giovedì 26 gennaio 2012

L'Iran ed i venti di guerra





L'embargo imposto da Bruxelles sulle importazioni di petrolio iraniano è un duro colpo per Teheran. Le possibili reazioni della repubblica islamica sono varie, e un confronto militare non è da escludere. 
Il regime iraniano, già alle prese con un alto tasso d'inflazione e una moneta che si sta rapidamente svalutando, sarà costretto a reagire. Uno degli scenari possibili consiste nella cancellazione del programma nucleare, con grande soddisfazione dell'Europa e degli altri paesi preoccupati dalla minaccia iraniana.
Il problema è che esiste un'alternativa, altrettanto probabile. L'Iran, sentendosi ormai in trappola, potrebbe optare per un disperato tentativo di spaventare gli europei e convincerli a fare un passo indietro, o quantomeno scatenare un'isteria incontrollabile sul mercato del petrolio.
Una delle misure estreme a disposizione del governo iraniano è il blocco dello stretto di Hormuz, cosa che Teheran ha già minacciato di fare. Tuttavia al momento l'Iran non sembra essere in grado di tenere in ostaggio lo stretto per un periodo di tempo sufficientemente lungo, e in ogni caso si interromperebbero anche le sue esportazioni residue. Un'alternativa meno complicata potrebbe essere il sabotaggio o l'attacco militare alle raffinerie, agli oleodotti e alle strutture petrolifere dell'Arabia Saudita, per esempio a Abqaiq e Ras Tanura. La missione potrebbe essere portata a termine attraverso operazioni "false flag" da parte dei ribelli sciiti delle province orientali dell'Arabia Saudita, ma è chiaro che in quel caso le responsabilità dell'Iran sarebbero impossibili da nascondere, e si rischierebbe un'escalation su larga scala del conflitto.
A quel punto lo scontro armato che molti europei hanno cercato di scongiurare diventerebbe inevitabile, fermo restando che a Teheran nessuno si illude di poter prevalere sul piano militare. 
Prima di scartare una simile eventualità considerandola allarmista e impossibile, vale la pena ricordare che il Giappone imperiale non attaccò gli Stati Uniti per reagire a un'offensiva militare, ma perché all'epoca era talmente penalizzato economicamente (e l'Iran potrebbe esserlo presto) da preferire un attacco disperato a una lenta asfissia. E il fatto che alcuni generali considerassero inevitabile la sconfitta – e tra essi l'amiraglio Isoroku Yamamoto, ideatore dell'offensiva di Pearl Harbor – non fece alcuna differenza.
È difficile credere che i leader europei abbiano approvato le sanzioni contro l'Iran senza prendere in considerazione questa possibile dinamica. Lo dimostra il fatto che le navi da guerra britanniche e francesi hanno scortato la portaerei statunitense Abraham Lincoln mentre attraversava lo stretto verso il Golfo Persico, sfidando apertamente le minacce di Teheran. È evidente che gli stati Ue, soprattutto i due con le maggiori capacità militari, sono perfettamente consapevoli delle possibili conseguenze dell'embargo, e sono pronti ad affrontarle.  Venti di guerra in Medioriente.

1 commento:

  1. Hey Raffaele, ti sei cimentato anche sul Medio Oriente!Non so con quali testi ti sei impegnato, il tuo articolo ha delle considerazioni valide e dei temi da esperti, come quello del "false flag". Ma permettimi in amicizia, di farmi fare una analisi più dettagliata, visto che da anni seguo queste vicende. Il pezzo, pur dovendo essere breve, ha una visione un po' di parte, e non sono neanche accennate alcune questioni che sono di basilare importanza per una visione obiettiva della faccenda. Ieri o l'altro ieri ho postato su FB un articolo in inglese di Robert Fisk, uno dei più esperti giornalisti sul Medio Oriente, e di Michael Chossudowsky, un esperto di strategia geopolitica. C'è tanta falsità e pregiudizio sulla questione nucleare iraniana, sulla AIEA, sulla ventilata minaccia nucleare. Prima di tutto, è importante il ruolo e l'influenza di alcuni paesi (Russia e Cina, soprattutto), la propaganda lagnosa di Israele, l'ostilità dell'Arabia Saudita (la culla di ogni forma di fondamentalismo islamico, di matrice sunnita e quindi avverso alla confessione sciita). C'è anche un aspetto economico alla base della controversia con l'Iran: il paese ha una sua Banca centrale e sta minacciando di non usare più il dollaro come moneta di scambio. La Cina continuerà a comprare petrolio e gas dall'Iran e la Cina tiene l'America per le palle, ha in mano i suoi debiti. La Russia è un altro partner dell'Iran e spesso non condivide le posizioni europee e americane. Le operazioni "false flag" per ora le fanno gli agenti americani e israeliani infiltrati in Iran, uccidendo con attentati gli scienziati iraniani che lavorano al progetto atomico. Non esistono prove dell'atomica in costruzione, l'AIEA non le ha mai trovate e gli ispettori dell'Ente controllano le loro centrali. Gli USA hanno commesso un grave errore strategico eliminando Saddam Hussein. Ora l'Iraq è in mano ad un governo sciita, è uno stato fantoccio che guarda con amicizia e rispetto all'Iran. L'Iran è rimasto l'unica grande potenza in Medio Oriente. Questo non piace ad Israele, che vuole un Medio Oriente lacerato, diviso o assoggettato. Israele, è tentato dall'attaccare l'Iran, ma vorrebbe l'appoggio USA. Ma l'America si sta leccando le ferite. Come quadro politico interno, in Iran è in corso dal 2009 un confronto acceso tra il potere religioso dei mullah (che segue il leader supremo Khamenei) e il partito laico conservatore del presidente Ahmadinejad, una alleanza tra pasdaran, esercito e ceti conservatori. Ma, di fronte alla minaccia esterna, gli iraniani si ricompattano(la storia della guerra Iran-Iraq insegna). In Iran ci sono anche delle forze riformiste, ma è sintomatico che quando il paese è sotto minaccia, le forze più conservatrici hanno la meglio. L'embargo economico nuocerà più all'Occidente che all'Iran. Ma, se guardi bene, come ha scritto lo stesso New York Times, la vera questione è quella economica, la minaccia atomica è uno spauracchio. L'Occidente è in piena crisi economica e finanziaria. Ha bisogno di aprire nuovi mercati e territori alla sua finanza mortale e malata. E qual'è la razza che, tradizionalmente, ha un certo debole per i soldi e i mercanteggiamenti? L'Occidente ha anche fame di fonti energetiche, e il Medio Oriente è un Eldorado. Anche i fatti in Siria hanno la loro importanza strategica. Il Medio Oriente è un'area storicamente martoriata da violenze e ingiustizie, ma la ferita più grande è stata commessa permettendo che la creazione dello stato d'Israele si basasse su violenze inaudite, massacri di popolazioni arabe, espropriazioni, esodi e campi di profughi. Le violenze e le ingiustizie proseguono tutt'oggi. Ma questa è un'altra storia, tuttavia è chiaro che su questo l'Iran fa leva. Pur essendo sciita, cerca di ergersi a difensore dell'Islam tutto, che è prevalentemente sunnita. Un po' è quello che sta facendo anche Erdogan, e anche il ruolo della Turchia è tutto da calcolare.

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