a conseguenza delle radiazioni nucleari.
Ora anche lui, ultimo sopravvissuto della famiglia, reduce di quella giornata di fuoco se n'è andato. Aveva 73 anni, era nato il 14 marzo 1939. Se l'è portato via un tumore ai polmoni, mentre giò la sua salute era stata messa a dura prova da una leucemia causata dalle radiazioni. Quella stessa leucemia che aveva già, quando ventiduenne, si trasferì a Tokyo per comincuare la carriera di mangaka.
I primi lavori aparvero nel 11963 sulla rivista ''Shonen Gaho''. Poi, nel 1968 pubblicò un fumetto che tematizzava i suoi ricordi di bambino della tragedia di Hiroshima,''Kuroi ame ni utarete'' (Sotto la pioggia nera).
Nel 1972 la più diffusa rivista di manga giapponese, ''Shukan Shonen Jump'',pubblicò ''Ore ha mita'' (Io l'ho visto), un racconto autobiografico di 45 pagine. Da qui nacquero le prime puntate settimanali della sua opera principale ''Hadashi no Gen'',uscita poi come edizione tascabile in quattro volumi nel 1975 e proseguita come striscia settimanale fino al 1985. Dal fumetto di Gen, raccolto in dieci volumi complessivi, sono stati tratti due film d'animazione negli anni '80, tre film e una serie televisiva. L'opera è stata premiata nel 2004 con il Prix Tournesol.
Quella di Gen è la sua storia.
Gen, un bambino di sei anni, vive assieme alla famiglia. La madre è incinta e presto nascerà la nuova sorellina. La mattina del 6 agosto tutto cambia, pochi interminabili secondi e dove prima c'era vita rimane solo distruzione e morte. Così, Gen e gli altri sopravvissuti sono abbandonati a se stessi e lasciati da soli ad affrontarne le terribili conseguenze.
Ha scritto Art Spiegelman, anche lui autore di un capolavoro come “Maus” su una tragedia, quella della Shoah, che lo ha coinvolto in prima persona, nell'introduzione all'edizione italiana: “Gen è uno di quei pochi fumetti che oggi sono in grado di compiere una magia: far nascere quei piccoli segni sulla carta dalla vita vera. Questa intensa e straziante storia brucerà nella vostra memoria come un cratere radioattivo e non potrete più scordarvela”.
Gen significa radice, ma anche fonte; diceva Nakazawa: “Ho chiamato il mio eroe Gen nella speranza che possa diventare la radice, ovvero la fonte, che dia nuova forza alla prossima generazione di esseri umani”.

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