Scritto da Emilio Fabio Torsello
Beppe Grillo espelle dal partito per raccomandata e lo fa intimando questo o quel consigliere a non utilizzare il simbolo del Movimento 5 Stelle. Ieri è toccato a un esponente del M5S in Piemonte.
“La decisione del sig. Grillo – si legge nella raccomandata – di revocare l’autorizzazione all’utilizzo da parte sua del nome e del marchio del Movimento 5 Stelle di cui egli è esclusivo titolare, invitandola a volersi astenere, per il futuro, dal qualificare la sua azione politica come riferibile al Movimento stesso o, più in generale, come ispirata dalla persona del mio cliente”. Il simbolo è mio e me lo gestisco io, pare dire Grillo. E chissenefrega dell’impegno politico, della buona volontà e delle opinioni differenti (il dialogo è il sale della crescita e della democrazia).
Dopo Valentino Tavolazzi a Ferrara e Sandra Poppi a Modena, questa è l’ennesima espulsione. Senza dimenticare la Salsi a Bologna e Favia in regione Emilia Romagna, entrambi già nell’occhio del ciclone. Grillo espelle per raccomandata. Ed è tutta questione di postini e buche per le lettere: basta non farsi trovare a casa e si è ancora a bordo del carrozzone 5Stelle. Ancora per un po’. Almeno, per il tempo sufficiente prima che la raccomandata venga considerata consegnata. Comunque.
E tanto la raccomandata quanto il messaggio indiretto che questa prassi veicola sono chiari: caro deputato, per me hai smesso di contare qualcosa. Io ti ho permesso di arrivare dove sei e io ti revoco la fiducia. Come? Per raccomandata. Perché nemmeno perdo tempo ad ascoltare le tue ragioni. Farà tutto un comodo postino e i miei legali. Avanti un altro.
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