Scritto da Emilio Fabio Torsello
Pare che ieri tu abbia esordito così: “E’ chiaro che un ragazzo che prende dieci euro ad articolo non va a controllare le fonti dei suoi articoli: fa un articolo, lo sbaglia, fa un altrocontro-articolo, poi fa una smentita, fa tre articoli e porta acasa uno stipendio. E’ questa l’informazione”.
Come trovata comica, ammettiamolo, è esilarante. Bravo. Urla e applausi dalla platea festante. Ma se non si trattasse di una battuta, ecco, allora sarebbe il segno evidente che forse ti sfugge qualche tassello di realtà e della professione giornalistica. E – diciamocelo – se così fosse non ti farebbe nemmeno onore.
Già perché se un giornalista precario scrive un’inesattezza in un articolo – ti assicuro, caro Grillo – che al secondo pezzo non ci arriva, ma nemmeno al terzo e al quarto. Stop. Viene messo da parte senza tanti complimenti. E magari si becca anche una querela. Perché quando al caporedattore squilla il telefono a causa di un articolo sbagliato, sono dolori. E certo quel caporedattore non penserà mai di commissionare altri tre o quattro pezzi a chi ha scritto castronerie solo per fargli avere lo stipendio.
Il ragionamento è abbastanza logico, credo, ma a te – caro Grillo – non interessa, ti preme solo urlacciare dai tuoi palchi che tutto è merda, che tutto fa schifo. Ti interessa fare di tutta l’erba un fascio. I precari del giornalismo, infatti, non li incontri nemmeno. Perché non ti interessa. Questa è la verità. Eppure sono proprio loro i primi a dover stare attentissimi a che tutto fili liscio, alle fonti. Dato che a differenza dei colleghi con contratti a tempo indeterminato, un’inesattezza può costargli cara.
E adesso, votate Grillo, mi raccomando. Applaudite. Urlate. Sfogatevi.
Twitter@emilioftorsello
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