«Casa pagata dalla Cisl». Bersani: è fango
IL CASO IL QUOTIDIANO RISPOLVERA UNA VICENDA ARCHIVIATA NEL ' 97. MENTRE IL DEPUTATO PRESENTA UNA SERIE DI ESPOSTI ALLA PROCURA DI BOLOGNA
Offensiva del «Giornale». Raisi (Pdl): la sua segretaria è stipendiata dalla Regione La vecchia indagine Il pm che indagò: non riscontrai reati e archiviai E il sindacato: in realtà pagò e ci fece risparmiare Il coinquilino L' allora vice-presidente dell' Emilia-Romagna abitò con Garavini, oggi indagato nel «Cinzia-gate»
BOLOGNA - Gli avrà anche fatto comodo, a lui che allora era un pendolare della politica, quell' appartamentino di 60 metri quadrati a metà strada tra il centro storico e i colli bolognesi, condominio signorile, le Due Torri a far da sfondo. Ci ha vissuto per due anni scarsi, Pier Luigi Bersani, dal ' 91 al ' 93, quando era vicepresidente dell' Emilia-Romagna. Poi lo ha lasciato. Mai immaginando che quella sistemazione provvisoria (lui ha casa nel Piacentino) lo avrebbe inseguito per anni come la nuvoletta di Fantozzi: un' inchiesta, voci, veleni, querele. Ora, in tempi di Affittopoli o Casopoli, comunque di vicende a dir poco opache su immobili e dintorni, la storia dell' appartamento del segretario pd si rimaterializza. «Il sindacato pagava la casa a Bersani» sparava ieri a nove colonne il Giornale, amplificando la denuncia del deputato pdl Giancarlo Lehner, che, armato di estratti conto e versamenti, ha rivelato urbi et orbi che il segretario pd, in quei due anni, ha in realtà pagato solo metà dell' affitto (500 mila lire), dato che il restante era a carico della Cisl, che metteva le altre 500 mila. Bersani scroccone? Beccato con le mani nella marmellata? Lui, il segretario, nega sdegnato: «È solo fango, le case me le sono sempre pagate da solo...». Quindi, annunciando querele: «Quanto ricaverò da questa situazione lo devolverò ai disoccupati». Riavvolgiamo la pellicola. È l' autunno del ' 91. Il pidiessino Bersani, numero due della Regione, cerca una base a Bologna, dove trascorre gran parte della settimana. La trova in via Mazzini. E trova pure un compagno di casa: Gaudenzio Garavini, all' epoca presidente dell' Istituto Addestramento Lavoratori (Ial), ente affiliato alla Cisl. Anche lui pendolare, venendo da Forlì. L' affitto mensile è di un milione di lire. Ma Bersani, come dimostrano gli estratti conto ancora in mano alla proprietaria della casa, Miriana Pirazzoli, paga solo la metà. Al resto pensa lo Ial. Come mai? «Nessun mistero - spiega il segretario provinciale, Alessandro Alberani -: era comunque previsto che lo Ial pagasse l' affitto al suo presidente Garavini: il fatto che in quella casa andasse a vivere anche Bersani, versando la sua parte, ha permesso al sindacato di risparmiare, mi pare responsabile». Non per tutti. A forza di boatos, la storia arrivò in Procura, sul tavolo del pm Lucia Musti. Era il ' 97, Bersani nel frattempo era diventato ministro dell' Industria nel primo governo Prodi. Ricorda ora il magistrato: «Indagai Bersani e affidai alla Finanza una serie di accertamenti». Il ministro fu interrogato dalla Musti alla presenza del suo avvocato Nicola Mazzacuva. «Alla fine delle indagini - prosegue la pm -, non ravvisando alcuna ipotesi di reato, chiesi al gip l' archiviazione, che fu accolta». Storia chiusa? Macché. Gaudenzio Garavini, coinquilino all' epoca di Bersani, non parla. Anche perché, nel frattempo, oltre a fare carriera (direttore del personale in Regione e poi direttore in Comune), ha avuto altro a cui pensare: a cominciare dall' avviso di garanzia per abuso d' ufficio ricevuto nell' inchiesta sul «Cinzia-gate», che ha portato alle dimissioni del sindaco Delbono (di cui Garavini era un fedelissimo) e al commissariamento di Bologna. Chi invece, di quell' appartamento, ricorda tutto è la proprietaria Miriana Pirazzoli. Che, ironia della sorte, è stata per anni attivista di Forza Italia a Imola, di cui ha aperto anche un club, ma che di quei due inquilini «rossi» sembra quasi aver nostalgia. Ricorda che non vollero registrare il contratto d' affitto: «Ma io mi sentivo in una botte di ferro - ha detto al Giornale -, dati i personaggi...». Di cui addirittura ancora conserva le tracce dei pagamenti. Sul Bersani «emiliano» pende pure un' altra storia. L' ha tirata fuori il deputato pdl Raisi, che ha presentato in Procura una serie di esposti contro presunte irregolarità della Regione guidata da Errani. Uno dei dossier riguarda la segretaria storica del leader pd, Zoia Veronesi, accusata dal parlamentare di essere pagata dalla Regione, ma di lavorare a Roma per Bersani. E già volano calcioni. Francesco Alberti RIPRODUZIONE RISERVATA
Alberti Francesco
Pagina 19
(8 maggio 2010) - Corriere della Sera
(8 maggio 2010) - Corriere della Sera
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