Il
suo nome: Truvada. Gli esperti della FDA (Federal droug administration)
si sono pronunciati a favore della commercializzazione del primo
trattamento preventivo contro l’Aids messo a punto dal laboratorio
statunitense Gilead Sciences. E questo nonostante le preoccupazioni
espresse da alcune associazioni. Il Truvada è una combinazione di due
anti-retrovirali ed è già prescritto con successo a soggetti infettati
da virus HIV responsabile dell’Aids umano. Studi clinici hanno
dimostrato che la sua efficacia preventiva è stata evidenziata dai
risultati di una sperimentazione clinica svolta da luglio 2007 a
dicembre 2009 in sei Paesi fra i quali il Brasile,il Sudafrica e gli
Stati Uniti. La sperimentazione è stata principalmente finanziata dagli
Istituti nazionali americani della salute (NIH). Grazie ai testi clinici
si è potuto constatare che il Truvada ha ridotto del 44% il rischio di
infezione negli uomini omosessuali che utilizzavano un profilattico. Un
secondo studio ha dimostrato come il Truvada avesse diminuito il rischio
di infezione fino al 75% nelle coppie eterosessuali in cui uno dei due
partner era già sieropositivo. Gli esperti lo raccomandano per il
trattamento per gli uomini omosessuali sieronegativi, per le coppie
eterosessuali in cui uno dei partner è sieropositivo e, parzialmente,
anche per “gli altri individui che rischiano di essere infettati a causa
della loro attività sessuale”. In ogni caso, il parere del Comitato di
esperti ancora deve essere considerato dalle autorità di
regolamentazione di US food and drug agenzia. Se seguire, il Truvada
diventerà il primo trattamento preventivo contro l’HIV negli Stati
Uniti, un paese dove 1,2 milioni di persone sono sieropositive. Si noti
la stessa come il costo di Truvada ruota intorno ai 10.000 euro
all’anno. Giovanni D’Agata, componente del Dipartimento Tematico
Nazionale “Tutela del Consumatore” di Italia dei Valori e fondatore
dello “Sportello dei Diritti”, avverte che diversi ricercatori hanno
chiesto nuovi dati sull’efficacia del Truvada prima della
commercializzazione. Temono che un soggetto sieropositivo prendendo il
Truvada è meno vigile sul rischio di trasmissione del virus e che per
esempio sistematicamente non faccia uso del preservativo per ogni
rapporto sessuale. Infatti gli esperti della facoltà di medicina
dell’Università di Cincinnati temono che l’avere a disposizione la
pillola che teoricamente diminuisce i rischi di contagio con il virus
Hiv induca comportamenti ad alto rischio nella popolazione gay e degli
eterosessuali. Sarebbe una catastrofe nell’ambito della prevenzione
dell’Aids in America.
Lecce, 12 maggio 2012
Giovanni D’AGATA
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