mercoledì 27 giugno 2012

No alla privatizzazione dei beni pubblici: il caso di Palazzo Carciotti


Tutte le profezie più nefaste oggi trovano affermazione.
Annullamento dei diritti dei lavoratori, svendita dei beni comuni, speculazioni edilizie e finanziarie, ricchi sempre più ricchi e poveri sempre più poveri.
Poche battute per descrivere alcuni effetti voluti della crisi, crisi ove alcuni soggetti inevitabilmente sazieranno la propria fame con la svendita dei beni comuni o la dismissione dei beni pubblici.
Trieste ultimamente soffre una grave incuria, dal Molo Audace che continua a rimanere offeso e leso, dal Canal grande che continua a rimaner sporco, dalle strade sempre più sporche . Le risposte che spesso vengono conferite sono univoche:mancanza di fondi.
Ed ecco allora che vedrai i privati pulire Piazza Hortis ma al prezzo della diffusione di pannelli fissi pubblicitari, ciò perché non si è in grado di pensare ad altre soluzioni. Per esempio incentivare i cittadini all’autorganizzazione riconoscendo delle agevolazioni fiscali sulle tasse comunali od offrendo entrate gratis ai musei od utilizzo gratuito dei mezzi pubblici a coloro che con tanto spirito di collaborazione decidono di armarsi di scopa e paletta per pulire la piazza.
Ora però è il momento di Palazzo Carciotti. Edificio che fiancheggia il Canal Grande, si affaccia sulle rive triestine, da 1831 divenne la prima sede delle Assicurazioni Generali, è stato poi sede della Capitaneria di porto e dell’Acegas (Azienda Comunale Elettricità Gas Acqua). Oggi è di proprietà del Comune.
Ma è un palazzo che vive una enorme sofferenza. L’ultimo inverno lo ha martoriato . Incuria forse voluta per destinarlo ai privati. Ed ecco che giunge la notizia della possibile trasformazione di tal Palazzo in albergo.
E’ mai possibile tutto ciò?
All’amministrazione comunale voglio ricordare che tra pochi giorni entrerà in vigore il Decreto Sviluppo, che ho criticato per vari aspetti, specialmente perché incentiva il mattone, e non investe nel turismo e nella cultura. Però questo Decreto prevede alcuni aspetti che potrebbero rivelarsi positivi per molte Città, poichè emerge la possibilità di inviare specifiche proposte alla costituenda cabina di regia che le selezionerà sulla base dei seguenti criteri:
immediata cantierabilità degli interventi;
capacità e modalità di coinvolgimento di soggetti e finanziamenti pubblici
e privati e di attivazione di un effetto moltiplicatore del finanziamento pubblico nei confronti
degli investimenti privati;
riduzione di fenomeni di tensione abitativa, di marginalizzazione e degrado sociale;
miglioramento della dotazione infrastrutturale anche con riferimento
all’efficientamento dei sistemi del trasporto urbano;
miglioramento della qualità urbana, del tessuto sociale ed ambientale.
La cabina di regia, sulla base degli apporti e delle risorse messe a disposizione dai vari organismi che la compongono, definisce gli investimenti attivabili nel centro urbano  che verrà selezionato  promuovendo un accordo con il comune interessato, da cui discenderà la sottoscrizione del contratto di valorizzazione urbana.
Allora perché il Comune di Trieste non si attiva con tempestività in tal senso?
Perché non proporre un bando aperto ove selezionare progetti di riqualificazione urbana da sottoporre alla cabina di regia? Si vuole perdere anche questo treno? Piuttosto che affidare la gestione dei beni comuni e pubblici ai privati, o svendere i beni pubblici ai privati, si dovrebbero pensare altre soluzioni, questa potrebbe essere una delle tante, anche per Palazzo Carciotti.
Sulla facciata principale di questo splendido palazzo esistono delle  le statue che rappresentano, varie divinità. Tra queste vi è la Fama ,dispensatrice di notizie buone e cattive. Per il Comune di Trieste il decreto sviluppo dovrebbe, se interpretato correttamente, essere una buona notizia.

 Marco Barone 

www.reset-italia.net 

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