«Ben tornat a casa», recita in catalano il video trasmesso prima dell’inizio della conferenza stampa. Dopo essersi salutati nel 2015, il binomio ‘Xavi-Barcellona’ si ricompone. Cosa c’è stato nel mezzo? La conclusione della sua carriera da calciatore e l’inizio di un nuovo capitolo, quello nelle vesti di allenatore. Il tutto a Doha, capitale del Qatar, dove lo spagnolo è stato accolto dall’Al-Sadd.
Al Camp Nou, quest’oggi, in occasione della sua presentazione ufficiale, c’erano circa 25mila spettatori. Tutti impegnati a cantare il suo nome, interrompendone le parole emozionate: «Ho cercato di non piangere», ha ammesso. Dopo le foto di rito sul prato di quella che era e sarà casa sua, l’attenzione si è spostata nella sala stampa, dove Xavi ha potuto articolare le sue idee.
Il Barça gli scorre nel sangue, è qualcosa che ne permea il DNA: «Qui è dove sono cresciuto. Mi hanno allenato tanti grandi maestri, ma la verità è che siamo tutti ‘figli’ di Johan Cruijff». Il suo, infatti, sarà «un gioco posizionale, che si svilupperà in ampiezza e con grande intensità». Proprio come gli ha insegnato Pep Guardiola, che definisce «modello in campo e in panchina». Tuttavia, quando gli viene chiesto del paragone fra loro due, il nuovo tecnico azulgrana si imbarazza: «Cosa posso dirvi? Mi fa davvero tanto piacere essere accostato a lui».
C’è, però, qualcosa che serpeggia nelle sue parole e che ciclicamente ritorna durante tutta la presentazione, il concetto di ‘regole’: «Se le seguiremo, allora tutto andrà per il meglio». Sembra quasi che qualcuno dello spogliatoio, magari il vecchio amico Piqué, gli abbia rivelato qualcosa sulla gestione di Koeman. Le parole d’ordine, dunque, sono ‘lavoro’ e ‘impegno’, quello che forse è mancato al Barça negli ultimi mesi 🔵🔴
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