venerdì 13 settembre 2013

Bersani, per l'affitto della casa dal sindacato 500mila lire al mese

Negli anni Novanta un patronato Cisl versava metà del canone di un elegante alloggio abitato dall’allora vicepresidente dell'Emilia-Romagna<br />

Un inquilino eccellente, Pier Luigi Bersani, attuale segretario del Pd, e un affitto, l’affitto dell’inquilino eccellente, pagato generosamente, per metà, da certi suoi amici della Cisl.
La signora Miriana Pirazzoli si ricorda tutto.

Perfettamente. Racconta volentieri, con dovizia di particolari e conserva perfino gli estratti conto (che pubblichiamo qui sopra) di quei pagamenti. Racconta, la signora Pirazzoli, che una ventina di anni fa, era il 1991, le fu chiesto da un lontano parente, Gaudenzio Garavini, di affittare «ad un amico» l’appartamento che possedeva in una delle più belle zone di Bologna. Tanto per inquadrarlo: via Mazzini, 84, non lontano dall’Ospedale Sant’Orsola. Stabile signorile di sei piani, abitato in prevalenza da professionisti molto noti in città, due portieri, uno per il giorno e uno per la notte. Otto ingressi indipendenti. Possibilità di accedere agli appartamenti direttamente dai box, all’insegna, quindi, della massima discrezione.
Al momento di accordarsi le parti stabiliscono, per convenienza, che è meglio non fare alcun contratto di locazione ufficiale vista l’autorevolezza e la serietà dell’inquilino. Che a quel punto esce allo scoperto: Pier Luigi Bersani. È lui infatti l’amico di Garavini ed è lui, all’epoca vicepresidente della giunta regionale dell’Emilia Romagna, che ha bisogno di un pied-à-terre nel capoluogo, perché abita e vive a Piacenza e, per l’incarico che ricopre, dovrà venire almeno un paio di volte alla settimana a Bologna. Affare fatto: un milione al mese per l’affitto dell’appartamento, di sessanta metri quadrati, composto di cucina, bagno, camera da letto matrimoniale, soggiorno-pranzo, al terzo piano del palazzo. Nessuna registrazione del contratto, nessuna denuncia, come, al contrario, imporrebbero le normative antimafia, nessuna ricevuta.
«Ho peccato di ingenuità - ammette oggi la signora Pirazzoli - ma, dati i personaggi con cui avevo a che fare, mi sentivo in una botte di ferro». Già, i personaggi. Perché se Bersani, nella regione dal rosso antico ai tempi già contava, anche il suo amico Gaudenzio Garavini non era poi un illustre sconosciuto, ma il funzionario più in vista dello Ial, l’Istituto addestramento lavoratori, diretta emanazione della Cisl regionale. Bene. Non appena Bersani, nell’autunno del 1991, comincia ad abitare, anche se saltuariamente, l’appartamento di via Mazzini,84, arrivano ogni mese sul conto della proprietaria due bonifici, uno di cinquecentomila lire da Bersani e l’altro pure di cinquecentomila lire dallo Ial. «Francamente - commenta oggi la signora Pirazzoli - la cosa mi sorprese, pensai ad una sorta di accordo fra i due amici di cui mi sfuggiva il senso, ma l’importante, parliamoci chiaro, è che l’affitto venisse pagato». Cosa che è avvenuta regolarmente fino al 1993.
Perché fino al 1993? Perché qualcuno venuto a conoscenza, non si sa bene come e da chi, della curiosa regalìa all’indomito difensore del proletariato, scrive una lettera anonima che obbliga la Procura ad aprire un’inchiesta. La signora Pirazzoli viene ascoltata dai carabinieri ed è costretta a fare nomi e cognomi e anche ad ammettere le sue «evasioni». Per le quali, strano davvero, non è stata mai punita né sanzionata. Vengono ascoltati anche i portieri dello stabile e altre persone, per stabilire se effettivamente Bersani viva in una casa pagata, almeno per metà, coi soldi pubblici. Il pm Lucia Musti che quando interroga la proprietaria dello stabile sembra stupita («lei mi sta raccontando una telenovela» ricorda la signora Pirazzoli) avvia un’inchiesta ma l’archivia nel maggio del 1995. Ne aprirà un’altra nel 1997 che sembra essersi dissolta nel nulla. Nel frattempo, spinta dalla piega che stanno prendendo le cose, la signora Pirazzoli è costretta a vendere (è il 21 dicembre del 1993) l’appartamento «incriminato». Tutti traslocano, ma qualcuno insiste, ancor oggi, nel volerci farci credere che le cose non sono andate così. Ci ha provato lo stesso Garavini, a suo tempo, affermando che davvero divideva l’appartamento con Bersani (viene difficile da credere che dividessero anche il letto matrimoniale) ci ha provato anche lo Ial, cioè la Cisl tralasciando il non poco significativo dettaglio che loro, lo Ial, cioè la Cisl, dalla Regione Emilia-Romagna ricevevano e hanno ricevuto per anni centinaia di milioni di stanziamenti messi a disposizione dalla Cee per chi organizza corsi di formazione. Chissà, forse hanno voluto ricambiare la cortesia, almeno in minima parte. E questo avrebbero dovuto acclarare le due inchieste. Ma è certo che se Bersani arrivava di giorno salutava il portiere Franco, se rincasava di notte, Bruno. Entrambi i portieri lo hanno sempre confermato. A proposito di trasparenza e pulizia dimenticavamo che Michele, il giovane che si occupava di far pulizia e manutenzione nell’appartamento di Bersani, passava poi a ritirare il giusto compenso direttamente alla sede della Ial. Averne di amici così generosi, che dite?

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