mercoledì 11 aprile 2012

Pericolo agricoltura intensiva



Che l’agricoltura intensiva non apportasse benefici all’ambiente lo sapevamo già, ma che comportasse danni seri e a lungo termine alle falde acquifere non era stato del tutto appurato. La conferma scientifica definitiva ci perviene da un gruppo di ricercatori britannici delle università di Bristol, Durhame e Cranfield.
Gli scienziati hanno preso in considerazione nella loro fase di ricerca il bacino del Tamigi, ed in particolare la località di Hampton, a nord di Londra. In questa zona vi sono stati monitoraggi dello stato delle acque per 140 anni, il che rappresenta il più lungo periodo continuo di raccolta dati di sempre. Ciò ha consentito di visualizzare i cambiamenti annuali su larga scala. I risultati definitivi di tale studio sono stati pubblicati sul “Water Resources Research” e hanno evidenziato come l’inquinamento delle acque sotterranee è fortemente imputabile alle sostanze nutrienti usate in agricoltura e all’intensificarsi della stessa nel corso del XX secolo.
All’inizio della Seconda Guerra mondiale, prima dell’avvento dell’agricoltura intensiva, il tasso medio d’ingresso nelle falde acquifere dei nitrati era pari a 50 kg/ha, mentre le concentrazioni degli stessi nel Tamigi erano pari a 1-2 mg/litro. Ciò comportava una denitrificazione naturale.
Con l’avvento delle coltivazioni intensive le concentrazioni di nitrati in falda sono raddoppiati con l’incapacità da parte del bacino di effettuare una denitrificazione naturale e portando di conseguenza a notevoli accumuli annuali di azoto.
L’unica nota positiva è che tra la fine degli anni ’70 e i primi del 2000 vi è stata una diminuzione. Lo studio ha inoltre dimostrato come la falda idrica non modifichi il nitrato ma lo trasporti verso il fiume, ma il rilascio appare graduale e a lungo termine.
Nicholas Howden, principale autore dello studio, dice che: «Per equilibrare le esigenze dell’agricoltura e dell’acqua sotterranea potabile pulita è necessario capire fattori come i percorsi attraverso i quali il nitrato entra nelle riserve di acqua e quanto gli ci vuole per arrivarci. I nostri risultati suggeriscono che potrebbero volerci decenni per avere una riduzione delle concentrazioni di nitrato delle acque del fiume e di quelle sotterranee, in seguito a un cambiamento significativo delle pratiche di gestione della terra».
Tale studio appare quindi di fondamentale importanza per chi volesse intraprendere forme agricole che salvaguardino la produzione agricola, mantenendola su livelli elevati ma che di contro consentissero un miglioramento della qualità di acqua di falda e superficiale, cosa indispensabile anche per avere prodotti agricoli più sani.

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