martedì 5 marzo 2013

Ma se uno vale uno, perché Grillo decide per tutti?



La tanto sbandierata democrazia diretta è - per ora - solo una chimera. Il comico genovese e Casaleggio decidono per tutti. Alleanze incluse

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Grillo 250x176 Ma se uno vale uno, perché Grillo decide per tutti?I discorsi di Grillo assomigliano a quelli di Hitler. Lo abbiamo scoperto qualche giorno fa su Facebook. Abbiamo scoperto, sempre sui social network, anche che una capogruppo del MoVimento ha riconosciuto nel fascismo “qualcosa di buono”. Ma i detrattori del comico genovese sbagliano a perseguire questa strada che già in passato non ha premiato contro Berlusconi. Grillo si sconfigge su due piani: la chimera della democrazia diretta e il suo poco conosciuto programma.
La democrazia diretta non esiste. Chi ha studiato un minimo di storia lo sa bene. Dopo l’agorà greca e qualche sparuto esempio dei comuni italiani tra Medioevo e Rinascimento, nessuno è più riuscito a replicare un modello che nel 900 ha dimostrato solo di essere veicolo di dittature. Questo non significa che Grillo sia oggi un nuovo Mussolini. Significa piuttosto che quell’idea è pericolosa e soprattutto inapplicabile. Lo sta dimostrando lo stesso MoVimento che in questi giorni prende decisioni senza consultare la base. Eppure il principio per il quale uno vale uno è scritto nello stessostatuto di M5S.
Decide sempre lui. Dopo il sorprendente risultato di una settimana fa, lo stesso Grillo, senza aver consultato gli iscritti al MoVimento (forse ad eccezione di Casaleggio), ha dichiarato: “Non appoggeremo un governo Bersani”. Una decisione che ha creato una spaccatura tra gli iscritti e i simpatizzanti. C’era chi chiedeva l’alleanza con il Pd sui punti programmatici del MoVimento, altri che chiedevano una linea oltranzista. Alla fine nessuno è stato consultato. Grillo e Casaleggio si sono presentati proprio ieri a Roma per dettare la linea. A darne comunicazione davanti alle telecamere è Vito Crimi, neopresidente dei senatori 5 Stelle: “Il MoVimento non darà la fiducia ad un governo dei partiti”. Idem con l’elezione dei capigruppo: la decisione è spettata agli eletti e non agli elettori. Unico aspetto “democratico” è stato quello di concedere ai simpatizzanti, giornalisti ed iscritti di poter assistere in diretta sul web all’incontro. Un’iniziativa che dovrebbe essere adottata anche da altri partiti come il Pd.
“Gli altri fanno peggio”. A chi fa notare che nel MoVimento, finora, questa tanto sbandierata democrazia diretta nei fatti non esiste, la risposta spesso ricalca i soliti schemi della politica italiana: “Gli altri fanno peggio”. “Andate a vedere come prendono le decisioni Pd e Pdl”, ripetono come un mantra i blogger influencer del MoVimento. Un po’ pochino per un partito che vuole distruggere la partitocrazia attuale. Soprattutto perché – se guardiamo lo statuto del Pd – ci rendiamo conto che il segretario e i membri dell’assemblea vengono eletti da iscritti e simpatizzanti attraverso primarie semi-aperte, mentre il direttivo è eletto dall’assemblea, secondo lo spirito della democrazia rappresentativa. Il MoVimento non vuole essere un partito (pur essendolo di fatto) e quindi non ha organi interni di democrazia rappresentativa. Quindi ci si aspetta che gli iscritti esprimano il loro parere vincolante su ogni decisione. Cosa che, finora, non è accaduta.
Primarie e primariette. Chi ha deciso i candidati 5 Stelle al Parlamento? Teoricamente gli iscritti. Così a dicembre si sono tenute le parlamentarie. Ma si sono potuti candidare solo coloro che erano già stati inseriti nelle liste delle elezioni regionali o comunali e che non sono risultati eletti. Chi lo ha deciso? Sempre lui, Beppe Grillo. E chi ha potuto votare a queste primariette? Solo gli iscritti prima di ottobre e solo online. Il tutto deciso dal semplice portavoce del MoVimento: Giuseppe Grillo.
Twitter: @PaoloRibichini

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