L’istituto Internazionale della stampa (Ipi), con sede ha Vienna, ha calcolato che l’anno appena trascorso ha visto 103 giornalisti uccisi mentre svolgevano il loro lavoro. La maggior parte - 36 - è stata assassinata in America Latina. Il paese più a richio per i giornalisti è il Messico, con 10 vittime, davanti all’Iraq con 9. Regionalmente, dopo l’America Latina, la zona del mondo più pericolosa è il mondo arabo, con 21 giornalisti uccisi. Mentre in nord africa sono stati ammazzati 8 giornalisti mentre coprivano gli eventi della cosiddetta “primavera araba”.
L'ultimo caso in ordine di tempo riguarda il giornalista francese, ucciso in Siria, Gilles Jacquier.
L’inviato 42enne di France 2, non era soltanto uno dei migliori video-reporter del mondo, vincitore di svariati premi di giornalismo televisivo (compresi due “Ilaria Alpi”). Jacquier era un eroe.
Quando è partito l’attacco e sono cadute le prime granate, Gilles non ha pensato a se stesso, ma a una donna che era accanto a lui. L’ha spinta a terra e l’ha coperta, avvolta, facendole scudo col proprio corpo, e tutte le schegge dell’ultima granata dei terroristi hanno colpito lui e risparmiato lei.
È morto e la sua morte ha salvato un’altra persona. Il sangue freddo che mostra nelle immagini del documentario col quale ha vinto il Premio Ilaria Alpi (un reportage sulla rivoluzione in Tunisia che comincia con l’assalto a una prigione, la sparatoria con i poliziotti, il ferimento di un manifestante e tutta la sequenza di attacchi e ritirate tra manifestanti e militari e colpi di fucile che non provocano un solo scossone alla sua videocamera, neppure per un riflesso condizionato di paura o auto-protezione), quel sangue freddo gli ha consentito ieri di agire lucidamente a Homs, con l’unico pensiero di difendere quella donna.
Nelle immagini che altri colleghi hanno continuano a girare, si vede Gilles inerme dentro un taxi, probabilmente già morto, infilato come un pacco e la testa ripiegata per poter chiudere la portiera, e una donna con la macchina fotografica, una fotoreporter, che si libera dalla stretta della sicurezza siriana, raggiunge il taxi e quando lo vede urla più e più volte “è morto, è morto!” in faccia ai soccorritori. Insieme, un grido di disperazione e un’ultima angosciata domanda, come se quella evidenza potesse non essere definitiva.
Quella donna era la sua compagna, anche lei un’appassionata fotogiornalista.
Di Jacquier, il suo capo a Parigi ha detto: “Non è mai tornato senza immagini o video”. Un professionista, Gilles, che però non si era arreso all’indifferenza. E di eroi il nostro mondo a molto bisogno come la tragedia dell'isola del Giglio.... dimostra!!!
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